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Τρίτη 10 Ιουλίου 2012

ITACA... A PERSONAL GROWTH

ITACA
UNA CRESCITA PERSONALE



Caminante, no hay camino,  se hace camino al andar

 Viandante, non c’è un cammino, il cammino si fa andando.
Antonio Machado.


E penso a Virgilio: "Il tempo fugge, il tempo irreparabile..."
rispondendo con Seneca: Se uno dice "ho vissuto" ogni giorno è un guadagno.


Itaca


Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d’incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente, e che con gioia
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta, più profumi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca
  raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada,
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di LEI mai ti saresti messo
in viaggio: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.


La prima volta che posai gli occhi su questa meraviglia ero ancora una persona acerba...
non capii subito l'effetto boomerang che avrebbe avuto sulla mia vita...
mi ci vollero anni, svariate letture, e Itaca rimaneva sospesa nella mia mente...come il sapore di un amore mai vissuto...
allora la vita ti sfida... con prove che non vorresti mai affrontare...
e quel giorno... la vita che io sapevo vivere se ne andò con Lei...
e io  trovai respiro, riparo, ristoro, sollievo nella musica e nella lettura...
ed è qui che Itaca trova posto nel mio cuore come leitmotiv per i miei giorni futuri.
Ora penso che questa poesia, racchiuda il senso del viaggio più psichedelico... verso nuovi reami di conoscenza.

Si questa poesia mi ha toccato il cuore, come il soffio leggero di un vento sconosciuto, ma presente, la sensibilità che diviene poesia abbraccia la vita in tutte le sue malinconiche o agrodolci manifestazioni, ed è difficile scrivere nell'attimo in cui sei felice, sei impegnato a viverlo e basta, il momento successivo in cui lo vedi scivolare dalle tue dita, è il "momento" della poesia per chi non può farne a meno...
.....................................................................................................................
E io voglio vivere così, voglio soffrire di felicità, investita da un vento caldo di scirocco, in una fredda giornata d'inverno...
YES... così impetuoso da togliermi il respiro... come un onda improvvisa che ti sbatte contro gli scogli di schiena e ti spezza il fiato, sommergendoti  poi nelle sue calde onde...
COSI'... COSI'... UCCIDIMI DI FELICITA' ITACA... COSI'.


Vivere e fare esperienze può dirsi quasi un’ endiadi, tanto che l’intera esperienza è spesso associata a un viaggio, in cui più della meta è importante il percorso, così come avviene nella poesia di Kavafis "Itaca". Ma non c’è soltanto l’esperienza individuale importante al fine di maturare una propria visione delle cose e della vita c'è anche il bagaglio di esperienze di personaggi autorevoli in grado di consigliarci... particolarmente fortunati si è poi se si può far affidamento su figure del calibro di Seneca.

Nella crescita e maturazione dell’individuo non è soltanto l’esperienza diretta ad avere un peso decisivo; molto importanti si rivelano le figure in grado di indirizzarlo in specie nei momenti o nelle età in cui non si ha ancora un saldo controllo di sé stessi e una chiara percezione dei propri obiettivi. Nei casi più fortunati si incontrano veri e propri maestri, figure esemplari e superlative in grado di soddisfare al meglio il bisogno di punti di riferimento.
È il caso di Lucilio, giovane vissuto nella Roma imperiale che ha potuto contare sui consigli e le raccomandazioni del celebre pensatore latino Lucio Anneo Seneca, di cui ci è giunta una straordinaria testimonianza nelle Lettere a Lucilio. Segnate inequivocabilmente dalle posizioni stoiche del loro autore, le lettere affrontano numerose tematiche, tutte però convergenti nel compito di indicare al giovane romano quale debba essere una degna, irreprensibile, retta condotta di vita. Come infatti il filosofo va ripetendo nel suo epistolario non è affatto la lunghezza della vita a dover essere tenuta in conto, quanto il suo valore morale, perché è importante vivere bene, non vivere a lungo, secondo una visione dell’esistenza che lo stoicismo... greco prima che romano... mutua dalla tradizione classica ellenica, Socrate in primis. E sempre pensando al grande ateniese, è la virtù che a dire di Seneca rende possibile una vita degna d’esser vissuta, pur con la sostanziale differenza che nel filosofo romano è assai più esplicito cosa si debba intendere per virtù rispetto all’insegnamento socratico: nelle Lettere infatti vengono indicate virtù classiche della tradizione, come giustizia, coraggio, pudore, frugalità, per quanto un ruolo predominante sia da assegnare alla misura, alla temperanza, che si traduce nell’equilibrio e nello stare saldi in sé stessi (chi vuol esser da per tutto, non è in nessun luogo), a prescindere dai capricci della sorte.


Il fulcro dell’insegnamento di Seneca si trova in questo, da qui si dipartano e qui convergono le raccomandazioni del maestro al suo pupillo: dall’invito a fare un responsabile uso del tempo, evitando dispersioni e procrastinazioni, all’orientamento nelle letture, non solo riguardo alla loro scelta, ma anche per quanto concerne le modalità d’approccio (bada inoltre che in codesta lettura di molti autori e di libri di ogni genere, tu non vada vagando dall’uno all’altro); dalla più volte raccomandata moderazione a proposito dei piaceri del corpo (e a proposito delle passioni, le più serie minacce all’equilibrio) alle celebri riflessioni dedicate a fugare la paura più destabilizzante, quella cioè di fronte alla morte (se vuoi rendere gioiosa la vita, lascia ogni preoccupazione per essa. Nessun bene giova a chi lo possiede, se il suo animo non è pronto a perderlo). L’insegnamento di Seneca è dunque volto in linea con la tradizione stoica cui appartiene e più latamente con gran parte di quella ellenica, di cui la Stoa è manifestazione  a fortificare l’animo, a renderlo saldo e imperturbabile di fronte agli eventi, a ricercare e riscontrare la felicità non nei beni materiali ma in un’interiorità ricca perché virtuosa, ché della virtù non si discetta solamente (misura i tuoi progressi, non in relazione a ciò che dici o scrivi, ma alla fermezza del tuo animo nel dominare le passioni, i fatti debbono provare la bontà delle parole); da questo però non deriva una condanna del corpo che conduca a pratiche ascetiche o di macerazione, ma un ridimensionamento della sua importanza, in quanto anch’esso va subordinato alle esigenze inderogabili dell’anima, praticando quella moderazione cui prima s’accennava. Un insegnamento, quello di Seneca, valido ancor oggi... una validità di cui egli stesso si rendeva conto, quando esprimeva la sua certezza di permanere nelle memorie dei posteri, e che forse era tra i suoi stessi obiettivi, perlomeno a giudicare da queste parole: proprio per giovare a un più gran numero di uomini, io mi sono ritirato in me stesso chiudendo le porte agli altri.

Lo dice anche Oscar Wilde
Sull’importanza dell’esperienza diretta (quindi della scoperta personale)hanno riflettuto numerosi letterati e filosofi. Noi ci fidiamo delle parole di queste figure storiche, poiché ancora oggi li consideriamo dei modelli cui ispirarci. Riguardo le esperienze che ognuno di noi affronta da solo, è interessante quanto asserisce Oscar Wilde (1856-1900, poeta, drammaturgo e scrittore irlandese) in uno dei suoi celebri aforismi:
"L’arte è la più intensa manifestazione d’individualismo che l’uomo conosca."


L’esperienza individuale è un aspetto essenziale per la crescita personale, che avviene con la scelta di un percorso è giusto apprendere il più possibile durante il viaggio ,vivere esperienze, tenendo sempre presente il sentimento forte e deciso che porterà a destinazione
Questo concetto è presente e chiaro nella poesia Itaca di Kostantinos Petrou Kavafis, poeta di origini greche vissuto tra il XIX e il XX secolo. Il senso di Itaca è proprio quello di fungere da stimolo per il viaggio, più che da meta da raggiungere e fine a se stessa.
Per Kavafis il viaggio deve essere ricco di esperienze, non va affrettato e l’arrivo non deve essere prematuro. E’ meglio arrivare a Itaca quando si è maturi, anche se non è la meta, bensì il viaggio che conta, perché è il viaggio che permette di accrescere conoscenze ed esperienze. Inoltre bisogna arrivarvi già pieni di ricchezze morali ed anche materiali, e non attenderci che Itaca ce ne offra altre o che ci faccia diventare ricchi...

Nell’interpretazione del poema di Kavafis ci si può richiamare sia all’Ulisse di Omero (Iliade e Odissea), sia all’Ulisse di Dante.
Per Omero, Ulisse rappresenta la capacità dell’ingegno umano di superare avversità e ostacoli attraverso intelligenza, astuzia e buon senso. Ulisse non ha bisogno di Dei a sua protezione, è l’essenza dell’uomo non domo che cerca soluzioni, addirittura attratto dal pericolo.
Dante, invece, incontra Ulisse nell’ottava bolgia, quella dei consiglieri fraudolenti. Il momento più importante e significativo del canto è quello in cui Ulisse ricorda il discorso che rivolse ai compagni.

"Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza".


E’ la natura di Ulisse assetato di conoscenza come ce lo trasmette Omero, è l’uomo che, di fronte a una vita sicura, ma monotona, priva di cambiamenti e di saperi, preferisce l’ ignoto e valica i sacri confini, ma, secondo Dante, Ulisse associa alla sete di conoscenza l’uso a volte ingannevole dell’ingegno, per cui è punito e si trova all’Inferno tra i fraudolenti.
Kavafis si spinge ancora più avanti: il suo Ulisse rappresenta l’esigenza di vivere pienamente la propria esistenza e di comprendere il significato della vita (vero obiettivo del viaggio) che è possibile raggiungere solo dopo un difficile e lungo peregrinare. Kavafis, come Omero, non dà giudizi morali sull’uomo e sul suo bisogno di conoscenza. Nel poeta greco è il viaggio stesso che assume un valore etico; la ricerca e il mezzo per perseguirla sono parte del libero arbitrio, mentre il viaggio è quel tempo che permette all’essere umano di apprendere, modificare e accrescere quelle conoscenze che saranno parte del suo patrimonio, del retaggio che lo porterà a Itaca.
Arrivare a Itaca è, dunque, come entrare in contatto con Dio e raccontargli la propria vita dandole un senso. In contrapposizione, ci si potrebbe chiedere... che cosa racconta a Dio colui che non si è mai mosso da Itaca?

L’ Ulisse di Kavafis potremmo vederlo anche come teoria e misura della conoscenza, come nel cosiddetto KuU (the Known, the unknown, and the Unknowable) che include fenomeni conosciuti (known), fenomeni per i quali esistono possibili spiegazioni (unknown) e fenomeni non solo sconosciuti, ma addirittura inconcepibili (the Unknowable). Sono tre ambiti dinamici i cui elementi passano alla categoria superiore soltanto grazie all’azione dell’uomo. Ulisse e Itaca rappresentano l’ambizione umana verso l’ inconoscibile, verso l’incertezza.
Per Kavafis, infatti, Ulisse rappresenta la lotta dell’uomo per vincere e ridurre l’incertezza. In tal senso, si può fare un parallelo con la figura dell’imprenditore, innovatore, colui che agisce in una situazione d’incertezza e il cui compenso è rappresentato dal profitto. Analogamente, Ulisse è l’imprenditore, l’innovatore, colui che è in grado di spingere al di là i limiti della conoscenza e così permette all’umanità di avanzare e ridurre l’area dell’incerto.
La nostra crescita sarà determinata anche dai maestri che sceglieremo per il nostro percorso (di studio o di vita) perché ci accompagneranno spiegandoci al meglio ciò che ci incuriosisce, ma che ci è ignoto. Anche nella  Divina Commedia di Dante Alighieri, sono le figure di Virgilio e Beatrice a condurre il poeta nel suo viaggio, descrivendo ambienti e personaggi che egli incontra nei tre regni ultraterreni, nonché rispondendo a tutti i suoi interrogativi.
Come è possibile passare da una pura riflessione teorica all’adozione di un atteggiamento attivo verso il perseguimento della conoscenza? La chiave sta nell’educazione. Appare infatti essenziale che i giovani, nell’età critica della formazione, tra i 10 e i 15 anni, siano guidati da insegnanti motivati i quali, magari facendo ricorso al mito di Ulisse, stimolino i ragazzi all’idea di accrescere sempre e migliorare le proprie conoscenze, di non fermarsi e di non accontentarsi mai.
Quindi credere in se stessi....mai mollare, mai disperarsi  bisogna credere.....lottare...non bisogna farsi contagiare l'anima da note malinconiche e pessimiste....perchè è nei momenti più buii che la luce si manifesta all’improvviso....i miracoli avvengono.
Avvengono perchè, come diceva mia madre.....
siamo noi il nostro miracolo.


Viaggiate dunque... avanti, siate eroi coraggiosi, argonauti, conquistatori del vostro cammino... tutto il resto è aria che passa sul viso, e danzando se ne va...
....la magia della vita....
Ithaca. Music: Vangelis. Narrated: Sean Connery 
I desideri mi strappano l'anima...
ho sfilato via la mia vita per i miei desideri...
ho disarmato l'infelicità...
Se tu potessi risalire il mio cammino...
li troveresti uno dopo l'altro... incantati, immobili, fermati lì...
per sempre...
a segnare la rotta di questo viaggio strano...
che a nessuno ho mai raccontato... se non a...TE....

Forse si viaggia per viaggiare.....
senza barattare il viaggio con la meta.....
come se ogni secondo fosse l'ultimo.....

raggiungere il tempo per fissarlo.....
almeno un attimo negli occhi.....

per capire cos'è questa cosa che abbiamo
creato e che a un certo punto ci sfugge di mano.....

ci rende schiavi.....
e ci uccide ma siamo fortunati se riusciamo a scorgerne appena la coda.....
anche se più ti avvicini più si allontana.....

possiamo approdare OVUNQUE.....
perchè.....
"NAVIGARE E' UNA POESIA VECCHIA COME IL MONDO"
vele spiegate... il viaggio continua... SEMPRE...


ΚΩΝ/ΝΟΣ ΚΑΒΑΦΗΣ - ΙΘΑΚΗ (1911)

Σαν βγεις στον πηγαιμό για την Ιθάκη,
να εύχεσαι νάναι μακρύς ο δρόμος,
γεμάτος περιπέτειες, γεμάτος γνώσεις.
Τους Λαιστρυγόνας και τους Κύκλωπας,
τον θυμωμένο Ποσειδώνα μη φοβάσαι,
τέτοια στον δρόμο σου ποτέ σου δεν θα βρεις,
αν μεν' η σκέψις σου υψηλή, αν εκλεκτή
συγκίνησις το πνεύμα και το σώμα σου αγγίζει.
Τους Λαιστρυγόνας και τους Κύκλωπας,
τον άγριο Ποσειδώνα δεν θα συναντήσεις,
αν δεν τους κουβαλείς μες στην ψυχή σου,
αν η ψυχή σου δεν τους στήνει εμπρός σου.
Να εύχεσαι νάναι μακρύς ο δρόμος.
Πολλά τα καλοκαιρινά πρωϊά να είναι
που με τι ευχαρίστησι, με τι χαρά
θα μπαίνεις σε λιμένας πρωτοειδωμένους,
να σταματήσεις σ' εμπορεία Φοινικικά,
και τες καλές πραγμάτειες ν' αποκτήσεις,
σεντέφια και κοράλλια, κεχριμπάρια κ' έβενους,
και ηδονικά μυρωδικά κάθε λογής,
όσο μπορείς πιο άφθονα ηδονικά μυρωδικά,
σε πόλεις Αιγυπτιακές πολλές να πας,
να μάθεις και να μάθεις απ' τους σπουδασμένους.
Πάντα στον νου σου νάχεις την Ιθάκη.
Το φθάσιμον εκεί ειν' ο προορισμός σου.
Αλλά μη βιάζεις το ταξείδι διόλου.
Καλλίτερα χρόνια πολλά να διαρκέσει
και γέρος πια ν' αράξεις στο νησί,
πλούσιος με όσα κέρδισες στο δρόμο,
μη προσδοκώντας πλούτη να σε δώσει η Ιθάκη.
Η Ιθάκη σ' έδωσε τ' ωραίο ταξείδι.
Χωρίς αυτήν δεν θάβγαινες στον δρόμο.
Άλλα δεν έχει να σε δώσει πια.
Κι αν πτωχική την βρεις, η Ιθάκη δεν σε γέλασε.
Έτσι σοφός που έγινες, με τόση πείρα,
ήδη θα το κατάλαβες, οι Ιθάκες τι σημαίνουν.

6 σχόλια:

  1. Σήμερα ασχολήθηκες με πολλές μεγαλοφυίες καλή μου Βάνια...
    Θολώνει ο νους με τα ονόματα !

    Αρέσει πολύ σε μένα ο επαγωγικός τρόπος σου.
    Και το αποτέλεσμα είναι υπέροχο...

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  2. CAMMINARE DA SOLI....FORTIFICA LA MENTE .... CONDIVIDERE IL CAMMINO.....E' LIBERTA'DI VIVERE LE EMOZIONI
    SENZA PAURA....

    E BISOGNA PERDERSI AMICO MIO....
    PER POTER VERAMENTE COMINCIARE A VEDERE LA MERAVIGLIA DEL CAMMINO..

    E GRAZIE....MA COME DICO SEMPRE... SONO TROPPO CUORE E POCA MENTE E FORSE NON ADATTA A SCRIVERE SU QUESTO BLOG.

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  3. οταν ξεκίνησε το δικό μου "ταξίδι" κάποιοι μου είπαν πως τα "καράβια"
    είναι ασφαλή μόνο στα λιμάνια. Ναι, έτσι είναι.
    Όμως τα καράβια φτιάχτηκαν για να ταξιδεύουν.
    Κι όταν τσακίζομαι σε βράχια έμαθα να επιδιορθώνω ζημιές και να προχωρώ.
    Όταν ο άνεμος έιναι ούριος, φωνάζω ένα μεγάλο Ευχαριστώ και συνεχίζω.
    Αυτό το ταξίδι που όρισα σκοπό και πάει πέρα και πάνω από το άγνωστο.

    Βάνια, για όσα δεν αντικρύσαμε ακόμα, γι΄αυτή την μοναδική διαδρομή
    που περιγάφεις τόσο αληθινά!

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