L' ULISSE di JOYCE
...il mio viaggio verso Itaca continua...
Qual è l'età dell'anima umana?
Come essa ha la virtù del camaleonte di mutar colore a ogni nuovo incontro,
d'esser gaia con chi è allegro e triste con chi è depresso,
così anche la sua età è mutevole come il suo umore.
James Augustine Aloysius Joyce
...il mio viaggio verso Itaca continua...
Qual è l'età dell'anima umana?
Come essa ha la virtù del camaleonte di mutar colore a ogni nuovo incontro,
d'esser gaia con chi è allegro e triste con chi è depresso,
così anche la sua età è mutevole come il suo umore.
James Augustine Aloysius Joyce
la statua di Joyce a Trieste |
James Augustine Aloysius Joyce (Dublino, 2 febbraio 1882 - Zurigo, 13 gennaio 1941) scrittore e poeta di origini irlandesi, primogenito di una famiglia benestante di forti tradizioni cattoliche e nazionaliste, studiò nei migliori collegi cattolici della città. Le condizioni della famiglia andarono declinando fino all'indigenza dopo la morte del padre (1903). L'educazione gesuita, ebbe importanza fondamentale in Joyce che ebbe una temporanea vocazione sacerdotale, presto mutatasi in rivolta.
Dopo la pubblicazione dei primi lavori letterari, ancora all'università, conobbe Yeats ed ebbe un contatto epistolare con Ibsen. Dopo la laurea, spinto da un vago proposito di studiare medicina alla Sorbona, fu a Parigi per un breve periodo. Rientrato in Irlanda, la lasciò definitivamente nel 1904 per recarsi in volontario esilio sul continente. Era con lui Nora Barnacle che gli rimase accanto tutta la vita e gli diede due figli, Giorgio e Lucia.
Fu a Zurigo dove cercò di ottenere un posto d'insegnante alla Berlitz School, che deluso si trasferì a Pola e, l'anno seguente a Trieste dove rimase, tranne una breve parentesi romana nel 1906- 1907, fino al 1915 insegnando alla Berlitz e in altri istituti, amico di Italo Svevo. La guerra lo costrinse a lasciare Trieste per Zurigo dove soggiornò fino alla fine del conflitto entrando in contatto con Pound e intrecciando molte amicizie.
Nel 1920 si trasferì a Paris dove rimase vent'anni frequentando Valéry-Larbaud, Aragon, Eluard, Thomas S. Eliot, Hemingway, Fitzgerald, Beckett. Ebbe gravi disturbi alla vista, gravi preoccupazioni familiari specie per la salute della figlia Lucia. Fu per curare la figlia che nel 1934 ebbe un incontro con C. G. Jung, grazie al quale approfondì le conoscenze sulla psicologia del profondo. Lasciata la Francia a causa della guerra imminente, si stabilì a Zurigo dove morì nel 1941.
Esponente di rilievo del movimento letterario "Modernismo", il suo carattere anticonformista e critico verso la società irlandese e la Chiesa cattolica traspare in opere come "Gente di Dublino"... palesato dalle famose epifanie... e soprattutto in "Ritratto dell'artista da giovane".
«La nostra bella Trieste! Spesso l'ho detto con rabbia, ma stasera sento che è vero. Ho voglia di vedere le luci che brillano lungo la riva mentre il treno passa Miramare.
Dopo la pubblicazione dei primi lavori letterari, ancora all'università, conobbe Yeats ed ebbe un contatto epistolare con Ibsen. Dopo la laurea, spinto da un vago proposito di studiare medicina alla Sorbona, fu a Parigi per un breve periodo. Rientrato in Irlanda, la lasciò definitivamente nel 1904 per recarsi in volontario esilio sul continente. Era con lui Nora Barnacle che gli rimase accanto tutta la vita e gli diede due figli, Giorgio e Lucia.
Fu a Zurigo dove cercò di ottenere un posto d'insegnante alla Berlitz School, che deluso si trasferì a Pola e, l'anno seguente a Trieste dove rimase, tranne una breve parentesi romana nel 1906- 1907, fino al 1915 insegnando alla Berlitz e in altri istituti, amico di Italo Svevo. La guerra lo costrinse a lasciare Trieste per Zurigo dove soggiornò fino alla fine del conflitto entrando in contatto con Pound e intrecciando molte amicizie.
Nel 1920 si trasferì a Paris dove rimase vent'anni frequentando Valéry-Larbaud, Aragon, Eluard, Thomas S. Eliot, Hemingway, Fitzgerald, Beckett. Ebbe gravi disturbi alla vista, gravi preoccupazioni familiari specie per la salute della figlia Lucia. Fu per curare la figlia che nel 1934 ebbe un incontro con C. G. Jung, grazie al quale approfondì le conoscenze sulla psicologia del profondo. Lasciata la Francia a causa della guerra imminente, si stabilì a Zurigo dove morì nel 1941.
Esponente di rilievo del movimento letterario "Modernismo", il suo carattere anticonformista e critico verso la società irlandese e la Chiesa cattolica traspare in opere come "Gente di Dublino"... palesato dalle famose epifanie... e soprattutto in "Ritratto dell'artista da giovane".
«La nostra bella Trieste! Spesso l'ho detto con rabbia, ma stasera sento che è vero. Ho voglia di vedere le luci che brillano lungo la riva mentre il treno passa Miramare.
Dopo tutto, Nora, è la città che ci ha dato rifugio.»
...James Joyce, da una lettera a Nora, settembre 1909...
...James Joyce, da una lettera a Nora, settembre 1909...
L' Ulisse è nato a Trieste, tanto è vero che c’è una lettera di Joyce a Italo Svevo suo grande amico, dopo la prima guerra, in cui lo prega di portargli a Parigi il copione del manoscritto dell’Ulisse. I suoi figli nacquero a Trieste, frequentavano le scuole italiane; quando andarono via, parlavano tutti il dialetto triestino”.
Continuo così il mio viaggio per Itaca... affascinata... ed influenzata anche dalle mie origini... e da un genio come Joyce... che ha cambiato tutti i miei concetti di ritmica di timbrica... ha sconvolto il mio linguaggio... c'è una frase che lui diceva spesso per capire quanto gli costò scrivere il suo Ulisse... alla domanda: "Hai lavorato molto oggi" Joyce rispondeva spesso "Sì, ho scritto un'intera frase!". Questo perché per Joyce, scrivere in inglese era davvero una tortura, una lingua limitata, con un ordine troppo preciso che non gli consentiva di organizzare le frasi e le parole in modo creativo e personale................
Il romanzo è la cronaca di un giorno reale, un inno alla cultura e alla saggezza popolare, e il canto di una umanità rinnovata. L'intera vicenda si svolge in meno di ventiquattro ore, tra i primi bagliori del mattino del giugno 16 giugno 1904 ....data in cui Joyce incontra Nora Barnacle, la futura compagna di una vita, che nel tardo pomeriggio dello stesso giorno lo farà"diventare uomo"... fino alle prime ore della notte della giornata seguente...
Ulisse è l'ebreo Leopold Bloom, un uomo qualunque, timido, forse un po' introverso, desideroso di nuove esperienze e di rapporti umani, semplice, piccolo borghese discreto, buono e tollerante: l'uomo medio scettico, cosciente della sua solitudine, saldo nelle sue idee, fiducioso, che crede, nonostante tutto, nell'amore del prossimo...... gli è accanto nella figura di Penelope la moglie Molly, cantante lirica, sensuale e infedele. Bloom vive la sua odissea a Dublino nell'arco di un solo giorno, dalle otto del mattino alle due di notte del 16 giugno del 1904. Lo accompagnano i soliti impegni quotidiani, rappresentati ciascuno nei diciotto episodi che compongono il romanzo e che simbolicamente corrispondono a quelli dell'Odissea: colazione, visita alla sede del giornale con cui collabora come agente pubblicitario, passeggiata per le strade, sosta nei pubs e anche la partecipazione al funerale dell'amico Patrick Dignam, vittima dell'alcool. Ognuna di queste peregrinazioni si trasforma in un viaggio della coscienza e così Bloom dopo aver sepolto l'amico, vagando solitario per i viali del cimitero, riflette sulla morte. Oppure sollecitato dalle insegne pubblicitarie delle strade passa in rassegna i desideri umani. Nel suo errare Bloom incontra Stephen Dedalus, giovane insegnante, aspirante poeta, idealista e inquieto. Entrambi sono inconsciamente alla ricerca di qualcosa: Bloom del figlio che ha perso, Stephen di una figura paterna. I due si incontrano prima alla redazione del giornale, poi in Biblioteca. Infine, quando Stephen ubriaco è aggredito per le strade di un quartiere malfamato, Leopold-Ulisse aiuta questo Telemaco ritrovato e con affetto quasi paterno gli offre ospitalità. In casa di Bloom i due trascorrono la serata conversando fino a notte fonda. Molly è a letto e tra veglia e sonno fa un bilancio della giornata e della vita. In un lungo monologo interiore riflette sulle sue esperienze dall'infanzia alla giovinezza, sul rapporto con gli uomini e col marito, che tradisce ma ama, su Stephen che vorrebbe ancora accogliere dopo aver riempito la casa di fiori. Molly manifesta un'esuberante vitalità, che a differenza di Bloom e Stephen le fa accettare la vita. Nel ricordo gioioso dei baci ricevuti ella chiude il romanzo...
...ciò che salta agli occhi del lettore è la corrispondenza, tralasciando il titolo, tra i personaggi dell'opera Joyciana e quelli della più famosa Odissea di Omero.
Ulisse è Leopold Bloom, protagonista dell'opera; Penelope è sua moglie, Molly Bloom; il ruolo di Telemaco è assunto da Stephen Dedalus (già protagonista di un romanzo autobiografico di Joyce, "Ritratto dell'artista da giovane"). Ciascun capitolo, al quale sono associati un organo, un'arte, un colore ed una tecnica letteraria, corrisponde ad un canto del poema ed alle peripezie dell'eroe greco, seppure l'autore abbia usato tecniche narrative diverse: così, come per Ulisse il ritorno ad Itaca è la fine del viaggio, allo stesso modo Leopold Bloom termina la sua lunga giornata quando, a tarda serata, si ritrova con Molly presso il focolare domestico.
Gli episodi invece sono disposti in maniera differente rispetto al racconto di Omero, anche se è presente la divisione in 3 parti:
la Telemachia (3 capitoli), le avventure di Ulisse (12 capitoli), il ritorno ad Itaca (gli ultimi 3 capitoli ). Il monologo finale di Molly è considerato più un allegato che un vero e proprio capitolo.
Facendo un parallelo tra il mondo greco ed il mondo moderno, si vede di solito una critica verso quest'ultimo, incapace di creare i propri miti, e nel quale la nuova morale borghese ha cancellato gli atti eroici e gli ideali dell'antichità.
Si potrebbe pensare a Bloom come ad una versione quasi dimessa dell'eroe greco... senza capire invece... che somiglia parecchio allo scaltro Ulisse questi infatti, non aveva programmato di partire per Troia abbandonando moglie ed figli e, una volta conquistata la città nemica grazie allo stratagemma del famoso cavallo...
Leopold Bloom appare con le sue qualità di cuore e di spirito, una specie di reincarnazione, un novello Ulisse.
Cos' hanno in comune? Nazionalismo, spirito di clan, brutalità, intolleranza, entusiasmo istintivo, vanità, sensualità, ecc. anche se riferiti ad epoche diverse.
Anche l'acqua avvicina le due opere, seppure in modalità differenti; più discreta ed in secondo piano in quella di Joyce, espressa attraverso la presenza del fiume che attraversa Dublino presentato come il "vecchio padre" e dell'Oceano, la "nostra madre grande e tenera"; altresì terreno di sopravvivenza per l'eroe omerico, che attraversa e affronta fisicamente il mare Mediterraneo, scenario del suo ventennale vagabondare.
All'interno dell'Ulisse possiamo ritrovare tracce di altre opere d'autore: l'Amleto di Shakespeare, il don Giovanni di Mozart, Da Ponte, il Sigfrido, Così parlò Zarathustra di F. Nietzsche, Le Confessioni di Agostino d'Ippona, l'Esodo, come anche di racconti e leggende iniziatiche. In particolare voglio citare "La scienza nova" del filosofo Giambattista Vico, che ci presenta la storia come un processo ciclico in cui si ripete la successione perpetua di 3 età: l'età religiosa, l'età eroica e l'età umana, rivivibili nelle 3 parti dell' Ulisse secondo questo schema:
- Telemachia che corrisponderebbe all'età degli dei ...
- L' Odissea bloomiana all'età degli eroi...
- Il ritorno ad Itaca all'età degli uomini...
- Il ricorso infine, che annuncia la fine di un ciclo e l'inizio di uno nuovo, è il monologo di Molly, associato da Joyce alla rotazione della globo terrestre, delle stagioni, delle lune, delle generazioni, dei giorni e delle notti.
Il 16 giugno 1904 si conclude, il 17 comincia...
Altra correlazione degna di nota potrebbe essere l'episodio dell'Inferno Dantesco, dove Ulisse viene viene collocato negli inferi per aver osato sfidare Dio e l'umana limitazione. Ma il nostro Mister Bloom, è davvero passibile di tanta superbia? Non credo... piuttosto parrebbe essere un comunissimo mortale, alle prese con delle banalissime situazioni, quelle che ritroviamo quotidianamente nella nostra esistenza.
Direi piuttosto che è molto "moderno" il modo con cui le affronta, quasi non fosse passato un secolo dalla stesura dell'opera
La banalità dei cosiddetti personaggi la si intravede, e qui è il grande magistero di Joyce, a lui gli è stato dato il dono dell'immediato.
Ciò che fa dell’Ulisse una pietra miliare della letteratura è l’alto grado di sperimentazione stilistico- formale evidente soprattutto attraverso il crescente uso del flusso di coscienza (spesso confuso col monologo interiore) di cui Joyce può ritenersi il vero padre... concentrando l’azione in sole 24 ore, lo scrittore, si diverte a scandagliare l’animo dei suoi mitici personaggi moderni mostrando il lavorio della loro psiche attraverso una molteplicità di punti di vista (ce ne sono diciotto) che cambiano insieme a forme stilistiche che passano dal monologo interiore al flusso di coscienza, a speculazioni varie in prima persona ed ad un linguaggio ora più aulico ora addirittura giornalistico, il suo linguaggio è elettricità che si arrende ai significanti, si rende, ne crea degli incroci continui da cui nasce una scrittura che si prende gioco dei concetti... potremmo definirla la Bibbia del modernismo, ogni capitolo è scritto con uno stile diverso: appena il lettore pensa di aver capito il modo di scrivere di Joyce, questo finisce il capitolo e ne inizia uno nuovo utilizzando un nuovo approccio. Il capitolo Sirene, per esempio, è un capitolo musicale. Joyce usa le parole e le frasi per ricreare dei rumori, la polifonia dei suoni che Leopold Bloom sente in un bar mentre aspetta che sua moglie finisca di fare all'amore con il suo amante. Una sinfonia di suoni e immagini, dove le sirene omeriche sono state trasformate in due belle bariste che spinano birra civettando coi clienti e dalla stanza accanto provengono musiche e canzoni da osteria.
Una sinfonia di stili, ma anche di voci della città moderna, della Dublino che non era ancora capitale e che per le prima volta, grazie a Joyce, diventa capitale culturale... però la genesi, il concetto e la struttura di Ulisse sono impensabili senza Trieste. Perché... sebbene riguardi palesemente Dublino, è in realtà una storia di due città in cui la seconda, Trieste, viene nominata esplicitamente solo una volta, nell’episodio Eumeus.
In Ulisse
c’è un continuo e complesso sdoppiamento di persone, ambienti ed eventi, in
cui taluni soggetti e talune conoscenze che Joyce fece a Trieste sono
sovrapposti, ovverosia appaiono in veste contrappuntistica, alla sua meticolosa
e solo apparentemente diretta ricreazione di Dublino. Alcuni di questi elementi
sono abbastanza evidenti: a partire dal protagonista, Leopold Bloom, un ebreo
convertitosi dopo la diaspora centroeuropea, il cui nome deriva molto
probabilmente da una sintesi tra i due soci in affari triestini Leopoldo Popper e Adolf Blum, cui si
aggiungono personaggi che Joyce incontrò per la prima volta a Trieste (o ebbe
l’occasione di approfondire a Trieste la loro conoscenza).
Altri elementi sono:
la psicanalisi, il futurismo, l’opera lirica, un'espressione molto particolare
di ebraismo, l’orientalismo e così via. Ulteriori elementi molto specifici e
oscuri sono, per esempio, il nome di un sapone o un cappello, oppure l'uso di
parole specifiche e di allusioni. In molti casi, invece, questi collegamenti
sono più sottili, meno circostanziati e quindi più difficili da dimostrare. Tra
gli elementi di "contaminazione" chiaramente triestina ci sono anche la
corruzione (specialmente linguistica) e l’ibridazione e, forse in modo molto più
significativo, il problema dell'identità, della fede e della
storia.
L'Ulisse è l’epica di Dublino vista attraverso gli occhi di qualcuno che ha vissuto per dieci anni a Trieste e la sua dinamica e la sua struttura devono molto all’alternarsi e alla giustapposizione del Joyce pre- e post-triestino, di Stephen Dedalus e Leopold Bloom che percepiscono il mondo dalle loro prospettive radicalmente differenti e nei quali gli eventi della vita di Joyce sono contestualizzati a Dublino, ma spesso trovano il loro significato e la loro risonanza grazie proprio a Trieste.
L'Ulisse è l’epica di Dublino vista attraverso gli occhi di qualcuno che ha vissuto per dieci anni a Trieste e la sua dinamica e la sua struttura devono molto all’alternarsi e alla giustapposizione del Joyce pre- e post-triestino, di Stephen Dedalus e Leopold Bloom che percepiscono il mondo dalle loro prospettive radicalmente differenti e nei quali gli eventi della vita di Joyce sono contestualizzati a Dublino, ma spesso trovano il loro significato e la loro risonanza grazie proprio a Trieste.
Ogni volta che mi capita di parlare di un capolavoro come l'Ulisse di James Joyce, mi viene in mente una felice espressione di Umberto Eco che parlò di "boschi narrativi" per indicare quelle letture intricate che però hanno la rara capacità di appassionare il lettore ma che possono anche provocargli un senso di repulsione.
Ogni persona che affronta la lettura di un romanzo inizia un suo itinerario, poi il giudizio finale rientra nel gusto personale... un romanzo può essere gradevole e interessante oppure accessibile oppure ancora impegnativo al punto che il lettore deve sforzarsi continuamente per non fare scendere la sua attenzione rischiando di perdere il bandolo della matassa.
"Ulisse" di Joyce ha tutte le caratteristiche descritte... è interessante ma è impegnativo, quando si legge l'ultima parola dell'ultima pagina il lettore però si sentirà soddisfatto dell'impresa e avrà la consapevolezza di avere letto uno dei più grandi capolavori della letteratura del Novecento.
Che dire di più? Lascio a voi l'ultimo commento su questo libro che consiglio di leggere... ma con una lucida consapevolezza... l'Ulisse non è una passeggiata rilassante in riva al mare... è... metaforicamente, come inerpicarsi faticosamente su una salita ripida e scoscesa per giungere, finalmente, in cima all'altura dalla quale è possibile... godere di un impagabile e splendido panorama... unico al mondo...
Il libro inizia e finisce con la parola... yes... e io finisco questo mio articolo... con una frase del libro che porterò sempre nel cuore...
Il grande Joyce si annuncia già nella fase giovanile, nelle poesie non solo d’occasione, ma anche in quelle giovanili. Quando uno pensa ad Eliot e legge...
Hurry up, Joyce, it's time!...
Rouen is the rainiest place, getting
Inside all impermeables, wetting
Damp marrow in drenched bones.
Midwinter soused us coming over Le Mans
Our inn at Niort was the Grape of Burgundy
But the winepress of the Lord thundered over that grape of Burgundy
And we left it in a hurgundy.
(Hurry up, Joyce, it's time!)
I heard mosquitoes swarm in old Bordeaux
So many!
I had not thought the earth contained so many
(Hurry up, Joyce, it's time)
Mr Anthologos, the local gardener,
Greycapped, with politness full of cunning
Has made wine these fifty years
And told me in his southern French
La petit vin is the surest drink to buy
For if 'tis bad
Vous ne l'avez pas paye
(Hurry up, hurry up, now, now, now!)
But we shall have great times,
When we return to Clinic, that waste land
O Esculapios!
(Shan't we? Shan't we? Shan't we?)
J. JOYCE
Ο Ρίτσαρντ Έλμαν έχει γράψει το 1959: "Ο Τζέιμς Τζόις είναι ο σκαντζόχοιρος των συγγραφέων. Οι ήρωές του είναι ήρωες με το ζόρι".
Αυτά, στην εισαγωγή της μνημειώδους βιογραφίας του για τον συγγραφέα τού "Οδυσσέα".
Αυτά, στην εισαγωγή της μνημειώδους βιογραφίας του για τον συγγραφέα τού "Οδυσσέα".
Έχει περάσει πάνω από μισός αιώνας από τότε και η
ορθότητα της παρατήρησης του Έλμαν δεν έχει μειωθεί στο ελάχιστο, και γενικά η όλη κριτική ματιά του για τον μεγάλο συγγραφέα και το έργο του επιβεβαιώνεται σχεδόν καθημερινά.
Αρκεί να διαβάσει κανείς έστω και δύο - τρία διηγήματα από τους "Δουβλινέζους", για να συμφωνήσει με τον μάλλον κορυφαίο βιογράφο του 20ού αιώνα.
Αρκεί να διαβάσει κανείς έστω και δύο - τρία διηγήματα από τους "Δουβλινέζους", για να συμφωνήσει με τον μάλλον κορυφαίο βιογράφο του 20ού αιώνα.
Πολύ περισσότερο από τους "Δουβλινέζους", το έργο που συνιστά την απόλυτη επιβεβαίωση των
παραπάνω, είναι ένα από τα μεγαλύτερα επιτεύγματα του υψηλού μοντερνισμού: Ο
"Οδυσσέας".
Επειδή «ήρωας με το ζόρι» είναι ο κύριος
πρωταγωνιστής Λέοπολντ Μπλουμ, ένας "Οδυσσέας" της καθημερινότητας, που
για να περιγράψει μόνο μία ημέρα από την ζωή του ο Τζόις γράφει σχεδόν
800 σελίδες.
Επίσης «ηρωίδα με το ζόρι» είναι η γυναίκα του, η «Πηνελόπη», (στην πραγματικότητα η Μόλλυ), όπως το
ίδιο συμβαίνει και με όλα σχεδόν τα πρόσωπα, που εμφανίζονται στο κλασικό αυτό έργο.
Semplicemente dire:!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ΑπάντησηΔιαγραφήSemplicemente...ma di cuore.....dico grazie.
ΑπάντησηΔιαγραφήμεγαλώνοντας η "αρετή" του χαμαιλέοντα φθίνει. τη θέση της παίρνει η αρετή της ελεύθερης εφηβικής ψυχής, που δεν αλλάζει χρώμα παρά μόνο όταν το ταξίδι ματαιώνεται...
ΑπάντησηΔιαγραφήso, Hurry up traveller, it's time....!
(and for what we carry in our hearts..... a day, a dull hour, a boring period, a happy moment, a crazy dream, some painful days, unfulfilled desires, a second of happiness .... whatever deserves a YES!)
hello Nadia, if I enjoy reading? YES!!!!
YESSSSSSSSSSSSS!!!!!!!!
ΑπάντησηΔιαγραφήi thank you ........traveler ........
your words ..... give color to this article ...
but i think that the words that come from your heart
give color to your life .....
continues ... traveler .....
read .... singing ... dancing ... dreams ...... smile ..... sails ...
in this beautiful sea called life.....
Το 1914 ήταν, όταν ο Τζόυς ξεκίνησε την συγγραφή του σημαντικότερου βιβλίου του, του Οδυσσέα.
ΑπάντησηΔιαγραφήΚατά τη διάρκεια του Α’ παγκοσμίου πολέμου έζησε στη Ζυρίχη, ενώ μετά τη λήξη του, μετακόμισε στο Παρίσι, έπειτα από πρόσκληση του ποιητή Έζρα Πάουντ, όπου και παρέμεινε για τα επόμενα είκοσι περίπου χρόνια.
Το 1922 εκδόθηκε ο Οδυσσέας, ενώ την ίδια περίπου περίοδο ο Τζόυς άρχισε την επεξεργασία του Finnegans Wake, αποσπάσματα του οποίου δημοσιεύθηκαν στο περιοδικό Transatlantic Review για πρώτη φορά το 1924.
Η τελική επίσημη έκδοση του έργου χρονολογείται στα 1939, χάρη στις προσπάθειες των Maria και Eugene Jolas, που ενθάρρυναν τον Τζόυς σχετικά με την ολοκλήρωση του έργου και παρά τις απογοητεύσεις του ιδίου εξαιτίας της κακής αρχικής υποδοχής του.
Πραγματικά έκανες πολύ σπουδαία δουλειά εδώ Νάντια.
Ο Τζόυς σου είναι ένα πλήρως εμπεριστατωμένο άρθρο, γραμμένο με βαθειά γνώση και ειλικρινή σεβασμό προς τον μεγάλο συγγραφέα.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!......
ΑπάντησηΔιαγραφήGrazie a te...per l'umiltà con cui condividi,il tuo mare di conoscenza.....
hai il dono dell'immediato.......
Joyce.....sarebbe fiero di te.