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...LE 3 P: PIER PAOLO PASOLINI...
...LE 3 S: SCOMODO, SCANDALOSO, SOVVERSIVO...
E' difficile dire con parole di figlio
Pier Paolo Pasolini, nasce a Bologna il 5 marzo nel 1922 l’anno in cui Mussolini va al potere. Il padre, Carlo Alberto Pasolini è ufficiale di fanteria, di antica famiglia ravennate, la madre, Susanna Colussi, è maestra elementare, di famiglia contadina originaria di Casarsa della Delizia (Friuli Venezia Giulia).
Durante l’infanzia e l’adolescenza, a causa dei continui trasferimenti del padre (ufficiale di carriera), si sposta prima a Parma, quindi a Belluno, Conegliano, Cremona e Reggio Emilia... fondamentali rimangono i soggiorni estivi a Casarsa, "…vecchio borgo… grigio e immerso nella più sorda penombra di pioggia, popolato a stento da antiquate figure di contadini e intronato dal suono senza tempo della campana" l’incontaminato, primitivo puro mondo campestre a cui sarà strettamente legato il suo esordio letterario e a cui emotivamente lo scrittore rimarrà legato per tutta la vita.
Dopo il liceo 1939, si iscrive alla Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna dove vive... e come scrive lo stesso Pasolini sono gli anni dell'Ermetismo... "Amo la vita così ferocemente, così disperatamente, che non me ne può venire bene: dico i dati fisici della vita, il sole, l’erba, la giovinezza:… e io divoro, divoro, divoro… Come andrà a finire, non lo so".
In questo periodo... gli anni della guerra... della Seconda Guerra Mondiale, Pasolini studente laureando a Bologna... si recava sempre più di frequente a Casarsa, luogo di origine della madre, e dove lui soggiornava spesso e per lunghi periodi, e dove aveva molti amici. Nei primi mesi del 1943 la cerchia degli amici si ampliò, con l'arrivo a Casarsa di una violinista slovena, Pina Kalc, rifugiatasi in casa di parenti a seguito delle vicende belliche. E, mentre gli accadimenti di quella terribile guerra disperderanno gli altri amici, Pina, rimasta sola, si dedicherà al tentativo di instaurare con Pier Paolo un'amicizia esclusiva.
Di lei, Pasolini scriverà...
"La conobbi nel febbraio del '43 subito dopo mi divenne necessaria per il suo violino, mi suonò dapprima il moto perpetuo di Janácek che divenne quasi motivo del nostro incontro, e si ripeté in molte occasioni... la ricordo perfettamente nell'atto di suonarlo, con la gonna blu e la camicetta bianca... ma presto comincio a farmi udire Bach... erano le sei sonate per violino solista, su cui emergevano, ad altezze disperate, la Ciaccona... il Preludio della III, il Siciliano della I. Le centinaia di sere che abbiamo trascorso insieme, dal '43 all'estate del '45 quando, finita la guerra ripartì per la Jugoslavia, mi danno la solita disperazione dell'inesprimibile, del troppo unico; resta tuttavia la musica qualcosa di solido, di avvenuto senza equivoco... il che riassume tutta la nostra tempestosa amicizia nei momenti di calma, ad assenza delle incursioni aeree con allarmi che si ripetevano di giorno e di notte. Pina andava ogni giorno in casa Pasolini e dava lezioni di violino a Pier Paolo... dopo le lezioni eseguivano insieme qualche duetto con visibile emozione. Infine Pina suonava da sola Bach.
All’inizio del 1945 si costituisce a Versuta l’ Academiuta di lenga furlana, (Accademia della lingua friulana)... (dovete sapere che il Friulano... è una lingua a tutti gli effetti non un dialetto... una lingua molto complessa chiamata "madrilenghe"... cioè lingua madre di origine neolatina... patrimonio culturale che già nel passato era stato considerato dallo stesso Dante Alighieri nel "De vulgari eloquentia")... una sorta di circolo culturale il cui scopo era la valorizzazione della lingua e della cultura friulana. Di essa facevano parte, oltre a Pasolini, il pittore Rico di Rocco, il cugino Nico Naldini, Cesare Bortotto, Renato Castellani, la Kalc stessa, e un nutrito gruppo di ragazzi, uditori delle lezioni che Pasolini teneva nella scuola improvvisata fra le mura domestiche. Essi si riunivano nella stanza di una casa, la domenica pomeriggio; i membri dell’ Academiuta leggevano i propri scritti, e ...come ricorda Nico Naldini... durante una di tali riunioni, Pasolini lesse uno studio sulle “sei sonate” per violino di J.S.Bach, pezzi che spesso Pina eseguiva nel corso di quelle “domeniche dolcissime”. Con certezza Naldini fa riferimento al saggio in questione. Pasolini non era particolarmente esperto di teoria musicale. Inutile aspettarsi dal suo scritto un’analisi approfondita in questo senso. Inoltre, a tratti, carica la musica e la figura di Bach di tinte romantiche (così come fortemente romantica appare in questo frangente la sua prosa) che, come afferma Roberto Calabretto, “fanno sorridere la nostra sensibilità ormai abituata a un rigore filologico ed interpretativo che evita questo modo di avvicinarsi alla musica di Bach”. Ma questa mancanza di attenzione filologica, questa “destorificazione” che in pratica il poeta di Casarsa compie nei confronti della musica bachiana, non gli impediscono di avvicinarsi ad essa con grazia e sensibilità inimitabili, integrando con pensieri e idee più compiute e risolte le considerazioni che su di essa aveva già espresso, e rendendo più poetico e immaginifico il suo approccio alla musica. La Kalc stessa si rende perfettamente conto di ciò, e di quanto profonda fosse l’immagine che scaturiva dalle parole espresse dalla penna di Pier Paolo...
"Prima il silenzio, poi il suono, o la parola. Ma un suono e una parola che siano gli unici, che ci portino subito nel cuore del discorso. Discorso, dico. Se c’è un rapporto tra musica e poesia questo è nell’analogia, del resto umana, di tramutare il silenzio in discorso".
Dall’ascetismo di Accattone alla fisicità opulenta e decadente di Salò, il cinema di Pasolini sembra compiere un percorso inverso a quello che Vittore Branca individua nel Decameron, dove, nella distanza che va dalle gesta libertine di Ser Ciappelletto alla tragica santità di Griselda, lo studioso riconosce, in controtendenza con parte della critica, una visione del mondo e una poetica di Boccaccio ancora in parte legate all’ascetismo medievale.
La prima fase del cinema pasoliniano (il ciclo “nazional-popolare”) si presenta come uno studio dell’èpos degli umili, degli emarginati, incentrandosi su una rappresentazione delle borgate sottoproletarie che Pasolini, con spirito agiografico laico e gramsciano, tende a “sacralizzare”, giovandosi anche dell’apporto della musica “sublime” di Bach. Questo periodo si apre con la “Passione” di Accattone e si chiude con quella del Vangelo secondo Matteo. Molti sono i temi e i motivi che legano le due opere e i loro protagonisti... un isomorfismo reso ancora più evidente dal comune utilizzo di alcune pagine bachiane... e in particolar modo dal Coro finale della Matthäus Passion (ascoltare).
Nell’universo cinematografico (e poetico tout court) pasoliniano, la componente musicale è un dato tutt’altro che trascurabile. Pasolini dà grande importanza alla musica, come si può capire anche dalla lettura delle sue sceneggiature, che presentano diverse indicazioni "musicali" nelle didascalie... il film nasce, già in fase di scrittura, con un’idea musicale di fondo... alla musica da film, inoltre, egli dedica un breve ma significativo scritto, una sorta di dichiarazione poetica... un piccolo vademecum della musica cinematografica.
Ma è in primo luogo dalla visione dei suoi film che ci si rende conto della grande ricchezza di spunti musicali presenti, e dell’importanza che Pasolini attribuisce al commento musicale. Egli, utilizzando in gran parte musica preesistente, di repertorio, fa riferimento a tradizioni diverse e variegate, senza alcun tipo di pregiudizio estetico o culturale... si rivolge così ai repertori di musica popolare (anche extra-europea) come a quelli di musica colta, passando per la canzonetta e brevi incursioni nell’universo populare.
La presenza di brani del repertorio bachiano è uno degli elementi peculiari (oltre che di "rottura" linguistica) della prima fase del cinema pasoliniano.
Una tale scelta musicale risponde a un preciso gusto estetico dell’autore... quella di Bach è la musica prediletta da Pasolini, che aveva imparato a conoscerla e amarla dai tempi della sua formazione giovanile...
Pier Paolo scrive queste righe di suffragio quando, il 21 giugno 1945, la salma di Guido giunge a Casarsa, dove viene tumulata nel cimitero comunale. Susanna è distrutta dal dolore e quest’esperienza di profonda sofferenza la avvicina maggiormente a Pier Paolo. Nel frattempo giunge a Casarsa anche Carlo Alberto (il padre), dopo la prigionia in Kenia: la sua presenza incrementa ulteriormente la tensione familiare.
...LE 3 P: PIER PAOLO PASOLINI...
...LE 3 S: SCOMODO, SCANDALOSO, SOVVERSIVO...
SUPPLICA A MIA MADRE
E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco
assomiglio
Tu sei la sola al mondo che sa,
del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima
d'ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch'è
orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce
la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è
dannata
alla solitudine la vita che mi
hai data.
E non voglio esser solo. Ho
un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi
senza anima.
Perché l'anima è in te, sei tu,
ma tu
sei mia madre e il tuo amore è
la mia schiavitù:
ho passato l'infanzia schiavo di
questo senso
alto, irrimediabile, di un
impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma:
ora è finita
Sopravviviamo: ed è la confusione
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla
ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico:
non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un
futuro aprile...
P.P.P.
P.P.P.
PASOLINI RIFERENDOSI ALLA MADRE..
"Mi raccontava storie, favole, me le leggeva. Mia madre era come Socrate per me... (anche per me... la mia). Aveva una visione del mondo certamente idealistica e idealizzata. Lei credeva veramente nell'eroismo, nella carità, nella pietà, nella generosità. Io ho assorbito tutto questo in maniera quasi patologica"... e così si ritrovano... intatti gli insegnamenti di vita di Pasolini: il rifiuto del compromesso... l'amore per le grandi virtù... il coraggio di essere coerenti... di essere se stessi... anche se diversi dal prototipo sociale. Questo suo coraggio... questa coerenza, Pasolini li ha pagati con la vita...
Iniziamo così... con il suo grande amore per la madre... questo viaggio... di lettere... in lettere... che ci porterà a scoprire... capire... raccontare... e forse amare... una delle "voci"... più significative del '900... l'uomo Pasolini solamente l'uomo... tra amicizie... passioni... amori...
Per essere poeti, bisogna avere molto tempo ...P.P.P. |
Pier Paolo Pasolini, nasce a Bologna il 5 marzo nel 1922 l’anno in cui Mussolini va al potere. Il padre, Carlo Alberto Pasolini è ufficiale di fanteria, di antica famiglia ravennate, la madre, Susanna Colussi, è maestra elementare, di famiglia contadina originaria di Casarsa della Delizia (Friuli Venezia Giulia).
Durante l’infanzia e l’adolescenza, a causa dei continui trasferimenti del padre (ufficiale di carriera), si sposta prima a Parma, quindi a Belluno, Conegliano, Cremona e Reggio Emilia... fondamentali rimangono i soggiorni estivi a Casarsa, "…vecchio borgo… grigio e immerso nella più sorda penombra di pioggia, popolato a stento da antiquate figure di contadini e intronato dal suono senza tempo della campana" l’incontaminato, primitivo puro mondo campestre a cui sarà strettamente legato il suo esordio letterario e a cui emotivamente lo scrittore rimarrà legato per tutta la vita.
Dopo il liceo 1939, si iscrive alla Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna dove vive... e come scrive lo stesso Pasolini sono gli anni dell'Ermetismo... "Amo la vita così ferocemente, così disperatamente, che non me ne può venire bene: dico i dati fisici della vita, il sole, l’erba, la giovinezza:… e io divoro, divoro, divoro… Come andrà a finire, non lo so".
In questo periodo... gli anni della guerra... della Seconda Guerra Mondiale, Pasolini studente laureando a Bologna... si recava sempre più di frequente a Casarsa, luogo di origine della madre, e dove lui soggiornava spesso e per lunghi periodi, e dove aveva molti amici. Nei primi mesi del 1943 la cerchia degli amici si ampliò, con l'arrivo a Casarsa di una violinista slovena, Pina Kalc, rifugiatasi in casa di parenti a seguito delle vicende belliche. E, mentre gli accadimenti di quella terribile guerra disperderanno gli altri amici, Pina, rimasta sola, si dedicherà al tentativo di instaurare con Pier Paolo un'amicizia esclusiva.
Di lei, Pasolini scriverà...
Pina Kalc |
"La conobbi nel febbraio del '43 subito dopo mi divenne necessaria per il suo violino, mi suonò dapprima il moto perpetuo di Janácek che divenne quasi motivo del nostro incontro, e si ripeté in molte occasioni... la ricordo perfettamente nell'atto di suonarlo, con la gonna blu e la camicetta bianca... ma presto comincio a farmi udire Bach... erano le sei sonate per violino solista, su cui emergevano, ad altezze disperate, la Ciaccona... il Preludio della III, il Siciliano della I. Le centinaia di sere che abbiamo trascorso insieme, dal '43 all'estate del '45 quando, finita la guerra ripartì per la Jugoslavia, mi danno la solita disperazione dell'inesprimibile, del troppo unico; resta tuttavia la musica qualcosa di solido, di avvenuto senza equivoco... il che riassume tutta la nostra tempestosa amicizia nei momenti di calma, ad assenza delle incursioni aeree con allarmi che si ripetevano di giorno e di notte. Pina andava ogni giorno in casa Pasolini e dava lezioni di violino a Pier Paolo... dopo le lezioni eseguivano insieme qualche duetto con visibile emozione. Infine Pina suonava da sola Bach.
Era soprattutto il Siciliano che mi interessava", narra Pasolini, "perché gli avevo dato un contenuto, e ogni volta che lo riudivo mi metteva con la sua tenerezza e il suo strazio, davanti a quel contenuto: una lotta cantata impassibilmente tra la Carne e il Cielo, tra alcune note basse, velate, calde, e alcune note stridule, terse astratte. Come parteggiavo per la Carne! Come mi sentivo rubare il cuore per quelle sei note, che per un’ingenua sovrapposizione di immagini, immaginavo cantate da un giovanetto siciliano dal petto bronzeo e ardente. E come invece sentivo di rifiutarmi alle note celesti!"...
Pier Paolo Pasolini e Johann Sebastian Bach come vite parallele? Il paragone non sembri azzardato. Pur nei percorsi naturalmente diversi dei due artisti, non solo per quanto riguarda le aspirazioni sociali, le idee politiche diremmo oggi, le frequentazioni o quant’altro, la vita di Pasolini e Bach si è incontrata su punti fondamentali della passione e realizzazione artistica.
"Bach è l’autore che amo di più"... scriveva Pasolini a proposito della scelta delle musiche per il suo primo film... un po’ per motivi irrazionali (quando pensavo di fare un film, pensavo sempre di commentarlo con musiche di Bach), un po’ perché per me la musica di Bach è la musica in sé, la musica in assoluto.
"Bach è l’autore che amo di più"... scriveva Pasolini a proposito della scelta delle musiche per il suo primo film... un po’ per motivi irrazionali (quando pensavo di fare un film, pensavo sempre di commentarlo con musiche di Bach), un po’ perché per me la musica di Bach è la musica in sé, la musica in assoluto.
Le musiche di Bach accompagnano le scene di alcuni film di Pier Paolo Pasolini, oltre a essere, per sua stessa dichiarazione, tra quelle da lui più amate ...in particolare, quelle della Passione secondo Matteo... (nella Passione secondo Matteo... piuttosto che ripercorrere il calvario di Cristo... Bach preferì evocarne e meditarne la morte... l'opera è senza dubbio la più vasta che Bach abbia scritto... sia per le dimensioni davvero maestose della partitura, sia per il ricco complesso vocale e strumentale previsto... la caratteristica che contraddistingue la Passione secondo Matteo è l'impiego di un doppio coro) ...sono state utilizzate sia nella prima opera cinematografica di Pasolini, Accattone, sia nel Vangelo secondo Matteo.
Nel 1944, Pasolini scriverà uno Studio sulle sonate di Bach con molti paragoni letterari, quasi una ricerca di equivalenti, come, per esempio, alcuni passaggi musicali di una sonata e alcuni versi poetici...
Accattone. Music theme by J. S. Bach
Lo scrittore poco più che ventenne scrive il saggio incompiuto Studio sullo stile di Bach, analisi delle Sonate e Partite per violino solo nelle quali individua un antagonismo di forze antitetiche... il contrasto tra carne e spiritualità, qualcosa che sente forte anche in sé... peraltro nel momento in cui sta prendendo consapevolezza della propria omosessualità... Bach combatte il senso di morte che grava su Pasolini...
...scrive Pasolini ...a proposito del "Siciliano"...
"Nel Siciliano abbiamo
la musica eccezionale di Bach, che è forse più grande. Vi è un canto drammatico,
tutto imprevisto, con aperture improvvise, secco, stagnante, crudo, con
inopinati ritorni e pentimenti; e nostalgie; e richiami; e pause; e sfoghi; una
drammaticità quasi psicologica, che non risolve mai nulla, e ricade nel vizio
che voleva superare, drammaticamente e quasi fatalmente, come nella vita. La
linea è spezzata, anzi frantumata; e tutto questo è richiesto dal dibattito
delle due voci, dei due sentimenti. La fine è ad ogni accordo, e l’inizio è
nella nota seguente; tutto sempre nuovo, cioè imprevisto, come nel dramma.
L’udito è sospeso, e il cuore interrotto. La dolcezza carnale del canto amoroso
non finisce di dilettare accoratamente, che subito, come a un volgersi di capo,
odi, quasi non fosse mai cessato, quell’acerbo canto liturgico, che tuttavia
serba, nell’astratta soavità della preghiera, qualcosa della soavità amorosa
appena smorta sopra le labbra". "Il Siciliano quindi, rappresenta una possibilità di Bach ad essere
diverso da quello che è stato; il suo unico rischio di crisi, come
dicevo.
C’è nel Siciliano una voce caldissima: che si conclude, si corona in una voce altrettanto gelida...
I rapporti tra musica e poesia non sono di un’ equivoca musicalità, e nemmeno rapporti tra note e sillabe; ma, e mai, rapporti tra ritmo e sintassi, se proprio vogliamo salvare una somiglianza esterna... Un genio? sicuramente... ma anche un'anima sensibile...
C’è nel Siciliano una voce caldissima: che si conclude, si corona in una voce altrettanto gelida...
I rapporti tra musica e poesia non sono di un’ equivoca musicalità, e nemmeno rapporti tra note e sillabe; ma, e mai, rapporti tra ritmo e sintassi, se proprio vogliamo salvare una somiglianza esterna... Un genio? sicuramente... ma anche un'anima sensibile...
All’inizio del 1945 si costituisce a Versuta l’ Academiuta di lenga furlana, (Accademia della lingua friulana)... (dovete sapere che il Friulano... è una lingua a tutti gli effetti non un dialetto... una lingua molto complessa chiamata "madrilenghe"... cioè lingua madre di origine neolatina... patrimonio culturale che già nel passato era stato considerato dallo stesso Dante Alighieri nel "De vulgari eloquentia")... una sorta di circolo culturale il cui scopo era la valorizzazione della lingua e della cultura friulana. Di essa facevano parte, oltre a Pasolini, il pittore Rico di Rocco, il cugino Nico Naldini, Cesare Bortotto, Renato Castellani, la Kalc stessa, e un nutrito gruppo di ragazzi, uditori delle lezioni che Pasolini teneva nella scuola improvvisata fra le mura domestiche. Essi si riunivano nella stanza di una casa, la domenica pomeriggio; i membri dell’ Academiuta leggevano i propri scritti, e ...come ricorda Nico Naldini... durante una di tali riunioni, Pasolini lesse uno studio sulle “sei sonate” per violino di J.S.Bach, pezzi che spesso Pina eseguiva nel corso di quelle “domeniche dolcissime”. Con certezza Naldini fa riferimento al saggio in questione. Pasolini non era particolarmente esperto di teoria musicale. Inutile aspettarsi dal suo scritto un’analisi approfondita in questo senso. Inoltre, a tratti, carica la musica e la figura di Bach di tinte romantiche (così come fortemente romantica appare in questo frangente la sua prosa) che, come afferma Roberto Calabretto, “fanno sorridere la nostra sensibilità ormai abituata a un rigore filologico ed interpretativo che evita questo modo di avvicinarsi alla musica di Bach”. Ma questa mancanza di attenzione filologica, questa “destorificazione” che in pratica il poeta di Casarsa compie nei confronti della musica bachiana, non gli impediscono di avvicinarsi ad essa con grazia e sensibilità inimitabili, integrando con pensieri e idee più compiute e risolte le considerazioni che su di essa aveva già espresso, e rendendo più poetico e immaginifico il suo approccio alla musica. La Kalc stessa si rende perfettamente conto di ciò, e di quanto profonda fosse l’immagine che scaturiva dalle parole espresse dalla penna di Pier Paolo...
"Prima il silenzio, poi il suono, o la parola. Ma un suono e una parola che siano gli unici, che ci portino subito nel cuore del discorso. Discorso, dico. Se c’è un rapporto tra musica e poesia questo è nell’analogia, del resto umana, di tramutare il silenzio in discorso".
Dall’ascetismo di Accattone alla fisicità opulenta e decadente di Salò, il cinema di Pasolini sembra compiere un percorso inverso a quello che Vittore Branca individua nel Decameron, dove, nella distanza che va dalle gesta libertine di Ser Ciappelletto alla tragica santità di Griselda, lo studioso riconosce, in controtendenza con parte della critica, una visione del mondo e una poetica di Boccaccio ancora in parte legate all’ascetismo medievale.
La prima fase del cinema pasoliniano (il ciclo “nazional-popolare”) si presenta come uno studio dell’èpos degli umili, degli emarginati, incentrandosi su una rappresentazione delle borgate sottoproletarie che Pasolini, con spirito agiografico laico e gramsciano, tende a “sacralizzare”, giovandosi anche dell’apporto della musica “sublime” di Bach. Questo periodo si apre con la “Passione” di Accattone e si chiude con quella del Vangelo secondo Matteo. Molti sono i temi e i motivi che legano le due opere e i loro protagonisti... un isomorfismo reso ancora più evidente dal comune utilizzo di alcune pagine bachiane... e in particolar modo dal Coro finale della Matthäus Passion (ascoltare).
Nell’universo cinematografico (e poetico tout court) pasoliniano, la componente musicale è un dato tutt’altro che trascurabile. Pasolini dà grande importanza alla musica, come si può capire anche dalla lettura delle sue sceneggiature, che presentano diverse indicazioni "musicali" nelle didascalie... il film nasce, già in fase di scrittura, con un’idea musicale di fondo... alla musica da film, inoltre, egli dedica un breve ma significativo scritto, una sorta di dichiarazione poetica... un piccolo vademecum della musica cinematografica.
Ma è in primo luogo dalla visione dei suoi film che ci si rende conto della grande ricchezza di spunti musicali presenti, e dell’importanza che Pasolini attribuisce al commento musicale. Egli, utilizzando in gran parte musica preesistente, di repertorio, fa riferimento a tradizioni diverse e variegate, senza alcun tipo di pregiudizio estetico o culturale... si rivolge così ai repertori di musica popolare (anche extra-europea) come a quelli di musica colta, passando per la canzonetta e brevi incursioni nell’universo populare.
La presenza di brani del repertorio bachiano è uno degli elementi peculiari (oltre che di "rottura" linguistica) della prima fase del cinema pasoliniano.
Una tale scelta musicale risponde a un preciso gusto estetico dell’autore... quella di Bach è la musica prediletta da Pasolini, che aveva imparato a conoscerla e amarla dai tempi della sua formazione giovanile...
Ma torniamo al 1945... Nel 1945 Guido Alberto Pasolini (fratello amatissimo di Pier Paolo) diciannovenne, libero da impegni scolastici e temendo la chiamata da parte dell’esercito fascista, decide così di prendere la via della montagna e di unirsi ai partigiani. Susanna accoglie la notizia con forza e speranza, sapendo che la scelta di Guido è dettata da una grande determinazione e che la sua volontà non si sarebbe piegata di fronte a nessun impedimento. Guido parte da Casarsa, in treno, un mattino presto, e Pier Paolo lo accompagna alla stazione. I due fratelli acquistano un biglietto per Bologna per non destare il minimo sospetto negli agenti della polizia ferroviaria, Guido si dirige invece verso Spilimbergo, per poi giungere a Pielungo dove si unisce alla divisione Osoppo.
La complessa situazione politica porta allo scontro tra la brigata Osoppo-Friuli, azionista, e la brigata Garibaldi, comunista, per questioni di alleanze non condivise dai rispettivi comandanti; è in un clima di forte tensione che matura l’orribile episodio che va sotto il nome di strage di Porzûs, in cui quasi tutti gli osovani, che si battevano per un’Italia libera, vengono imprigionati e poi uccisi: tra loro c’è anche Guido. La morte del fratello getterà un’ombra sulla vita di Pier Paolo e sugli anni del dopoguerra in Friuli, accendendo in lui una più sentita motivazione politica.
La complessa situazione politica porta allo scontro tra la brigata Osoppo-Friuli, azionista, e la brigata Garibaldi, comunista, per questioni di alleanze non condivise dai rispettivi comandanti; è in un clima di forte tensione che matura l’orribile episodio che va sotto il nome di strage di Porzûs, in cui quasi tutti gli osovani, che si battevano per un’Italia libera, vengono imprigionati e poi uccisi: tra loro c’è anche Guido. La morte del fratello getterà un’ombra sulla vita di Pier Paolo e sugli anni del dopoguerra in Friuli, accendendo in lui una più sentita motivazione politica.
Quanto sia il dolore di mia madre, mio, e di tutti questi fratelli e madri e parenti non mi sento ora di esprimere. Certo è una realtà troppo grande, questa di saperli morti, per essere contenuta nei nostri cuori di uomini. Io per mio fratello posso dire che è stata la sorte del suo corpo entusiasta che l’ha ucciso e che egli non poteva sopravvivere al suo entusiasmo. Ora, gli ideali per cui è morto, il suo dolcissimo tricolore, se lo hanno rapito in un silenzio che non è ormai più nostro. E con lui tutti i suoi eroici compagni. E solo noi, loro parenti, possiamo piangerli pur non negando che ne siamo orgogliosi, pur restando convinti che senza il loro martirio non si sarebbe trovata la forza sufficiente a reagire contro la bassezza, e la crudeltà e l’egoismo, in nome di quegli ideali per cui essi sono morti. Ma noi alla società non chiediamo lacrime, chiediamo giustizia.....in cui quasi tutti gli osovani, (Osoppo FVG) che si battevano per un’Italia libera, vengono imprigionati e poi uccisi (P.P.P.)
Pier Paolo scrive queste righe di suffragio quando, il 21 giugno 1945, la salma di Guido giunge a Casarsa, dove viene tumulata nel cimitero comunale. Susanna è distrutta dal dolore e quest’esperienza di profonda sofferenza la avvicina maggiormente a Pier Paolo. Nel frattempo giunge a Casarsa anche Carlo Alberto (il padre), dopo la prigionia in Kenia: la sua presenza incrementa ulteriormente la tensione familiare.
NOVEMBRE 1945......la Liberazione dell’aprile 1945 pone fine ai momenti più difficili e precari determinati dall’eco intermittente della guerra. Pasolini può ritornare a Bologna e presentare a Carlo Calcaterra il lavoro conclusivo del suo cammino universitario: completa così gli studi universitari discutendo, il 26 novembre del 1945, una tesi di laurea dal titolo "Antologia della lirica pascoliana" (introduzione e commenti). Si stabilisce poi a Casarsa e trova lavoro, come professore di Lettere, in una scuola media del vicino borgo di Valvasone... in Friuli cerca di intessere la trama del suo futuro intellettuale... riflessioni... poesia... letture... alla ricerca di una strada certa da percorrere...
"Il vespro mi riportava nel Friuli, tra le care foglie, e l’odore della polenta che indovinavo nelle tinte smorte e accecanti dei tronchi, dei muri, mi fece pensare a mia madre con tenerezza insostenibile" P.P.P.
Il Friuli... per Pier Paolo Pasolini... è "terra-madre"... Casarsa quella terra di mezzo tra Udine e Pordenone...
L’esperienza didattica di Versutta si protrarrà per tutto il 1947 e sarà considerata da Pasolini come tra le più appassionanti vissute durante il periodo friulano... perché indirizzata ai figli dei contadini... rappresentanti di quella che Pasolini definì una "piccola comunità cristiana, giunta quasi miracolosamente dal Medioevo ai giorni nostri con verginità di lingua e inalterati valori evangelici di vita". Quello di Versutta fu un esperimento didattico destinato a lasciare un ricordo memorabile nei suoi allievi, visto l’interscambio continuo di esperienze culturali, di emozioni e di giudizi, che poneva quasi sullo stesso piano allievo e maestro. Ma i campi e le stradine del minuscolo borgo friulano, dove spesso il poeta si concedeva lunghe passeggiate o pedalate, furono teatro di altre "avventure" del giovane Pasolini... nel 1943 infatti fu lui... impegnato in quel periodo in alcuni esperimenti nella pittura a olio e nel disegno a china, a far riaffiorare, sfregando su suggerimento dell’amico pittore Rico De Rocco alcune cipolle sui muri della chiesetta di Sant’Antonio Abate... parte dei trecenteschi affreschi di scuola giottesca nascosti sotto un intonaco apparentemente anonimo.
Nel capoluogo invece, il Pasolini cultore d'arte si lasciò affascinare dalla storia della lapide conservata nella chiesa di Santa Croce, testimone di quel voto alla Madonna del 1529 che, ricordando lo scampato pericolo turco, gli ispirò il dramma teatrale "I Turcs tal Friul" (I Turchi nel Friuli), affresco senza tempo dell’anima e della società contadina, rappresentato per la prima volta postumo, nel 1976... se l'attività come insegnante... anche successiva agli anni dell'esperienza di Versutta... tributò a Pasolini la stima di molti suoi compaesani, l'impegno politico come segretario del locale partito comunista, unito alla sua risaputa e mai nascosta omosessualità... non piacquero ai casarsesi più conservatori... a destare i primi malumori furono alcuni manifesti di accesa rivendicazione politica affissi da Pasolini nel 1949 sui muri della loggia di San Giovanni, una frazione di Casarsa. «Noi poveri siamo come il bue, abbiamo una gran forza e ci portano con una cordicella al macello», si leggeva su questa specie di tazebao, scritti in friulano per essere compresi da tutti.
La partecipazione di Pasolini al grande sciopero dei braccianti contro il rifiuto dei proprietari di concedere una più equa distribuzione delle terre (da cui nascerà, nel 1962, il romanzo di sapore verista Il sogno di una cosa) fu la goccia che fece traboccare il vaso... L'insofferenza nei confronti di Pasolini si trasformò in aperta ostilità e un incontro al buio con tre ragazzini, che il poeta avrebbe consumato durante la sagra di Ramuscello, un paese non lontano da Casarsa, arrivò per caso all'orecchio di un paesano moralista, diventando il pretesto per un’accusa formale di corruzione di minorenni e atti osceni in luogo pubblico. La sentenza di assoluzione nel processo intentato a suo carico, e l'appello che i genitori degli alunni della scuola media di Valvasone, dove Pasolini era insegnante amato... apprezzato, rivolsero al Provveditore agli Studi perché non fosse allontanato dalla cattedra, arrivarono troppo tardi... Pasolini, travolto dallo scandalo, aveva già abbandonato per sempre Casarsa, nella notte del 28 gennaio 1950, per trasferirsi a Roma con la madre. Il rapporto del poeta con il Friuli si interrompe definitivamente... dal momento che Pasolini... ritornerà nella sua terra di origine solo sporadicamente e per brevi visite...
Ma torniamo al 1946... data molto importante per Pasolini... l'incontro con Zigaina...
Giuseppe Zigaina vive nel nord-est dell'Italia... Cervignano del Friuli... luogo dov' è nato e vive tuttora in una casa-studio circondata da prati verdissimi... a pochi chilometri dal mare Adriatico. A sud il cielo è illuminato dalla luce riflessa di una grande laguna, mentre a settentrione, nelle giornate terse d'inverno... s'intravedono le cime innevate delle Alpi. La Slovenia è appena oltre l'Isonzo... e l'Austria la si può raggiungere in mezz'ora di macchina... è in questa terra di confine che Zigaina, nella primavera del 1946 ha incontrato Pier Paolo Pasolini.
Pasolini era noto nell'ambiente culturale friulano per la sua straordinaria vivacità intellettuale... come d'altra parte Zigaina di due anni più giovane di lui, che all'epoca si stava già rivelando come uno dei più interessanti pittori italiani...
"Il vespro mi riportava nel Friuli, tra le care foglie, e l’odore della polenta che indovinavo nelle tinte smorte e accecanti dei tronchi, dei muri, mi fece pensare a mia madre con tenerezza insostenibile" P.P.P.
Il Friuli... per Pier Paolo Pasolini... è "terra-madre"... Casarsa quella terra di mezzo tra Udine e Pordenone...
L’esperienza didattica di Versutta si protrarrà per tutto il 1947 e sarà considerata da Pasolini come tra le più appassionanti vissute durante il periodo friulano... perché indirizzata ai figli dei contadini... rappresentanti di quella che Pasolini definì una "piccola comunità cristiana, giunta quasi miracolosamente dal Medioevo ai giorni nostri con verginità di lingua e inalterati valori evangelici di vita". Quello di Versutta fu un esperimento didattico destinato a lasciare un ricordo memorabile nei suoi allievi, visto l’interscambio continuo di esperienze culturali, di emozioni e di giudizi, che poneva quasi sullo stesso piano allievo e maestro. Ma i campi e le stradine del minuscolo borgo friulano, dove spesso il poeta si concedeva lunghe passeggiate o pedalate, furono teatro di altre "avventure" del giovane Pasolini... nel 1943 infatti fu lui... impegnato in quel periodo in alcuni esperimenti nella pittura a olio e nel disegno a china, a far riaffiorare, sfregando su suggerimento dell’amico pittore Rico De Rocco alcune cipolle sui muri della chiesetta di Sant’Antonio Abate... parte dei trecenteschi affreschi di scuola giottesca nascosti sotto un intonaco apparentemente anonimo.
Nel capoluogo invece, il Pasolini cultore d'arte si lasciò affascinare dalla storia della lapide conservata nella chiesa di Santa Croce, testimone di quel voto alla Madonna del 1529 che, ricordando lo scampato pericolo turco, gli ispirò il dramma teatrale "I Turcs tal Friul" (I Turchi nel Friuli), affresco senza tempo dell’anima e della società contadina, rappresentato per la prima volta postumo, nel 1976... se l'attività come insegnante... anche successiva agli anni dell'esperienza di Versutta... tributò a Pasolini la stima di molti suoi compaesani, l'impegno politico come segretario del locale partito comunista, unito alla sua risaputa e mai nascosta omosessualità... non piacquero ai casarsesi più conservatori... a destare i primi malumori furono alcuni manifesti di accesa rivendicazione politica affissi da Pasolini nel 1949 sui muri della loggia di San Giovanni, una frazione di Casarsa. «Noi poveri siamo come il bue, abbiamo una gran forza e ci portano con una cordicella al macello», si leggeva su questa specie di tazebao, scritti in friulano per essere compresi da tutti.
La partecipazione di Pasolini al grande sciopero dei braccianti contro il rifiuto dei proprietari di concedere una più equa distribuzione delle terre (da cui nascerà, nel 1962, il romanzo di sapore verista Il sogno di una cosa) fu la goccia che fece traboccare il vaso... L'insofferenza nei confronti di Pasolini si trasformò in aperta ostilità e un incontro al buio con tre ragazzini, che il poeta avrebbe consumato durante la sagra di Ramuscello, un paese non lontano da Casarsa, arrivò per caso all'orecchio di un paesano moralista, diventando il pretesto per un’accusa formale di corruzione di minorenni e atti osceni in luogo pubblico. La sentenza di assoluzione nel processo intentato a suo carico, e l'appello che i genitori degli alunni della scuola media di Valvasone, dove Pasolini era insegnante amato... apprezzato, rivolsero al Provveditore agli Studi perché non fosse allontanato dalla cattedra, arrivarono troppo tardi... Pasolini, travolto dallo scandalo, aveva già abbandonato per sempre Casarsa, nella notte del 28 gennaio 1950, per trasferirsi a Roma con la madre. Il rapporto del poeta con il Friuli si interrompe definitivamente... dal momento che Pasolini... ritornerà nella sua terra di origine solo sporadicamente e per brevi visite...
Ma torniamo al 1946... data molto importante per Pasolini... l'incontro con Zigaina...
Giuseppe Zigaina vive nel nord-est dell'Italia... Cervignano del Friuli... luogo dov' è nato e vive tuttora in una casa-studio circondata da prati verdissimi... a pochi chilometri dal mare Adriatico. A sud il cielo è illuminato dalla luce riflessa di una grande laguna, mentre a settentrione, nelle giornate terse d'inverno... s'intravedono le cime innevate delle Alpi. La Slovenia è appena oltre l'Isonzo... e l'Austria la si può raggiungere in mezz'ora di macchina... è in questa terra di confine che Zigaina, nella primavera del 1946 ha incontrato Pier Paolo Pasolini.
Pasolini era noto nell'ambiente culturale friulano per la sua straordinaria vivacità intellettuale... come d'altra parte Zigaina di due anni più giovane di lui, che all'epoca si stava già rivelando come uno dei più interessanti pittori italiani...
Scrive Zigaina..."Al nostro primo incontro - ricordo che era una mostra di pittura, in una
primavera che aveva la freschezza dell'origine del mondo - lui mi chiese :"Di
dove sei? "e io gli risposi: "Sono nato a Cervignano del Friuli". E lui di
rimando "Pensa, io sono di Casarsa della Delizia". Non sapevo ancora che
l' accostamente di "casa-arsa " a "delizia" si chiamasse ossimoro, né potevo
supporre che quella figura retorica sarebbe diventata il suo emblema di
scrittore. Delle sue parole io colsi tuttavia il senso, perché Pasolini lo
espresse con il corpo. Lo espresse con gli occhi al cielo e le mani aperte come
un santo nell'atto di essere decollato".
"La nostra amicizia è nata proprio per un indefinibile, qualcosa che non ci siamo mai detti, ma che ognuno di noi, per proprio conto, sapeva. Io ero "ontologico", per lui, diceva Pier Paolo, come lui lo era per me...
Per la loro amicizia, fondata oltre che su una naturale empatia, anche su comuni idealità estetiche e politiche, i due giovani artisti si trovarono a collaborare nella redazione di un libro di poesie e disegni che, con il titolo Dov'è la mia patria, costituiva già il "manifesto" di quella che sarebbe stata, poi, negli anni futuri, una comune linea culturale; sia in relazione alla particolarissima identità friulana, sia per quanto riguardava in prospettiva l' Europa... Nel 1955, dopo aver visto una mostra di Zigaina alla Galleria del Pincio di Roma che gli ricorda le atmosfere della terra friulana, Pasolini, colto da grande commozione, dedica all'amico un lungo poemetto.
"La nostra amicizia è nata proprio per un indefinibile, qualcosa che non ci siamo mai detti, ma che ognuno di noi, per proprio conto, sapeva. Io ero "ontologico", per lui, diceva Pier Paolo, come lui lo era per me...
Pasolini e Zigaina a Grado |
Per la loro amicizia, fondata oltre che su una naturale empatia, anche su comuni idealità estetiche e politiche, i due giovani artisti si trovarono a collaborare nella redazione di un libro di poesie e disegni che, con il titolo Dov'è la mia patria, costituiva già il "manifesto" di quella che sarebbe stata, poi, negli anni futuri, una comune linea culturale; sia in relazione alla particolarissima identità friulana, sia per quanto riguardava in prospettiva l' Europa... Nel 1955, dopo aver visto una mostra di Zigaina alla Galleria del Pincio di Roma che gli ricorda le atmosfere della terra friulana, Pasolini, colto da grande commozione, dedica all'amico un lungo poemetto.
E il vento, che da Grado o da
Trieste
o dai magredi sotto alle Prealpi,
soffia e rapisce dalle meste
o dai magredi sotto alle Prealpi,
soffia e rapisce dalle meste
voci delle cene, qualche
palpito
più puro, o nel brusio delle paludi
qualche più sgomento grido, o qualche
più puro, o nel brusio delle paludi
qualche più sgomento grido, o qualche
più oscuro senso di freschezza
nell'umido
deserto degli arativi, dei canneti,
delle boschine intorno ai resultumi
deserto degli arativi, dei canneti,
delle boschine intorno ai resultumi
Sono sapori di quel mondo
quieto
e sgomento, ingenuamente perso
in una sola estate. in un solo vecchio
e sgomento, ingenuamente perso
in una sola estate. in un solo vecchio
inverno - che in questo mondo
diverso
spande infido il vento. Ah quando
un tempo confuso si rifà terso
spande infido il vento. Ah quando
un tempo confuso si rifà terso
nella memoria, nel vero vento che
sbanda
per qualche istante, che sapore di morte...
per qualche istante, che sapore di morte...
Nel 1968 Pasolini chiama Zigaina a
collaborare al film Teorema in qualità di "consulente per il colore e le
tecniche pittoriche". In realtà gli fa eseguire tutti i grandi disegni che nel
film appaiono come opera "del giovane pittore folgorato dall'Ospite
misterioso".
Nel '69 è Zigaina che fa scoprire a Pasolini la laguna di Grado dove l'anno successivo girerà alcune scene di Medea.
La protagonista è Maria Callas. Che, attraversando ogni giorno la laguna sulla barca di Zigaina per raggiungere il set, gli confiderà il suo amore impossibile per Pasolini.
Sarà ancora Zigaina a consigliare al suo amico i cori bulgari per la colonna sonora. L'anno successivo Pasolini è a Bolzano per girare alcune scene del Decameron. Improvvisamente, appena iniziata la novella di Ciappelletto, il regista interrompe la lavorazione del film e chiede a Franco Rossellini, il produttore delegato, di affidare a Zigaina la parte del "Frate Santo". La troupe resta inattiva per tre giorni. La lavorazione riprenderà solo quando Zigaina, dopo essersi letto il copione, accetta di vestire le vesti del frate.
Pasolini, che amava molto dipingere, scriveva in quegli anni d'arte figurativa... era fatale dunque che dedicasse alcune recensioni alle prime mostre di Zigaina. Anzi, nel 1947, egli dedicò alcuni articoli a una importante rassegna dedicata al ritratto dove i due amici si trovarono insieme ad esporre... scriveva Pasolini nel 1947: "Ma sì, noi non sappiamo disgiungere l'uno dall'altro i due problemi, quello del decentramento nazionale e quello dell'accentramento supernazionale. E sarà forse ardito ma non ingiustificabile pensare a questo proprio adesso, che, finiti i giri di valzer dell'Italia, cominciano forse i giri di valzer dell'Europa."
Se teniamo presente che nel dopoguerra la sinistra italiana era contraria al regionalismo.... sognando, essa, il mitico stato nazional-popolare di Gramsci.. potremmo dire che già in quel lontano periodo si stava delineando "l'empirismo eretico"di Pasolini. Da parte sua Zigaina, in contrasto con la corrente migratoria degli artisti verso i centri di Roma e Milano, se non di Parigi, decide di restare nel suo Friuli per portare avanti quella che poi si rivelerà la quasi ossessiva specificità della sua pittura: la "mitizzazione" degli emblemi costitutivi del "suo" territorio: un territorio dell'anima, tra sogno e realtà. Cosi nascono le immagini delle "biciclette" operaie, delle "ceppaie", delle "farfalle notturne", dello smisurato sacrario di guerra di Redipuglia ("elenco telefefonico della morte" lo chiamerà Zigaina), dei "paesaggio-anatomia", fino alle incombenti "nuvole-astronavi" sulla laguna di Grado.
In uno scritto degli anni '70 Pasolini... scrive... "Zigaina, in qualche modo (a chi lo conosca anche di persona) rivela la doppia vita del suo io interiore e del suo io di comodo. Perché nessuno che dipinge come lui vive come lui, e nessuno che vive come lui dipinge come lui. Zigaina ha esorcizzato la realtà dandole sempre ragione, cedendo, assentendo, sorridendo: ma poiché sarebbe impossibile far questo con tutta la realtà, egli l' ha prima di tutto ridotta quantitativamente come "teatro fisico" del suo agire: ed ecco il Basso Friuli e la laguna. Ma mentre egli passa la vita in questo luogo, con queste persone, una vita quasi idillica e quasi edonistica, eccolo che dipinge tutto l'orrore di Redipuglia "lo sterminato cimitero della prima guerra mondiale" con una sontuosità cromatica che non cancella la disperazione quasi psicotica (se non altro quella della psicosi che viviamo ogni notte sognando). Non c'è coerenza tra la sua vita e la sua pittura, ma poiché questa coerenza fa parte dell'oggettività, Zigaina la ontologizza e la dà per scontata. Nella bellissima casa di Zigaina sul verde prato di Cervignano, si bevono vini meravigliosi, e si vive un'ospitalità sinceramente, profondamente carezzevole: ma il suo studio è come un piccolo campo di concentramento, con tutte le atrocità vissute da un Io che vi si dibatte, sotto la carezzevole crosta degli olii, la cui superficie esprime la stessa sensibilità ridente e affettuosa che pervade l'intera vita di Zigaina, ma il cui fondo..."
A questo profondo rapporto di amicizia che legò i due artisti è stata dedicata la mostra "Zwei Flusse – Giuseppe Zigaina / Pier Paolo Pasolini", aperta mercoledì 26 settembre, alla Guardini Galerie di Berlino, dove le opere di Zigaina erano esposte fino al 7 dicembre 2012.
Arriviamo agli anni di Pasolini a Roma... i primi anni romani sono difficilissimi, proiettato in una realtà del tutto nuova e inedita quale quella delle borgate romane... sono tempi d'insicurezza, di povertà, di solitudine.
Arriva a Roma dunque. E ricomincia. Com'è il rapporto con la città? Chi conosce? A chi chiede aiuto per lavorare? Dove abita? Chi frequenta? Chi sono i suoi amici? Come si evolve il suo pensiero? E lui, cosa dice? Pasolini, piuttosto che chiedere aiuto ai letterati che conosce, cerca di trovarsi un lavoro da solo... tenta la strada del cinema, ottenendo la parte di generico a Cinecittà, fa il correttore di bozze e vende i suoi libri nelle bancarelle rionali.
Finalmente, grazie al poeta di lingua abruzzese Vittori Clemente trova lavoro come insegnante in una scuola di Ciampino.
Sono gli anni in cui, nelle sue opere letterarie, trasferisce la mitizzazione delle campagne friulane nella cornice disordinata della borgate romane, viste come centro della storia, da cui prende spunto un doloroso processo di crescita.
Imparò presto a conoscere anche il Lazio nel quale ambientò per esempio “Il Vangelo secondo Matteo” nei pressi di Viterbo. Mentre girava le prime sequenze del film, tra Bassano in Teverina e Bomarzo, nello straordinario paesaggio della Tuscia viterbese a Chia, acquistò una bellissima e suggestiva torre medievale, diventata un suo rifugio letterario nel quale si ritirava a scrivere... il Lazio lo aveva colpito: “Questa regione, che per miracolo si è finora salvata dalla industrializzazione, questo Alto Lazio come Viterbo e i villaggi intorno, dovrebbero essere rispettati proprio nel loro rapporto con la natura. Quel che va difeso è tutto il patrimonio nella sua interezza. Tutto, tutto ha un valore: vale un muretto, vale una loggia, vale un tabernacolo, vale un casale agricolo. Ci sono casali stupendi che dovrebbero essere difesi come una chiesa o come un castello...”.
Sono gli anni delle tavolate fra Trastevere e piazza del Popolo. Con Pasolini c’erano Laura Betti, Elsa Morante, Alberto Moravia, Carlo Levi, Sandro Penna… Cambria, nel 1960, sarà pure fra gli attori di Accattone, il primo film di PPP... dirà: “L’unica nota stonata era il cinismo con cui Franco Citti...(l'Accattone nel suo film) trattava Pier Paolo, i ragazzi di vita ostentavano arroganza e sfotto, tipici forse del sottoproletariato romano. Così, alla fine osai chiedergli: ‘Pier Paolo, non ti pare di rubare vite che non ti appartengono?’ E lui, col suo sorriso mite, mi rispose: "Tutto quello che un autore ruba, lo paga a caro prezzo"...
Raccontano gli amici... Pasolini mangiava poco, non beveva alcolici, non fumava. Era un uomo sportivo nel vero senso della parola. L'abitudine al moto, alla corsa, era nata spontanea nella sua infanzia itinerante, rafforzata dalle successive, diverse gioventù... quella ludico-vacanziera del Friuli e quella liceale-universitaria di Bologna... aveva un fisico perfetto, nerboruto, mai un chilo di troppo addosso. Non tutti sanno quanto lui fosse innamorato, appassionato, fanatico del gioco del calcio, alla domanda di Enzo Biagi -"Senza cinema, senza poesia, cosa le sarebbe piaciuto diventare?
Pasolini rispose... il calciatore... ma non uno qualsiasi... il più bravo".
Il Pasolini calciatore sorrideva di più, si divertiva di più, scherzava di più di altri Pasolini. Però il suo calcio, partite su partite, gol che non arrivano, arrabbiature che non finiscono con un'azione di gioco, somiglia ad altri Pasolini, perennemente alla ricerca di qualcosa che sfugge, che scappa via: un linguaggio, una strada per comunicare, un genere umano...
PASOLINI... marchiato... Rimbaud
Pasolini visse la propria condizione di "diverso" all'interno di una società di cui osservava con occhio spietato l'ipocrisia divenuta "normalità" e il progressivo e inesorabile disfacimento: condusse quindi una vita nella quale le sue stesse contraddizioni, il suo vero e proprio "sdoppiamento" dovettero essere per lui fonte di infinite sofferenze, lui era del tutto indifeso e non si appoggiava a nulla, come tutti i veri intellettuali. O meglio si appoggiava alla propria 'diversità', donde l'insopprimibile sua tendenza a scandalizzare cioè a volere intervenire nella vita pubblica senza, in precedenza, essersi disfatto delle sue tante anormalità. Egli sapeva di essere scandaloso; ma ignorava il pericolo mortale che correva scandalizzando una classe come la borghesia italiana che in quattro secoli ha creato i due più importanti movimenti conservatori d'Europa, cioè la controriforma e il fascismo...
Scrisse in una lettera ad una amica: " ormai su di me c'è il segno di Rimbaud, o di Campana o anche di Wilde, ch'io lo voglia o no, che gli altri lo accettino o no. È una cosa scomoda, urtante e inammissibile, ma è così; e io, come te, non mi rassegno... Io ho sofferto il soffribile, non ho mai accettato il mio peccato, non sono mai venuto a patti con la mia natura e non mi ci sono neanche abituato. Io ero nato per essere sereno, equilibrato e naturale: la mia omosessualità era in più, era fuori, non c'entrava con me. Me la sono sempre vista accanto come un nemico, non me la sono mai sentita dentro. La vita sessuale degli altri mi ha sempre fatto vergognare della mia: il male e' dunque tutto dalla mia parte? Mi sembra impossibile. Comprendimi, Silvana, ciò che adesso mi sta più a cuore è essere chiaro per me e per gli altri: di una chiarezza senza mezzi termini, feroce. È l'unico modo per farmi perdonare da quel ragazzo spaventosamente onesto e buono che qualcuno in me continua a essere... Ho intenzione di lavorare e di amare, l'una cosa e l'altra disperatamente..."
Pasolini era un fervido sostenitore dei valori nati nel nostro paese dalla guerra di Liberazione dai nazi-fascisti, conquista che fu determinante per lo sviluppo democratico dell’Italia attraverso la nascita della Costituzione e dei diritti che questa carta tutela. Il poeta di Casarsa, che aveva conosciuto direttamente i protagonisti di questa straordinaria pagina della storia italiana (contadini, operai, donne, giovani appartenenti agli strati più poveri del paese), vide compiersi sotto i suoi occhi quello che egli definì “il genocidio”, ossia l’annientamento di larghe zone della società, a causa della forma di neo-capitalismo detta “consumismo”, momento che culminò in Italia nei primi anni ’60 col cosiddetto “boom economico”. Pier Paolo Pasolini ha lasciato alla società civile e, in particolare, a quella italiana, un debito che difficilmente verrà saldato. Colpevolizzato e tradito durante la sua esistenza, emarginato e condannato dalla persecuzione piccolo-borghese (attraverso “armi” come polizia e magistratura collezionò un numero impressionante di condanne penali per presunte offese alla religione di Stato e al comune senso del pudore, oltraggi che, secondo i suoi persecutori, erano contenuti nelle sue opere a carattere letterario e nei suoi film)...al funerale c'era gente senza volto, c'erano gli amici e i colleghi di Pasolini, gli intellettuali a cui era legato da una sincera stima reciproca... non politici.
Il suo assassinio, avvenuto nel 1975, non gli consentirà di assistere alle conseguenze del disastroso terremoto del Friuli (1976), e del successivo processo di ricostruzione, che segnò l'avanzata di quella modernità così osteggiata dal poeta e il definitivo declino del mondo contadino friulano da lui amato e celebrato in tante poesie. Casarsa riannoda il legame con il poeta-intellettuale che l’ha resa celebre solo dopo la sua morte: ai funerali, celebrati nella chiesa di Santa Croce dall’amico David Maria Turoldo, sacerdote e poeta vicino, come lui, alla causa degli ultimi, furono in oltre diecimila ad accogliere le spoglie di Pasolini, che ora riposa nel cimitero cittadino accanto alla madre Susanna e al fratello Guidalberto.
"il grande uomo Pasolini"
Finisce qui il mio viaggio di parole in parole... sull'uomo Pasolini... Un uomo controverso ma irripetibile, un uomo d'intelletto... arso dal fuoco del suo cuore... pieno di passione... e di sentimento per la vita...
Maria Callas and PPP |
Nel '69 è Zigaina che fa scoprire a Pasolini la laguna di Grado dove l'anno successivo girerà alcune scene di Medea.
La protagonista è Maria Callas. Che, attraversando ogni giorno la laguna sulla barca di Zigaina per raggiungere il set, gli confiderà il suo amore impossibile per Pasolini.
Sarà ancora Zigaina a consigliare al suo amico i cori bulgari per la colonna sonora. L'anno successivo Pasolini è a Bolzano per girare alcune scene del Decameron. Improvvisamente, appena iniziata la novella di Ciappelletto, il regista interrompe la lavorazione del film e chiede a Franco Rossellini, il produttore delegato, di affidare a Zigaina la parte del "Frate Santo". La troupe resta inattiva per tre giorni. La lavorazione riprenderà solo quando Zigaina, dopo essersi letto il copione, accetta di vestire le vesti del frate.
l'amicizia di Pasolini e Zigaina
"la conoscenza è folgorante
la verifica viene dopo non prima
come... quando ci si innamora
in definitiva"...
Se teniamo presente che nel dopoguerra la sinistra italiana era contraria al regionalismo.... sognando, essa, il mitico stato nazional-popolare di Gramsci.. potremmo dire che già in quel lontano periodo si stava delineando "l'empirismo eretico"di Pasolini. Da parte sua Zigaina, in contrasto con la corrente migratoria degli artisti verso i centri di Roma e Milano, se non di Parigi, decide di restare nel suo Friuli per portare avanti quella che poi si rivelerà la quasi ossessiva specificità della sua pittura: la "mitizzazione" degli emblemi costitutivi del "suo" territorio: un territorio dell'anima, tra sogno e realtà. Cosi nascono le immagini delle "biciclette" operaie, delle "ceppaie", delle "farfalle notturne", dello smisurato sacrario di guerra di Redipuglia ("elenco telefefonico della morte" lo chiamerà Zigaina), dei "paesaggio-anatomia", fino alle incombenti "nuvole-astronavi" sulla laguna di Grado.
In uno scritto degli anni '70 Pasolini... scrive... "Zigaina, in qualche modo (a chi lo conosca anche di persona) rivela la doppia vita del suo io interiore e del suo io di comodo. Perché nessuno che dipinge come lui vive come lui, e nessuno che vive come lui dipinge come lui. Zigaina ha esorcizzato la realtà dandole sempre ragione, cedendo, assentendo, sorridendo: ma poiché sarebbe impossibile far questo con tutta la realtà, egli l' ha prima di tutto ridotta quantitativamente come "teatro fisico" del suo agire: ed ecco il Basso Friuli e la laguna. Ma mentre egli passa la vita in questo luogo, con queste persone, una vita quasi idillica e quasi edonistica, eccolo che dipinge tutto l'orrore di Redipuglia "lo sterminato cimitero della prima guerra mondiale" con una sontuosità cromatica che non cancella la disperazione quasi psicotica (se non altro quella della psicosi che viviamo ogni notte sognando). Non c'è coerenza tra la sua vita e la sua pittura, ma poiché questa coerenza fa parte dell'oggettività, Zigaina la ontologizza e la dà per scontata. Nella bellissima casa di Zigaina sul verde prato di Cervignano, si bevono vini meravigliosi, e si vive un'ospitalità sinceramente, profondamente carezzevole: ma il suo studio è come un piccolo campo di concentramento, con tutte le atrocità vissute da un Io che vi si dibatte, sotto la carezzevole crosta degli olii, la cui superficie esprime la stessa sensibilità ridente e affettuosa che pervade l'intera vita di Zigaina, ma il cui fondo..."
A questo profondo rapporto di amicizia che legò i due artisti è stata dedicata la mostra "Zwei Flusse – Giuseppe Zigaina / Pier Paolo Pasolini", aperta mercoledì 26 settembre, alla Guardini Galerie di Berlino, dove le opere di Zigaina erano esposte fino al 7 dicembre 2012.
Arriviamo agli anni di Pasolini a Roma... i primi anni romani sono difficilissimi, proiettato in una realtà del tutto nuova e inedita quale quella delle borgate romane... sono tempi d'insicurezza, di povertà, di solitudine.
Arriva a Roma dunque. E ricomincia. Com'è il rapporto con la città? Chi conosce? A chi chiede aiuto per lavorare? Dove abita? Chi frequenta? Chi sono i suoi amici? Come si evolve il suo pensiero? E lui, cosa dice? Pasolini, piuttosto che chiedere aiuto ai letterati che conosce, cerca di trovarsi un lavoro da solo... tenta la strada del cinema, ottenendo la parte di generico a Cinecittà, fa il correttore di bozze e vende i suoi libri nelle bancarelle rionali.
Finalmente, grazie al poeta di lingua abruzzese Vittori Clemente trova lavoro come insegnante in una scuola di Ciampino.
Sono gli anni in cui, nelle sue opere letterarie, trasferisce la mitizzazione delle campagne friulane nella cornice disordinata della borgate romane, viste come centro della storia, da cui prende spunto un doloroso processo di crescita.
Imparò presto a conoscere anche il Lazio nel quale ambientò per esempio “Il Vangelo secondo Matteo” nei pressi di Viterbo. Mentre girava le prime sequenze del film, tra Bassano in Teverina e Bomarzo, nello straordinario paesaggio della Tuscia viterbese a Chia, acquistò una bellissima e suggestiva torre medievale, diventata un suo rifugio letterario nel quale si ritirava a scrivere... il Lazio lo aveva colpito: “Questa regione, che per miracolo si è finora salvata dalla industrializzazione, questo Alto Lazio come Viterbo e i villaggi intorno, dovrebbero essere rispettati proprio nel loro rapporto con la natura. Quel che va difeso è tutto il patrimonio nella sua interezza. Tutto, tutto ha un valore: vale un muretto, vale una loggia, vale un tabernacolo, vale un casale agricolo. Ci sono casali stupendi che dovrebbero essere difesi come una chiesa o come un castello...”.
P. P. Pasolini e Alberto Moravia |
Sono gli anni delle tavolate fra Trastevere e piazza del Popolo. Con Pasolini c’erano Laura Betti, Elsa Morante, Alberto Moravia, Carlo Levi, Sandro Penna… Cambria, nel 1960, sarà pure fra gli attori di Accattone, il primo film di PPP... dirà: “L’unica nota stonata era il cinismo con cui Franco Citti...(l'Accattone nel suo film) trattava Pier Paolo, i ragazzi di vita ostentavano arroganza e sfotto, tipici forse del sottoproletariato romano. Così, alla fine osai chiedergli: ‘Pier Paolo, non ti pare di rubare vite che non ti appartengono?’ E lui, col suo sorriso mite, mi rispose: "Tutto quello che un autore ruba, lo paga a caro prezzo"...
Raccontano gli amici... Pasolini mangiava poco, non beveva alcolici, non fumava. Era un uomo sportivo nel vero senso della parola. L'abitudine al moto, alla corsa, era nata spontanea nella sua infanzia itinerante, rafforzata dalle successive, diverse gioventù... quella ludico-vacanziera del Friuli e quella liceale-universitaria di Bologna... aveva un fisico perfetto, nerboruto, mai un chilo di troppo addosso. Non tutti sanno quanto lui fosse innamorato, appassionato, fanatico del gioco del calcio, alla domanda di Enzo Biagi -"Senza cinema, senza poesia, cosa le sarebbe piaciuto diventare?
Pasolini rispose... il calciatore... ma non uno qualsiasi... il più bravo".
Il Pasolini calciatore sorrideva di più, si divertiva di più, scherzava di più di altri Pasolini. Però il suo calcio, partite su partite, gol che non arrivano, arrabbiature che non finiscono con un'azione di gioco, somiglia ad altri Pasolini, perennemente alla ricerca di qualcosa che sfugge, che scappa via: un linguaggio, una strada per comunicare, un genere umano...
SCRIVE PASOLINI:
«I pomeriggi che ho passato a giocare a pallone
sui Prati di Caprara (giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente:
ala destra, allora, e i miei amici, qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato
lo “Stukas”: ricordo dolce bieco) sono stati indubbiamente i più belli della mia vita.
Mi viene quasi un nodo alla gola, se ci penso. Allora, il Bologna
era il Bologna più potente
della sua storia: quello di Biavati e Sansone, di Reguzzoni
e Andreolo (il re del campo), di Marchesi, di Fedullo e Pagotto.
Non ho mai visto niente di più bello degli scambi tra Biavati e Sansone
(Reguzzoni è stato un po’ ripreso da Pascutti).
Che domeniche allo stadio Comunale!»
PIER PAOLO PASOLINI
sui Prati di Caprara (giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente:
ala destra, allora, e i miei amici, qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato
lo “Stukas”: ricordo dolce bieco) sono stati indubbiamente i più belli della mia vita.
Mi viene quasi un nodo alla gola, se ci penso. Allora, il Bologna
era il Bologna più potente
della sua storia: quello di Biavati e Sansone, di Reguzzoni
e Andreolo (il re del campo), di Marchesi, di Fedullo e Pagotto.
Non ho mai visto niente di più bello degli scambi tra Biavati e Sansone
(Reguzzoni è stato un po’ ripreso da Pascutti).
Che domeniche allo stadio Comunale!»
PIER PAOLO PASOLINI
PASOLINI... marchiato... Rimbaud
Pasolini visse la propria condizione di "diverso" all'interno di una società di cui osservava con occhio spietato l'ipocrisia divenuta "normalità" e il progressivo e inesorabile disfacimento: condusse quindi una vita nella quale le sue stesse contraddizioni, il suo vero e proprio "sdoppiamento" dovettero essere per lui fonte di infinite sofferenze, lui era del tutto indifeso e non si appoggiava a nulla, come tutti i veri intellettuali. O meglio si appoggiava alla propria 'diversità', donde l'insopprimibile sua tendenza a scandalizzare cioè a volere intervenire nella vita pubblica senza, in precedenza, essersi disfatto delle sue tante anormalità. Egli sapeva di essere scandaloso; ma ignorava il pericolo mortale che correva scandalizzando una classe come la borghesia italiana che in quattro secoli ha creato i due più importanti movimenti conservatori d'Europa, cioè la controriforma e il fascismo...
Scrisse in una lettera ad una amica: " ormai su di me c'è il segno di Rimbaud, o di Campana o anche di Wilde, ch'io lo voglia o no, che gli altri lo accettino o no. È una cosa scomoda, urtante e inammissibile, ma è così; e io, come te, non mi rassegno... Io ho sofferto il soffribile, non ho mai accettato il mio peccato, non sono mai venuto a patti con la mia natura e non mi ci sono neanche abituato. Io ero nato per essere sereno, equilibrato e naturale: la mia omosessualità era in più, era fuori, non c'entrava con me. Me la sono sempre vista accanto come un nemico, non me la sono mai sentita dentro. La vita sessuale degli altri mi ha sempre fatto vergognare della mia: il male e' dunque tutto dalla mia parte? Mi sembra impossibile. Comprendimi, Silvana, ciò che adesso mi sta più a cuore è essere chiaro per me e per gli altri: di una chiarezza senza mezzi termini, feroce. È l'unico modo per farmi perdonare da quel ragazzo spaventosamente onesto e buono che qualcuno in me continua a essere... Ho intenzione di lavorare e di amare, l'una cosa e l'altra disperatamente..."
Pasolini era un fervido sostenitore dei valori nati nel nostro paese dalla guerra di Liberazione dai nazi-fascisti, conquista che fu determinante per lo sviluppo democratico dell’Italia attraverso la nascita della Costituzione e dei diritti che questa carta tutela. Il poeta di Casarsa, che aveva conosciuto direttamente i protagonisti di questa straordinaria pagina della storia italiana (contadini, operai, donne, giovani appartenenti agli strati più poveri del paese), vide compiersi sotto i suoi occhi quello che egli definì “il genocidio”, ossia l’annientamento di larghe zone della società, a causa della forma di neo-capitalismo detta “consumismo”, momento che culminò in Italia nei primi anni ’60 col cosiddetto “boom economico”. Pier Paolo Pasolini ha lasciato alla società civile e, in particolare, a quella italiana, un debito che difficilmente verrà saldato. Colpevolizzato e tradito durante la sua esistenza, emarginato e condannato dalla persecuzione piccolo-borghese (attraverso “armi” come polizia e magistratura collezionò un numero impressionante di condanne penali per presunte offese alla religione di Stato e al comune senso del pudore, oltraggi che, secondo i suoi persecutori, erano contenuti nelle sue opere a carattere letterario e nei suoi film)...al funerale c'era gente senza volto, c'erano gli amici e i colleghi di Pasolini, gli intellettuali a cui era legato da una sincera stima reciproca... non politici.
Il suo assassinio, avvenuto nel 1975, non gli consentirà di assistere alle conseguenze del disastroso terremoto del Friuli (1976), e del successivo processo di ricostruzione, che segnò l'avanzata di quella modernità così osteggiata dal poeta e il definitivo declino del mondo contadino friulano da lui amato e celebrato in tante poesie. Casarsa riannoda il legame con il poeta-intellettuale che l’ha resa celebre solo dopo la sua morte: ai funerali, celebrati nella chiesa di Santa Croce dall’amico David Maria Turoldo, sacerdote e poeta vicino, come lui, alla causa degli ultimi, furono in oltre diecimila ad accogliere le spoglie di Pasolini, che ora riposa nel cimitero cittadino accanto alla madre Susanna e al fratello Guidalberto.
Perché: fin che l'uomo sfrutterà l'uomo, fin che l'umanità sarà divisa in padroni e in servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo é qui.
"il grande uomo Pasolini"
Finisce qui il mio viaggio di parole in parole... sull'uomo Pasolini... Un uomo controverso ma irripetibile, un uomo d'intelletto... arso dal fuoco del suo cuore... pieno di passione... e di sentimento per la vita...
Η ΠΑΡΟΥΣΙΑ
ΑπάντησηΔιαγραφήΣτη Μαρία Κάλλας
Αυτό που χάθηκε ήταν ουράνιο
Κι η άρρωστη ψυχή, αγία.
Το τίποτα ήταν αέρας που άλλαζε ανεξήγητα
Κατεύθυνση, έχοντας απόλυτη επίγνωση
Των διαφορετικών προορισμών του.
Στο τίποτα που προχωρούσε,
Εμπνευσμένο στα ψηλά
Ανήσυχο σαν χείμαρρος στα χαμηλά
Αυτό που το ενδιέφερε ήταν μία και μόνο ιστορία
Που κατά κάποιο τρόπο είχε αρχίσει
Κι έπρεπε να συνεχισθεί: η δικιά σου.
Ποιος με φώναξε εκεί;
Κάθε πρωί ξανάρχιζε η τραγωδία της ύπαρξης,
Πίσω από τα πατζούρια, πρώτα κλειστά κι αργότερα
Ανοικτά, όπως στην Εκκλησία.
Λες και ο θείος αέρας φυσούσε ανώφελα
Ή μόνο και μόνο για τους αυτόπτες μάρτυρες-
Μετά οι συνήθειες, αυτές οι αδελφές της τραγωδίας-
Η θάλασσα κι ο αέρας εξυμνήθηκαν δεόντως από εμάς-
Το δικό σου “esse est percipi' συναντούσε ανυπέρβλητα
Εμπόδια, και κάθε σου νίκη ήταν μια περιορισμένη νίκη,
Κι έπρεπε να αρχίσεις πάλι από την αρχή, αμέσως,
Σαν ένα λουλούδι που χρειάζεται συνέχεια νερό.
Όμως εγώ Μαρία, δεν είμαι το αδελφάκι κανενός.
Επιτελώ άλλες προδιαγραφές, που δεν γνωρίζω.
Όχι εκείνη της αδελφοσύνης,
Αυτής τουλάχιστον που γίνεται συνεργός και συνένοχη,
Και υποθάλπει πότε την υποταγή, πότε την ηρωική
Ασυνειδησία των ανθρώπων. Αδέλφια δικά σου είναι,
Οι άνθρωποι, όπως και να το κάνουμε, όχι δικά μου.
Κι Εσύ, πανικόβλητη αφού το ήξερες και αυτό,
Πως θα τα έχανες όλα τα αδέλφια σου,
Αυτοσχεδιάζεις πλέον να γίνεις η μάννα του εαυτού σου.
Επιτρέπεις στην κόρη σου να είναι βασίλισσα,
Να ανοιγοκλείνει τα πατζούρια όπως σε μια ιεροτελεστία,
Που γίνεται αποδεκτή από τους καλεσμένους,
Το υπηρετικό προσωπικό, τους απομακρυσμένους θεατές.
Κι όμως, αυτό, αυτό το κοριτσάκι,
Αισθάνεται πως έχασε τα πάντα αν για μια
Έστω στιγμή δεν θα το πρόσεχε κανείς.
Αχ! Ο άνεμος δεν φυσάει πάνω σε ακίνητα νησιά,
Πάνω από τη φρίκη της ανυπαρξίας φυσάει τ’ αγέρι
Ο θεός αέρας
Δεν σε γιατρεύει, παρά μόνο σε αρρωσταίνει πιο πολύ.
Προσπαθείς να πιάσεις αυτό το κοριτσάκι,
Ούτε μια μέρα, ούτε μια ώρα, ούτε μια στιγμή
Δεν σταματάν οι απεγνωσμένες σου προσπάθειες
Να το ξαναφέρεις κοντά σου:
Επειδή έτσι ακούραστα επιμένεις
Μου ανάβεις την επιθυμία να σε φιλήσω.-.
Υπέροχο άρθρο καρδιάς, Νάδια.
Ίσως το καλλίτερό σου.
Ο Παζολίνι αγαπήθηκε πολύ εδώ, πρώτα για τις ταινίες του και μετά για τα άλλα.
Η πρόωρη απώλειά του με την αδικαιολόγητη δολοφονία του στέρησε τον κόσμο από ένα από τους γόνιμους προβληματισμούς.
Foivos...!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!...esplosioni.......
ΑπάντησηΔιαγραφήringraziandoti sempre per il sostegno....cosa molto rara...ti riporto una frase che diceva sempre Pasolini della Callas......"Lei è la verità...di sentimenti....nel modo di vedere e sentire la vita......lei è insostituibile"
In Italia si apprezza e si stima Pasolini....ma in Friuli..lo si ama.
Pasolini con poche parole.....investe l'anima...rapisce cuore e mente.
Pasolini.....l'Uomo Pasolini.
Μάλιστα.
ΔιαγραφήΧαίρομαι που στην περιοχή του (Friuli) αγαπιέται αυτός ο σπουδαίος άνθρωπος.
Διορθώνω την εσφαλμένη φράση μου: Η πρόωρη απώλειά του με την αδικαιολόγητη δολοφονία του στέρησε τον κόσμο από ένα μοναδικό άνθρωπο με τους πιο γόνιμους προβληματισμούς...
yes...in Friuli è amato molto l'Uomo Pasolini.....
Διαγραφήgrazie ancora per apportare.....nuove visuali......e per il tuo supporto.
Έχω να πω ένα μεγάλο μπράβο Νάντια.
ΑπάντησηΔιαγραφήΤο πιο καλό σου άρθρο μέχρι σήμερα.
Ίσως επειδή πονάς, διότι ο άνθρωπος Παζολίνι ήταν ένας κοντινός πατριώτης σου.
Όμως η εργασία σου είναι απολύτως αντικειμενική.
Ο Πιερ Πάολο Παζολίνι βρέθηκε νεκρός τα ξημερώματα της 2ας Νοεμβρίου του 1975 στην παραλία της Όστια, έξω από τη Ρώμη.
Το πτώμα του έφερε σημάδια βάρβαρης κακοποίησης: Είχε σχεδόν αποκομμένα αυτιά, σπασμένες οδοντοστοιχίες, συνθλιμμένα οστά θώρακα από το επανειλημμένο πέρασμα οχήματος από πάνω του. Για τον άγριο φόνο ομολόγησε και καταδικάστηκε ως ένοχος, σε φυλάκιση 9 ετών και 7 μηνών, ένας εκπορνευόμενος 17χρονος, ο Πίνο Πελόζι. Ο Παζολίνι ενταφιάστηκε στο αγαπημένο του χωριό, Φριούλι.
Η αγριότητα ωστόσο της δολοφονίας είχε σε όλους μας εξ αρχής δημιουργήσει υποψίες ότι ο Πελόζι δεν ήταν ο μόνος δράστης του εγκλήματος. Πέρασαν 30 χρόνια ώσπου, το 2005, ο Πελόζι απέσυρε την ομολογία του, δηλώνοντας πως πλέον ήταν νεκροί, όλοι όσοι απειλούσαν τον ίδιο και την οικογένειά του, κάτι που του επέτρεπε πλέον να πει την αλήθεια.
Σύμφωνα με τα όσα δήλωσε, αλλά και την έρευνα των Σικελών δημοσιογράφων Τζουζέππε Λο Μπιάνκο και Σάντρα Ρίτσα, η δολοφονία του Πιερ Πάολο Παζολίνι ήταν καθαρά πολιτικό, και όχι σεξουαλικό, έγκλημα.
Σύμφωνα με τους δημοσιογράφους, αιτία ήταν η γνώση του Παζολίνι για πρόσωπα της ιταλικής πολιτικής και τις διασυνδέσεις τους με τον κόσμο της Μαφίας. «Ξέρω τα ονόματα των υπευθύνων, όλων αυτών που χειραγωγούν τους νεοφασίστες, όλων αυτών των γνωστών αγνώστων που είναι υπεύθυνοι για τα πρόσφατα εγκλήματα», είχε δηλώσει ο Παζολίνι ένα χρόνο πριν από τη δολοφονία του. Το τελευταίο βιβλίο του, μάλιστα, με τίτλο «Πετρέλαιο» (στα ελληνικά κυκλοφόρησε από τις εκδόσεις «Παρατηρητής» το 1993), με πρόφαση ιστορίες ερωτικών εμμονών προχώρησε σε αποκαλύψεις για τους εγκληματικούς πολιτικούς και οικονομικούς κύκλους της περιόδου της Δεύτερης Δημοκρατίας στην Ιταλία.
«Τον εκτέλεσαν. Ήταν πέντε. Του φώναζαν «βρωμόπουστα», «σκατοκομμούνι» και τον χτυπούσαν βίαια. Εμένα με είχαν ακινητοποιήσει. Δεν άγγιξα καν τον Παζολίνι, αντίθετα προσπάθησα να τον υπερασπιστώ» δήλωσε ο 51 ετών σήμερα Πελόζι. Μεταξύ των πέντε εκτελεστών είχε αναγνωρίσει τους αδελφούς Μπορσελλίνο και δύο Σικελούς νεοφασίστες και ντίλερ.
Η έρευνα σχετικά με τη δολοφονία Παζολίνι άρχισε εκ νέου μετά την αναίρεση της ομολογίας του Πελόζι αλλά οι δικαστές αποφάσισαν ότι δεν υπήρχαν αρκετά στοιχεία για να συνεχιστεί!!!!!!
Ο μαύρος φασισμός είχε φθάσει πολύ μακριά στην Ιταλία με σχεδόν απροκάλυπτες και στυγερές δολοφονίες, που κράτησαν μέχρι τις ημέρες μας.
Από την πλευρά αυτή ο άνθρωπος Παζολίνι είναι ένας μεγάλος ήρωας των σύγχρονων χρόνων.
Grazie Ioli, per l'apporto importante del tuo scritto sulla "morte" di Pasolini, una pagina storica ancora perta....e noi come Nazione siamo in debito morale con questo meraviglioso Uomo....
ΑπάντησηΔιαγραφήTi riporto le parole di Pelosi,alla sua visita a Casarsa, sulla tomba di Pasolini dopo 36 anni dal delitto:" Dopo 36 anni da quella sera di novembre Pino Pelosi, condannato per l'uccisione di Pier Paolo Pasolini, è stato sulla tomba del poeta a Casarsa nel Friuli. «Gli ho voluto chiedere scusa ma il mio silenzio, finora» ha spiegato «è stato dettato dalla paura».
E poi ha specificato: «Ho paura a fare nomi, uno in particolare, perché per anni sono stato minacciato di morte. E comunque non li farò mai. E' gente che non perdona. Ora Pasolini avrebbe compiuto 90 anni e sono andato sulla tomba a deporre un mazzetto di fiori per spiegare il mio silenzio».
Magari, ha aggiunto «sono persone che sono morte quelle di cui non parlo, o è morto uno in particolare, non lo so, ma non lo posso fare».
«Tutto quello che potevo fare l'ho fatto, parlando della 1500 scura arrivata quella sera e confermando tanti particolari. Vorrei che anche gli amici di Pasolini dessero il loro contributo di verità alla vicenda dato che tacciano da molti anni"........ che dire......
Δεν γίνεται να ξεχάσω ποτέ, αυτό που μου συνέβαινε συχνά, όταν ήμουν φοιτητής.
ΑπάντησηΔιαγραφήΚάθε πρωί σχεδόν, καθώς έβγαινα στον δρόμο, κοίταζα γύρω-γύρω περιμένοντας να δω σε κάποιο σημείο τον Παζολίνι να έρχεται προς εμένα με σάρκα και οστά.
Τον περίμενα να μιλήσουμε κυρίως για σινεμά..
Αυτό οφειλόταν στο γεγονός ότι κάθε λίγες ημέρες εγώ και οι φίλοι μου βλέπαμε και κάποια ταινία του Παζολίνι, επειδή ο σπουδαίος αυτός άνθρωπος ήταν και είναι πάρα πολύ αγαπητός στην Ελλάδα.
Έχω φθασει στο σημείο να έχω δει τις ταινίες του πέντε ή και 10 φορές την κάθε μία.
Εμένα η άνανδρη δολοφονία του Π.Π.Π. με πληγώνει βαθύτατα, και με στενοχωρεί η οδυνηρή ενασχόληση με το κολοσσιαίας σημασίας γεγονός της δημιουργίας μέσα σε ένα ανοιχτόκαρδο λαό, όπως ο ιταλικός, τέτοιων σοβαρών αποστημάτων, που συνηθίζουν να δολοφονούν πνευματικούς ανθρώπους, που μπορεί μεν να έχουν αιχμηρή γλώσσα, μιλούν όμως για προβλήματα και θέματα υπαρκτά και γνωστά.
Και μάλιστα όταν αυτές οι δολοφονίες να είναι πάρα πολλές, να γίνονται για πάρα πολλά χρόνια, και ακόμη χειρότερα, να υπάρχουν πληθυσμιακά στρώματα, που να εγκρίνουν και να καλύπτουν αυτές τις άρρωστες και παρακμιακές τακτικές.
Νάδια έκανες πολύ καλά και έγραψες για την φιλία Π.Π.Π. και Ζιγκάινα.
Αυτό ήταν για μας ένα σχετικά άγνωστο ζήτημα και έτσι με το άρθρο αυτό διορθώθηκε η έλλειψη και συμπληρώθηκε η εικόνα του μεγάλου αυτού τέκνου της Ιταλίας.
Στο υπέροχο ποίημά του "Ποιήματα του κόσμου" ο μεγάλος Π.Π.Π. είχε με λεπτομέρεια περιγράψει τη δολοφονία του.
ΑπάντησηΔιαγραφήΣΥΓΚΛΟΝΙΣΤΙΚΟ ΓΕΓΟΝΟΣ, ΠΕΡΑ ΓΙΑ ΠΕΡΑ.
"...Βλέπω με το μάτι
Μιας εικόνας τους υπευθύνους του λυντσαρίσματος.
Παρατηρώ τον εαυτό μου να σφάζεται, με το γαλήνιο
κουράγιο ενός επιστήμονα." !!!!!
Η απώλεια ενός τόσο δυνατού πνεύματος ακριβώς πάνω στη μεγαλύτερη ακμή του γυρίζει προς τα πίσω, οπισθοδρομεί, την πολιτιστική πορεία ενός ολόκληρου λαού...
FOIVOS!!!!!!!!!!!!!......
ΑπάντησηΔιαγραφήGrazie per aver condiviso con noi un tuo sogno......credo fermamente sarebbe stato un incontroculturalmente ed umanamente esplosivo.....
La poesia di pasolini dice tutto...Foivos...la sua lucidità,la precisione delle sue analisi....o meglio delle sue profezie...sullo stato delle cose italiane, oramai sono riconosciute da tutti...l'avvento di una nuova preistoria, la scomparsa di una cultura autentica di un popolo....sostituita da un immaginario omologato, plastificato...televisivo, che Pasolini definì..."genocidio culturale", sono ora evidenti ...sotto gli occhi di tutti...ma dell'Uomo Pasolini c'è ancora tanto da scoprire........GRAZIE.
" There is a dramatic song, entirely unexpected, with sudden openness, dry, stagnant, raw, with unannounced return and repentance, and nostalgia, and references, and breaks; and vents, a psychological drama almost, that does not solve anything, and falls into the habit he wanted to overcome, dramatically and almost fatally, as in life...."
ΑπάντησηΔιαγραφήIt was truly wonderful to read about Pier Paolo Pasolini's passion and lust for life and how he incorporated that with Bach's music...
"Thus ends my journey in words ... words Pasolini man ... A unique but controversial man, a man of intellect ... burnt by the fire of his heart ... full of passion ... and feeling for life ..."
Beautiful Ms. Nadia, thank you for broadening my horizons and expanding my heart once again...!!!
Mia cara Ms Josephine,
ΑπάντησηΔιαγραφήti ringrazio ancora una volta per le parole dettate dal tuo cuore e dalla tua intelligenza.......a mia volta ringrazio...il mio cielo e la mia terra...per i miei orizzonti e per l'amore che mi hanno insegnato......
e di Pasolini che dire?......
riporto una sua frase...che condivido appieno.....
"Per amare e saper amare ...ci vuole un grande amore per la vita......"...
che sia esso in una persona..in una passione....in una strada....l'amore totale....
Grazie.