IL CAMPO DI STELLE...
SANTIAGO... E IL SUO CAMMINO...
Si possono percorrere milioni di
chilometri in una sola vita
senza mai scalfire la superficie dei
luoghi né imparare nulla
dalle genti appena sfiorate.
Il senso del viaggio
sta nel fermarsi ad ascoltare
chiunque abbia una storia
da raccontare.
Camminando si apprende la vita
camminando si conoscono le cose
camminando si sanano le ferite
del giorno prima.
Cammina guardando una stella
ascoltando una voce
seguendo le orme di altri passi.
Cammina cercando la vita
curando le ferite lasciate dai dolori.
Niente può cancellare il ricordo del
cammino percorso.
(Rubén Blades)
chilometri in una sola vita
senza mai scalfire la superficie dei
luoghi né imparare nulla
dalle genti appena sfiorate.
Il senso del viaggio
sta nel fermarsi ad ascoltare
chiunque abbia una storia
da raccontare.
Camminando si apprende la vita
camminando si conoscono le cose
camminando si sanano le ferite
del giorno prima.
Cammina guardando una stella
ascoltando una voce
seguendo le orme di altri passi.
Cammina cercando la vita
curando le ferite lasciate dai dolori.
Niente può cancellare il ricordo del
cammino percorso.
(Rubén Blades)
Adesso tutto le era chiaro, tutto aveva acquistato un senso: il viaggio, l’angoscia, la ricerca... e le chiesero... perché ti sei portata un quaderno?
Lei si stiracchiò... improvvisamente si sentiva stanca, come se avesse scritto pagine su pagine... era lei a scrivere, la sera, in albergo, o nelle pause, o durante un lungo trasferimento. Gli altri si rifiutavano di collaborare, la prendevano affettuosamente in giro per quel suo impegno, superfluo e infantile a loro parere, mentre lei insisteva: se non scriviamo, dimenticheremo... si sforzava di essere il più dettagliata possibile in quei diari di viaggio... ogni volta che non le andava di scrivere, che la mano le si impigriva o gli occhi le si chiudevano per la stanchezza... pensava... avanti non mollare... vedrai che un giorno leggendo ti ricorderai di come ci siamo divertiti... di come abbiamo riso... del senso del cammino... chissà quante volte rileggerai... e la forza che troverai... e se “ogni viaggio ha valore quando al momento della partenza il cuore e’ pieno di ricordi e gli occhi sono lucidi al dover salutare chi si lascia”... è tornare a casa che dona significato profondo al peregrinare...
Lei si stiracchiò... improvvisamente si sentiva stanca, come se avesse scritto pagine su pagine... era lei a scrivere, la sera, in albergo, o nelle pause, o durante un lungo trasferimento. Gli altri si rifiutavano di collaborare, la prendevano affettuosamente in giro per quel suo impegno, superfluo e infantile a loro parere, mentre lei insisteva: se non scriviamo, dimenticheremo... si sforzava di essere il più dettagliata possibile in quei diari di viaggio... ogni volta che non le andava di scrivere, che la mano le si impigriva o gli occhi le si chiudevano per la stanchezza... pensava... avanti non mollare... vedrai che un giorno leggendo ti ricorderai di come ci siamo divertiti... di come abbiamo riso... del senso del cammino... chissà quante volte rileggerai... e la forza che troverai... e se “ogni viaggio ha valore quando al momento della partenza il cuore e’ pieno di ricordi e gli occhi sono lucidi al dover salutare chi si lascia”... è tornare a casa che dona significato profondo al peregrinare...
Viaggiare e’ come un tango... come strade che si incrociano... un po’ d’asfalto... un po’ di fango per vite che si sfiorano… cercano... un viaggio verso qualche cosa che e’ già dentro di noi... dentro gli sguardi e dentro le parole... siamo passeggeri... in un viaggio... in un mondo selvaggio che ci assomiglia un po’... viviamo senza risposte in altre direzioni e siamo sulla strada... e aspettiamo qua fuori... ha mai trovato quello che volevi?... Sei mai partita per dove sognavi?
Hai mai guardato dove nascono i venti?... Dentro gli sguardi e dentro le parole... noi siamo passeggeri verso il nostro stupore...
Hai mai guardato dove nascono i venti?... Dentro gli sguardi e dentro le parole... noi siamo passeggeri verso il nostro stupore...
Beh... giunti a quel punto, la risposta già la si conosce, è lì, insita nella mente, ma ancora di più nell’animo... un animo che sente la necessità di inoltrarsi con trepidazione su quel "Cammino di vita" che è conosciuto come "Cammino di Santiago".
Ιl cammino di Santiago...
Era soltanto l’inizio, ma si percepiva la sinfonia dell’unità che niente e nessuno ormai poteva distogliere dal perseguire... la strada. La volontà, questa dote che ignoravo di possedere e che era apparsa in un momento doloroso e oscuro della mia vita, mi avrebbe accompagnato sempre, come la comprensione di me, della mia fragilità, il mio riconoscermi donna. Era il cammino, la meta... il nostro cammino, ora piano ora aspro, impervio e scosceso... ma cosciente ma amante e onnipotente perché tutto poteva essere intrapreso, tutto è già in noi... è come un filo d'Arianna, che magicamente unisce le esperienze di tanti pellegrini...
Ci sono momenti del cammino che rimangono impressi nella mente più di altri... vuoi per gli incontri, vuoi per l'atmosfera, vuoi per il tuo stato d'animo... sono i momenti in cui la mente registra meglio che in altre occasioni ciò che stai vivendo... scrivere tali pensieri sul "quadernetto di bordo" diventa un impulso irresistibile e spontaneo...
IL CAMMINO
In cosa consiste il cammino? Quanto dura? Da dove si inizia? Perché si fa? Si può andare da soli?
Sono domande che si pone chi vuol fare il cammino... è ovvio... ma che chiunque può fare. Perché molto spesso suscita sorpresa sapere che esistono ancora persone che, nel terzo millennio, compiono un atto che ha sapore antico, che comunemente si ritiene ormai da tempo superato o caso mai attribuibile solo a persone pervase da fortissima tensione mistico/religiosa... "una volta si andava sul cammino per salvare l ’anima, ora ci si va per trovarla".
E' impossibile trovare risposte che vadano bene per tutti e in tutti i casi. In genere ognuno ha una personale risposta, soprattutto alla domanda:
Sono domande che si pone chi vuol fare il cammino... è ovvio... ma che chiunque può fare. Perché molto spesso suscita sorpresa sapere che esistono ancora persone che, nel terzo millennio, compiono un atto che ha sapore antico, che comunemente si ritiene ormai da tempo superato o caso mai attribuibile solo a persone pervase da fortissima tensione mistico/religiosa... "una volta si andava sul cammino per salvare l ’anima, ora ci si va per trovarla".
E' impossibile trovare risposte che vadano bene per tutti e in tutti i casi. In genere ognuno ha una personale risposta, soprattutto alla domanda:
COS ’E ?
Potrei dire semplicemente che è il ripercorrere un tratto della strada che porta alla tomba di San Giacomo...
GIACOMO L ’APOSTOLO
Giacomo, figlio di Zebedeo, pescatore, era uno dei 12 apostoli, come il fratello Giovanni l ’Evangelista. Dopo la resurrezione di Cristo per molti anni girò la penisola iberica per compiere l ’opera di evangelizzazione.
Tornato in Palestina fu fatto decapitare dal re Erode Agrippa, che temeva che l ’apostolo acquisisse un eccessivo potere.. i suoi discepoli Attanasio e Teodoro ne raccolsero il corpo e lo trasportarono segretamente con una nave nei luoghi della predicazione. Sbarcati nei pressi di Finisterre si addentrarono in Galicia e gli diedero sepoltura.
Nei secoli successivi si perse traccia del sepolcro. Nell ’anno 813 l ’eremita Pelayo vide, per molti giorni successivi, una pioggia di stelle cadere sopra un colle. Una notte gli apparve in sogno San Giacomo che gli svelò che il luogo delle luci indicava la sua tomba. L ’abate rimosse la terra che nei secoli si era depositata e scoprì il sepolcro. Ne diede notizia al Vescovo locale Teodomiro che confermò la veridicità dell ’accaduto. La notizia giunse presto al Papa ed ai principali sovrani cattolici dell'epoca.
Di qui iniziò il culto di Santiago (il nome è la contrazione di San Giacomo). Fu costruita una piccola chiesa sul luogo del sepolcro; ben presto sorse intorno una città che fu denominata Santiago de Compostela (da campus stelle)...
ma... beh... cominciamo con il ma...
GIACOMO L ’APOSTOLO
Giacomo, figlio di Zebedeo, pescatore, era uno dei 12 apostoli, come il fratello Giovanni l ’Evangelista. Dopo la resurrezione di Cristo per molti anni girò la penisola iberica per compiere l ’opera di evangelizzazione.
Tornato in Palestina fu fatto decapitare dal re Erode Agrippa, che temeva che l ’apostolo acquisisse un eccessivo potere.. i suoi discepoli Attanasio e Teodoro ne raccolsero il corpo e lo trasportarono segretamente con una nave nei luoghi della predicazione. Sbarcati nei pressi di Finisterre si addentrarono in Galicia e gli diedero sepoltura.
Nei secoli successivi si perse traccia del sepolcro. Nell ’anno 813 l ’eremita Pelayo vide, per molti giorni successivi, una pioggia di stelle cadere sopra un colle. Una notte gli apparve in sogno San Giacomo che gli svelò che il luogo delle luci indicava la sua tomba. L ’abate rimosse la terra che nei secoli si era depositata e scoprì il sepolcro. Ne diede notizia al Vescovo locale Teodomiro che confermò la veridicità dell ’accaduto. La notizia giunse presto al Papa ed ai principali sovrani cattolici dell'epoca.
Di qui iniziò il culto di Santiago (il nome è la contrazione di San Giacomo). Fu costruita una piccola chiesa sul luogo del sepolcro; ben presto sorse intorno una città che fu denominata Santiago de Compostela (da campus stelle)...
ma... beh... cominciamo con il ma...
Possa la strada farsi incontro a noi.
Possa il vento essere sempre alle nostre spalle.
Possa il sole splendere caldo sui nostri visi.
Possa la pioggia cadere leggera sui nostri campi.
E fino a quando non ci incontreremo di nuovo
Possa Dio tenerci nel palmo della sua mano.
(antica benedizione celtica)
Possa il vento essere sempre alle nostre spalle.
Possa il sole splendere caldo sui nostri visi.
Possa la pioggia cadere leggera sui nostri campi.
E fino a quando non ci incontreremo di nuovo
Possa Dio tenerci nel palmo della sua mano.
(antica benedizione celtica)
Quando incontro qualcuno non gli chiedo da dove viene. Non mi interessa. Gli chiedo dove va. Gli chiedo se posso fare un pezzo di strada insieme a lui...
Una volta presa la decisione si è già partiti interiormente... partire vuol dire lasciare tutte le sicurezze per entrare nella precarietà senza sapere quello che troverai lungo il percorso.
Lasciare tutto il superfluo che ingombra la nostra vita per ritrovare l’essenzialità... tutto quello che ti serve sta nel tuo zaino e lo zaino deve essere leggero...
Partire senza misurare il tempo e dopo appena tre o quattro giorni di camino... subentra un senso di calma e di pace. Tutto quello che occupava le giornate sembra già lontanissimo... la sola cosa da fare è andare... camminare... la destinazione dà senso alla marcia.
Lasciare tutto il superfluo che ingombra la nostra vita per ritrovare l’essenzialità... tutto quello che ti serve sta nel tuo zaino e lo zaino deve essere leggero...
Partire senza misurare il tempo e dopo appena tre o quattro giorni di camino... subentra un senso di calma e di pace. Tutto quello che occupava le giornate sembra già lontanissimo... la sola cosa da fare è andare... camminare... la destinazione dà senso alla marcia.
Se la vita non porta da nessuna parte non siamo dei pellegrini, siamo dei vagabondi... la magia del cammino sta nell’entusiasmo con cui ogni mattina si riparte qualunque sia il tempo... la fatica, le vesciche e qualunque sia la lingua ci si saluta sempre con "buen camino".
La magia ...sta nel sentire che siamo parte di un flusso secolare,si mettono i propri passi nei passi dei milioni che sono passati prima di noi su una strada millenaria come dice il Priore di Conques, in Francia, sul cammino da Le Puy.
In un alternarsi di dubbi e certezze, si devono cercare e saper scorgere i segni, metafora della vita, per trovare la via da percorrere e il senso di quello che stiamo facendo.
Non ci si volta indietro. Chi è costretto a rinunciare non ha pace fin ché non torna a completare il cammino.
E’ un movimento esteriore e interiore che esige il rispetto dei propri ritmi e del proprio corpo.
In un mondo che si muove velocemente c’è una sorta di profezia in questo muoversi al ritmo del nostro corpo senza fretta alla ricerca di un’armonia perduta. Ci si lascia fare dal cammino, lasciandosi insegnare dal nostro corpo, lasciandosi condurre dallo spirito.
Si trova la pace nella natura, nel ritmo naturale, nel ridurre a poche cose le necessità giornaliere.
Il corpo impegnato per ore nella ripetizione dei passi lascia lo spirito libero di vagabondare, e nella mente scorrono immagini, parole, senza un ordine preciso come se il cervello ritrovasse una libertà di funzionamento.
In un alternarsi di dubbi e certezze, si devono cercare e saper scorgere i segni, metafora della vita, per trovare la via da percorrere e il senso di quello che stiamo facendo.
Non ci si volta indietro. Chi è costretto a rinunciare non ha pace fin ché non torna a completare il cammino.
E’ un movimento esteriore e interiore che esige il rispetto dei propri ritmi e del proprio corpo.
In un mondo che si muove velocemente c’è una sorta di profezia in questo muoversi al ritmo del nostro corpo senza fretta alla ricerca di un’armonia perduta. Ci si lascia fare dal cammino, lasciandosi insegnare dal nostro corpo, lasciandosi condurre dallo spirito.
Si trova la pace nella natura, nel ritmo naturale, nel ridurre a poche cose le necessità giornaliere.
Il corpo impegnato per ore nella ripetizione dei passi lascia lo spirito libero di vagabondare, e nella mente scorrono immagini, parole, senza un ordine preciso come se il cervello ritrovasse una libertà di funzionamento.
In un mondo di rumori e frastuono lì spesso è il silenzio l’unico rumore che ti circonda... si fa esperienza di quello che io chiamo un eremo itinerante.
Specialmente quando sei nella meseta o per chilometri e chilometri in boschi di quercia, come sulla Via della Plata... si cerca di fare vuoto nella mente... come nella meditazione... ma mille domande affiorano alla mente a cui non trovi risposte... tuttavia di fronte a un’ improvvisa esplosione di colori di un prato o di una distesa di grano mossa dal vento resti incantato a contemplare le bellezze del creato... e così ci si ritrova senza accorgersi a lodare e a rendere grazie...
Specialmente quando sei nella meseta o per chilometri e chilometri in boschi di quercia, come sulla Via della Plata... si cerca di fare vuoto nella mente... come nella meditazione... ma mille domande affiorano alla mente a cui non trovi risposte... tuttavia di fronte a un’ improvvisa esplosione di colori di un prato o di una distesa di grano mossa dal vento resti incantato a contemplare le bellezze del creato... e così ci si ritrova senza accorgersi a lodare e a rendere grazie...
Αnche il fango o un fiume in piena ti mettono alla prova, ti costringono a fare attenzione a superare difficoltà impreviste, che in altre circostanze ti avrebbero fatto arrendere... incappare ogni giorno nelle proprie debolezze, nei propri limiti ti fa diventare più umile e ti ridimensiona ti rende consapevole della tua nullità di fronte all’universo, ma ripartire e avanzare comunque ti dà la consapevolezza che dentro di te c’è una forza a cui puoi attingere nei momenti di sconforto e di solitudine.
Sul cammino avvengono incontri sorprendenti nel momento in cui meno te li aspetti ed è incredibile la facilità con cui dopo appena poche ore di cammino si possa instaurare un rapporto di amicizia con persone mai viste prima, persone provenienti da tutte le parti del mondo.
Sul cammino avvengono incontri sorprendenti nel momento in cui meno te li aspetti ed è incredibile la facilità con cui dopo appena poche ore di cammino si possa instaurare un rapporto di amicizia con persone mai viste prima, persone provenienti da tutte le parti del mondo.
Dagli incontri si impara la gratuità perché bisogna imparare ad apprezzarli senza attaccarsi apprezzare il dono dell’incontro in quanto tale. Ancora una volta ci si alleggerisce dalla nostra volontà di possedere.
Questi momenti sono dati per la gioia... volerli trattenere è snaturarli... ma i mille volti restano impressi nella nostra memoria tessendo un filo che ci lega ad ogni angolo del mondo... c’è una regola non scritta per cui la sera si può cenare insieme ma la mattina ognuno riparte senza pesare sull’altro né avere aspettative di compagnia... sul cammino si incontrano quelli che io chiamo gli angeli custodi e noi stessi possiamo diventare gli angeli custodi di qualcun altro con una parola di incoraggiamento... un’indicazione... un sorriso... un momento di ascolto... condividendo emozioni con chi è solo...
Questi momenti sono dati per la gioia... volerli trattenere è snaturarli... ma i mille volti restano impressi nella nostra memoria tessendo un filo che ci lega ad ogni angolo del mondo... c’è una regola non scritta per cui la sera si può cenare insieme ma la mattina ognuno riparte senza pesare sull’altro né avere aspettative di compagnia... sul cammino si incontrano quelli che io chiamo gli angeli custodi e noi stessi possiamo diventare gli angeli custodi di qualcun altro con una parola di incoraggiamento... un’indicazione... un sorriso... un momento di ascolto... condividendo emozioni con chi è solo...
Il Cammino è un riassunto della vita : momenti di gioia, di pena, di volontà o di difficoltà...
Questa lunga strada o sentiero, che si snoda tra la Francia e l'estremità della Galizia... un luogo dove far scorrere un fiume di pensieri, di emozioni, di ricordi, di pentimenti, di propositi anche... durante il Cammino... la mente si sbizzarrisce... sembra quasi che i pensieri prendano vita e ti accompagnino come dei veri amici... ti aspettano, ti aiutano, ti spingono, ti trascinano... loro, i pensieri, sono leggeri, mentre tu sei pesante... si avventuravano dappertutto. Volano... prendendo scorciatoie per il cielo, per Dio, per la Fede, per i massimi e minimi sistemi e ti rendevano partecipe di tutto, meticolosamente.
Così, mentre guardavi il paesaggio, mai monotono e stancante, anche quando per ore pareva sempre lo stesso, loro, i pensieri, si avventuravano alla ricerca di Dio... quasi se lo vedevano tra le nuvole o all'orizzonte luminoso nelle prime ore di un’alba, o tra gli alberi di un bosco, o forse, a passeggiare in mezzo a tutto il verde primaverile della sconfinata Meseta.
Tu allora, presa da stupore e commozione, fino alle lacrime e dentro di te gridavi: Dio, sei grande! Sei grande! Recitavi un Gloria, un'Avemaria, un Padrenostro... insomma le preghiere che ricordavi... la preghiera diventava poi colloquio con questa Entità straordinaria, indefinita, ma molto vicina... una forma di intimità unica e mai provata... eppure, è la verità. ...in quei momenti, senza capirne il vero motivo, ti prende un'intensa commozione, e pensi all'Amore, a quello con la A maiuscola, che tutto lega e che su tutto prevale, anche quando non sembra.
Allora si fanno avanti oltre che i massimi, anche i minimi sistemi... noi, voi, io, il prossimo, la famiglia, i conoscenti, la nostra vita, le nostre miserie, (volevo dire le mie), la nostra umanità, l'umanità di Cristo-Dio. Ε ti chiedi perché.
Perché ???
Vai urlando dentro di te.
A questo punto massimi e minimi sistemi diventano un tutt'uno...
MA PERCHÉ... PERCHÉ... SI CAMMINA VERSO SANTIAGO?
Più difficile, direi impossibile, è definire quello che dovrebbe essere.
La semplice definizione... contiene due elementi importanti: la valenza religiosa del pellegrinaggio e il contesto storico in cui si svolge. La prima è stata sin dall’origine essenziale, sia pure strettamente dipendente dal ruolo istituzionale e dalle funzioni di controllo sociale che la Chiesa ha storicamente svolto. Oggi questa motivazione non è più determinante, e comunque non è esclusiva.
Ho parlato con molti pellegrini per conoscere le motivazioni che li avevano spinti ad intraprendere il cammino: ...le risposte più frequenti indicano motivi genericamente “spirituali”, il bisogno di trovarsi soli con se stessi... di poter riflettere, di allontanarsi dallo stress quotidiano, di misurarsi con se stessi in un’impresa ritenuta notevole sul piano fisico e ancor più su quello mentale... altre risposte parlano di fascino derivante dalla storia del cammino... dai segni d’arte e di storia. Insomma, per concludere, le risposte non sono mai categoriche e indicano in genere un insieme di motivazioni.
Di fronte a questa varietà di risposte ho tratto la convinzione che ogni pellegrino ha diritto di interpretare il cammino come crede... nelle motivazioni, nella scelta del percorso, nei tempi di percorrenza, nella quantità di energie da spendere... nel livello di sofferenza da accettare, nelle gratificazioni da ricercare... perché la verità di cui tutti i pellegrini, alla fine si rendono conto è che l’importanza del cammino... non è rappresentata dalla meta che si raggiunge... ma è insita nel fare il cammino stesso.
La semplice definizione... contiene due elementi importanti: la valenza religiosa del pellegrinaggio e il contesto storico in cui si svolge. La prima è stata sin dall’origine essenziale, sia pure strettamente dipendente dal ruolo istituzionale e dalle funzioni di controllo sociale che la Chiesa ha storicamente svolto. Oggi questa motivazione non è più determinante, e comunque non è esclusiva.
Ho parlato con molti pellegrini per conoscere le motivazioni che li avevano spinti ad intraprendere il cammino: ...le risposte più frequenti indicano motivi genericamente “spirituali”, il bisogno di trovarsi soli con se stessi... di poter riflettere, di allontanarsi dallo stress quotidiano, di misurarsi con se stessi in un’impresa ritenuta notevole sul piano fisico e ancor più su quello mentale... altre risposte parlano di fascino derivante dalla storia del cammino... dai segni d’arte e di storia. Insomma, per concludere, le risposte non sono mai categoriche e indicano in genere un insieme di motivazioni.
Di fronte a questa varietà di risposte ho tratto la convinzione che ogni pellegrino ha diritto di interpretare il cammino come crede... nelle motivazioni, nella scelta del percorso, nei tempi di percorrenza, nella quantità di energie da spendere... nel livello di sofferenza da accettare, nelle gratificazioni da ricercare... perché la verità di cui tutti i pellegrini, alla fine si rendono conto è che l’importanza del cammino... non è rappresentata dalla meta che si raggiunge... ma è insita nel fare il cammino stesso.
Cosa significa partire per il Cammino di Santiago? Intraprendere un lunghissimo viaggio a piedi, privandosi per un periodo della propria vita delle comodità e degli agi dei quali ormai sembra non possiamo più fare a meno? Sottoporsi a fatiche fisiche, accontentarsi di un pagliericcio e del semplice vitto offerto nei rifugi per i pellegrini?
Significa molte cose. Significa mettersi in gioco, affrontare l'avventura, diventare più forti accettando i disagi, apprendendo l'arte della pazienza, sfuggire alla noia sostituendo la routine quotidiana con qualcosa di veramente diverso... o ancora significa mettersi in marcia alla ricerca di ciò che ancora non conosci fuori o dentro di te, porsi delle domande affrontando se stessi a viso aperto.
Intraprendere un percorso di circa 800 chilometri a piedi significa soprattutto entrare in un'altra dimensione e vivere un'esperienza unica, del tutto personale e profondamente coinvolgente che sovverte totalmente i parametri ai quali ci rapportiamo nella vita di ogni giorno... sul Cammino tempo e distanze acquistano altri valori, risultano dilatati dalla lentezza del procedere.
Trenta chilometri al giorno non significano nulla quando nella nostra vita "normale" vengono agevolmente superati in pochi minuti dai veloci mezzi dei quali disponiamo. Ma per il pellegrino sul Cammino, trenta chilometri rappresentano l'impegno e la fatica di un giorno di marcia. Tutto è più lento e sembra di vivere in un filmato alla moviola. Il suono dei passi sui sassi o sull'asfalto, il respiro reso più o meno affannoso dalla pendenza del sentiero, la cadenza di una canzone sussurrata a mezza voce diventano i ritmi che scandiscono lo scorrere lento del tempo.
Ma il pellegrinaggio a Santiago non è solo sofferenza e fatica, è anche esperienza di grande gioia che nasce da ciò che il pellegrino raccoglie sul Cammino, ricchezze che, come in un gioco, va scoprendo ed assimilando di tappa in tappa nel suo percorso. E le fonti alle quali attingere sono molteplici e abbondanti: l'arte, la cultura e la storia, sviluppatesi in più di un millennio di peregrinazioni; le leggende, i simboli, le tradizioni e i riti originati dal passaggio di folle innumerevoli che per secoli hanno calpestato questa striscia di terra. Non si può poi tralasciare la natura, le meraviglie paesaggistiche e le caratteristiche ambientali, così mutevoli e nel lungo progredire sulla "Via delle Stelle", la stessa che da Oriente ad Occidente percorre in cielo la Via Lattea.
Infine l'aspetto umano....nella mia esperienza.... ho scoperto che non si è mai soli nel Cammino, c'è sempre qualcuno che marcia al tuo fianco, che condivide con te questa avventura e con il quale si stabiliscono rapporti di solidarietà e di reciproco aiuto. Si mette in comune quel poco che si ha, si condivide la fatica, il pane, l'acqua della borraccia, le canzoni per farsi compagnia, fino alle emozioni e i pensieri più profondi. Così nascono amicizie che a volte sono destinate a permanere oltre il Cammino di Santiago de Compostela...
"Siamo al decimo giorno di cammino, e sento sempre più il senso del cammino, camminare, camminare, abbandonare le cose materiali, gioire dei momenti e poi basta andare avanti.... gioire dei momenti, degli incontri, delle persone, delle situazioni, apprezzare sempre tutto come se fosse ogni volta l'ultima... forse nella vita le persone le re-incontri, le situazioni... i momenti li rivivi... forse si possono in qualche modo ripetere... o forse no... qui una situazione, un bosco, un sentiero... un profumo come nella vita si possono ritrovare ma forse no... tutto scorre... è un divenire, che bello..."
Ε questo piccolo scritto lo dedico al mio PERCHÉ... perché è mio e lo sarà sempre... perché lo straordinario risiede nel cammino delle persone comuni... perché la saggezza ha valore solo se può aiutare l'uomo a superare qualche ostacolo... perché Insegnare... significa "mostrare che è possibile"... Apprendere vuole dire "rendere realizzabile per se stessi"... perché il cammino rappresenta una metafora... perché domani io camminerò ancora verso... la mia strada...
camminate... camminate..."ci sono spazio e mezzi per ogni essere vivente". Shakespeare.
...e io rinascerò senza complesse frustrazioni...
amico mio ascolterò le sinfonie delle stagioni...
con un mio ruolo definito...
così felice d'essere nato...
tra Cielo, Terra e l'Infinito...
io rinascerò...
amico mio ascolterò le sinfonie delle stagioni...
con un mio ruolo definito...
così felice d'essere nato...
tra Cielo, Terra e l'Infinito...
io rinascerò...