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Κι αν δεν μπορείς να κάμεις την ζωή σου όπως την θέλεις,
τούτο προσπάθησε τουλάχιστον όσο μπορείς:
Μη την εξευτελίζεις.

Παρασκευή 8 Ιουνίου 2012

Talking about Wine

vino veritas


La forza sconvolgente del vino penetra l’uomo
e nelle vene sparge e distribuisce l’ardore.
Tito Lucrezio Caro



IO... potessi scegliere mi trasformerei in vino e invecchiare
diventerebbe un pregio, il venir consumati una gioia!

Se in ogni tempo e in ogni luogo la civiltà è spesso cominciata con una vigna, è perche niente è più vivo del vino.
Il vino comprende, sogna, ricorda, progetta e si racconta...

Il vino... musa ispiratrice o l'amico grazie al quale si può più facilmente narrare il proprio stato d'animo?
Il vino eleva l'anima e i pensieri... ma anche le inquietudini?
Il vino... passione... erotismo... calore...
Il vino... un viaggio tra sapori... odori... colori...
Il vino... la poesia della terra...


Viaggiatori...
Scopritori...
Cacciatori di sapori...
prendete nota... attraversate la penisola italiana verso il nord est.
dedicate il giusto tempo,
a questa terra prima che i romani vi fondassero Aquileia (Αχιλλιεία),
dedicate il vostro tempo...ai vini...
di SUA MAESTÀ IL FRIULI VENEZIA GIULIA.


Il Friuli Venezia Giulia è la regione della convivenza tra le diversità: culturali, linguistiche, storiche e ambientali.
Una caratteristica che si riflette anche sul mondo del vino, dove le produzioni autoctone e quelle internazionali convivono in piena armonia e condividono un'unica, irrinunciabile esigenza , la qualità.
Citiamo quindi grandi vini bianchi : Pinot grigio, Sauvignon, Chardonnay...e quelli autoctoni Tocai friulano, Ribolla gialla, Malvasia, senza trascurare i rossi...pochi, ma titolati...Merlot, Refosco, Pignolo e Schiopettino che accuratamente affinati nel tempo in delle botti di rovere non hanno nulla a cui invidiare alle più blasonate produzioni del Chianti e delle Langhe.
La storia del vino si perde nella notte dei tempi. Il termine "vino" si fa risalire a diverse etimologie, tutte testimonianti provenienze lontane nel tempo e anche nello spazio. Suggestiva l’origine che lega il vino all’amore: la parola "vino" ha origine dal verbo sanscrito , vena, il cui significato è amare e da cui sarebbe derivato anche il latino Venus, il nome della dea Venere. Il verbo sanscrito, a sua volta, deriverebbe da un’antica radice indoeuropea wino, cui sarebbero legati anche i termini greci oinos e voinos. Dal latino vinum, anche attraverso rielaborazioni di lingue celtiche, hanno avuto origine diversi termini di altre lingue.
Altri studiosi legano il termine “vino” al sanscrito vi (attorcigliarsi), come frutto della pianta che si attorciglia; altri ancora lo fanno risalire alla radice ebraica iin, da cui sarebbero derivati il greco oinos e il latino vinum.
Storia e leggenda si intrecciano nella ricerca delle origini della vite.
La millenaria storia del vino è ancora di grande attualità nel nostro Paese, che è ormai il primo produttore al mondo: una storia che collega l’Italia attuale all’antichità quando il suo nome era Enotria, ossia la terra del vino.

The derivation of the ethnonym Oenotrian is the Greek οἶνος (oinos), "wine", as the Oenotrians ("tribe led by Oenotrus" or "people from the land of vines - Οἰνωτρία") inhabited a territory suitable for vineyards, the Οίνωτρία (Oenotria, Enotria).
Hesychius mentions the word οἴνωτρον (oinōtron), a kind of a vine stake. 



RAGGIO DI SOLE

Benvenuto raggio di sole, a questa terra di terra e sassi,

a questi laghi bianchi come la neve, sotto i tuoi passi,
a questo amore a questa distrazione, a questo carnevale
dove nessuno ti vuole bene, dove nessuno ti vuole male.
A questa musica che non ha orecchi, a questi libri senza parole
benvenuto raggio di sole, avrai matite per giocare
e un bicchiere per bere forte, e un bicchiere per bere piano
un sorriso per difenderti e un passaporto per andare via lontano
Benvenuto a questa finestra, a questo cielo sereno
a tutti i clackson della mattina, a questo mondo già troppo pieno
a questa strana ferrovia, unica al mondo per dove può andare
ti porta dove tira il vento, ti porta dove scegli di ritornare
A questa luna tranquilla, che si siede dolcemente
in mezzo al mare c'è qualche nuvola ma non fa niente
perché lontano passa una nave, tutte le luci sono accese
benvenuto figlio di nessuno, benvenuto in questo paese...

FRANCESCO DE GREGORI


L’origine della viticoltura in Friuli ha origini lontane: i vini friulani vantano infatti oltre duemila anni di storia documentata, dal 180 a.C. quando i Romani (è Tito Livio che lo narra, nella sua storia di Roma) stabilirono la prima colonia nell’agro aquileiese. Un secolo più tardi, nel 53 a.C., Giulio Cesare fondò Forum Julii (si chiamava così l’odierna Cividale, da cui il nome Friuli): furono i suoi legionari, trasformati in pacifici coloni, a dare impulso alla viticoltura nei pendii soleggiati dei Colli Orientali. Durante i secoli successivi, la viticoltura si espanse notevolmente su tutte le colline del cividalese ma, come ogni altra attività economica, nel Medioevo attraversò periodi difficili, per lo più legati alle tormentate vicende politiche di queste terre di perenne frontiera. Ma anche da quei “secoli bui” giungono documenti che dimostrano l’importanza e la presenza del vino: nel “Pactum donationis” del 762 (periodo della dominazione longobarda) è documentato l’impegno dei “liberi coltivatori” a dare ogni anno cento anfore di vino al monastero femminile di Salt di Povoletto. Alla fine del Medioevo, il vino friulano (non più in anfore, ma in botti di legno) veniva trasportato nei paesi del nord Europa.

Nei primi secoli del secondo millennio, per ridare impulso all’agricoltura debilitata dalle invasioni barbariche, i Patriarchi di Aquileia coinvolsero i monaci benedettini. Tra i numerosi monasteri di quel periodo, l’abbazia di Rosazzo assunse un ruolo trainante, e le colture specializzate...vite e olivo prime tra tutte....ritrovarono la loro importanza nell’economia del territorio. Dopo i Romani, i Longobardi e lo Stato Patriarcale, il Friuli Orientale passò sotto il dominio della Serenissima Repubblica che utilizzava il vino friulano sia per i commerci che per il proprio bisogno.


"Quando il vino non è solo una bevanda"....... 
Il vino può essere considerato un farmaco?
Le ricerche più recenti ne evidenziano l'azione anticancro ma già in passato illustri medici ne decantavano le virtù salutari.
Si sa da sempre, da Ippocrate a Plinio il Vecchio, da Paracelso a Pasteur... il succo rosso donato da Dioniso agli uomini ha qualità corroboranti, benefiche, ricostituenti e l’aggiunta al vino di particolari erbe e spezie crea veri e propri vini medicinali.
La saggezza popolare sa che sin dai tempi più remoti il vino è eccellente per la salute... d’altronde è utilizzato anche a scopi medicamentosi da almeno ottomila anni. 
Secondo Ippocrate il vino è la sola bevanda degna di questo nome, incomparabilmente superiore all’acqua, che giudica poco digeribile... “L’acqua è fredda e umida, il vino caldo e secco”... sentenzia nel De regime.
E’ quindi necessario ricordare che il vino non è un concentrato di alcool, ma una soluzione idroalcolica di più di 6000 micro e macro elementi chimici, ottenuto per fermentazione alcolica totale e parziale di uva o mosto d’uva.
L’insieme di questi elementi rappresenta un fattore di protezione con rarissime controindicazioni mediche.

Non è neanche corretto considerarlo una semplice bevanda, ma potrebbe ad esempio essere valutato anche come un farmaco per le proprietà di prevenzione e terapia che possiede.
Ci racconta Omero che i Greci bevevano vino, simbolo di indiscusso prestigio sociale, a colazione, a pranzo e a cena. Tre erano infatti i pasti nell’arco della giornata: l’ariston, il deiphon e il dorpon. Le viti non si coltivavano però a pergola, ma erano lasciate scorrere sul suolo evitando, con rami e stuoie, il contatto diretto delle ciocche con il terreno. 
Sempre secondo Omero era a metà settembre che gli uomini e le donne greche si dedicavano alla vendemmia; e dopo aver riempito di uva le conche di legno d’acacia o in muratura, procedevano alla pigiatura. La fermentazione avveniva in grandi vasi di terracotta cosparsi all’esterno di resina e pece e profondamente interrati, per limitare i danni provocati dalla traspirazione. La filtrazione ed il travaso seguivano dopo sei mesi ed il vino era versato in anfore di terracotta o in otri. 
Secondo Esiodo, invece, la vendemmia avveniva all’inizio di ottobre e l’uva, prima di essere pigiata, veniva esposta al sole per aumentarne la componente zuccherina e diminuirne l’umidità.
  

LA POESIA del vino.....
La poesia antica di tutto il Mediterraneo, cantando le gesta di eroi e condottieri, ha spesso citato il vino. L’Iliade di Omero lo ricorda, oltre che nei giuramenti, in occasione di banchetti, riti funebri e naturalmente durante le cerimonie religiose: famoso è il passo dedicato ai funerali di Patroclo. L’epiteto “ricco di grappoli” accompagnava la descrizione di parecchie regioni. Ed una vigna, con sostegno “morto”, compare nella descrizione dello scudo di Achille forgiato da Efesto, secondo quello che ci racconta di nuovo Omero. Ma potremo citare anche esempi latini, a dimostrazione di come la coltura della vite era diffusa in tutto il Mediterraneo da tempo immemorabile e che certi passi rimangono a distanza di millenni didascalie perfette di immagini e foto che appartengono invece al nostro secolo. Un esempio lo si ha nelle stanze del “Museo della Vite e del Vino” a Carmignano, dove proprio a mo’ di didascalie si susseguono lungo le pareti citazioni di Esiodo e di Catone, di Marone e di Tibullo, di Gilgamesh, e di Leonardo da Vinci.

Furono i Greci a portare la coltivazione della vite nella nostra penisola. La viticoltura in Italia appare infatti verso il 730-720 a.C. nelle colonie della Magna Grecia: nel bacino dell’Egeo non c’era più alcuna terra libera e parecchi Greci migrarono verso le coste del Mar Nero fino alla Crimea, ma anche verso la Sicilia e l’Italia meridionale, che erano scarsamente popolate. E’ da lì che la coltivazione della vite si estenderà all’Italia centrale. Mentre pare proprio che fu un etrusco ad esportare la viticoltura per primo in Gallia (e quindi in Francia). Nell’Italia settentrionale i tralci delle viti, a differenza della tradizione greca, erano però sorretti da alberi e non da “sostegni morti”: tipici inoltre per la potature lunga. Fino all’VII secolo a.C. vino ed olio deposti nelle principesche tombe del Lazio e dell’Etruria, provenivano da zone di oltremare: dall’Attica, dall’Eubea, da Corinto e dalla Fenicia. Nel 650 a.C., con la produzione di anfore etrusche da trasporto, vino ed olio divengono invece beni di largo consumo e di commercio. Romolo nel periodo dei re (con Roma che era di fatto colonia dell’etrusca Veio ed etruschi erano i suoi monarchi) dà esempio di moderazione rifiutandosi, durante una cerimonia, di bere più di una coppa di vino: significa che quel bene era ancora scarso e prezioso. E così era anche ai tempi della civiltà micenea in Grecia: il vino veniva considerato un bene di lusso e in alcune tavolette compare per lo più tra gli elenchi di offerte alla divinità o tra i donativi di scambi diplomatici. Numa Pompilio, re di Roma, vieterà invece alle donne di bere durante le libagioni funebri. 
E’ il segno che il nettare di Bacco era già prodotto in maggiore quantità e berlo era oramai un uso diffuso anche tra le donne. Nel V secolo arriverà poi la prima legge sul vino, con il divieto di lasciare le viti “non tagliate” (non potate) e disposizioni ancora più aspre per le donne.
 
Bere vino per i Greci era anche un rito collettivo, sensibili come erano alla dimensione comunitaria del vivere. L’occasione per farlo era il simposio, organizzato di solito per un matrimonio, per una festa familiare o per una ricorrenza religiosa. Gli invitati, almeno fino al IV secolo, dovevano essere rigorosamente tra tre e nove, che era poi il numero delle Grazie e delle Muse:...assente la donna (almeno fino al periodo ellenistico). Il padrone di casa assegnava i posti agli invitati a seconda dell’importanza ... la disposizione doveva essere tale in modo che tutti potessero vedersi e parlarsi –....mentre del servizio si occupavano alcuni giovani che miscelavano il vino con l’acqua, lo attingevano e lo versavano. Consumato il pasto, come ci racconta anche Platone (che al simposio ha dedicato uno dei suoi dialoghi), una coppa di vino non annacquato veniva passata in cerchio perché ogni commensale potesse berne un sorso e brindare. 

Scrive il filosofo nel Convito...… 
"Socrate si sedette e quando ebbe finito di mangiare insieme ad altri fece libagioni. Poi cantarono tutti in onore del dio, compirono gli altri riti e si misero a bere”. 
A questo “brindisi” ne seguivano altri, secondo un rituale che prevedeva il lavaggio delle mani e l’utilizzo di profumi e corone di fiori sul capo, di mirto o di edera (pianta sacra a Dioniso, con cui si adornavano anche le coppe). Del vino, versato fuori dalle coppe, era offerto anche a Zeus Olimpio, agli “spiriti degli eroi” e a Zeus Salvatore. 

Bere significava circondarsi di un’atmosfera magica 
il vino era esso stesso divinità.






Eno-vagando... per questa regione, non si apprezzano soltanto aromi e profumi, più o meno inebrianti, piacevoli, ma si raccolgono anche grappoli di informazione interessanti.
Questo piccolo terittorio chiamato Friuli Venezia Giulia, che rappresenta l'estrema propaggine del nord-est d'Italia, è fatto di genti e culture composite, può essere considerato un piccolo compendio d'Europa, anche se Ippolito Nievo lo considerò un compendio dell'Universo...
Il territorio compreso tra le Alpi carniche, le Prealpi Giulie, il mare Adriatico... il Golfo di Trieste, la laguna di Marano e di Grado che si estende all'Isonzo e al Timavo... è un territorio in cui dominarono i Patriarchi di Aquileia per circa 700 anni, i conti di Gorizia, la Serenissima Repubblica Veneta e la dinastia degli Asburgo.
La posizione della Regione ha avuto quindi... molta rilevanza nella sua storia economico-civile. Il territorio Friulano, si distingue per le sua varietà di ricchezze paesaggistiche, geografiche... da cui ne derivano... una molteplicità di prodotti enogastronomici... il gusto miei cari lettori... non è solo quello dei "sensi"che ha sicuramente la parte più importante a TAVOLA, ma va inteso anche come capacità di percepire la bellezza di un'opera dell'uomo e della natura.
Già un'infinità di prodotti e di vini... tutto questo è frutto di secoli di contaminazioni enogastronomiche... di necessità nutrizionali... o della semplice fantasia... in questo territorio... l'abbinamento tra cibo e vino... può sembrare... vediamo... Ah! yes, come usare le note di un pianoforte che combinate insieme e in migliaia di modi differenti danno origine... all'armonia del gusto.
Non mi resta che invitarvi...
a quel grande vigneto...
che è il... FRIULI VENEZIA GIULIA.

2 σχόλια:

  1. Αγαπώ και παράγω το κρασί και σαν γνώστης, δηλώνω
    ότι η δημοσίευσή σου αυτή Βάνια είναι σκανδαλιστικά νόστιμη και χυμώδης...

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