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Παρασκευή 30 Νοεμβρίου 2012

KHARON (Χάρων)... CARONTE......

CARONTE...
...IL NOCCHIERE
       
             Portitor has horrendus aquas et flumina servat
                terribili squalore Charon, cui plurima mento


 canities inculta iacet, stant lumina flamma,

   sordidus ex umeris nodo dependet amictus...

 ENEIDE



Un bagliore, una folgorazione... un sussulto... la prima volta che incontrai Caronte... lui è il motivo per la quale amo l'Inferno di Dante... il "nocchiere", mi ha completamente assorbito, stregato... per lui... conosco le terzine dell' Inferno a memoria... sono entrate così... nella mia mente e non mi hanno più abbandonato...
La Divina Commedia è stata scritta da Dante negli anni dell’esilio. E’ costituita da 100 canti e tre cantiche (1° introduzione + 33 = Inferno; 33 Purgatorio; 33 Paradiso). L’inferno è la Prima Cantica... è scritto tutto in versi endecasillabi rispettando la terza rima ed è rispettata la sibologia del 3... tutta Divina Commedia è costruita in base al tema del viaggio... che Dante immagina di fare sui mondi ultraterreni.





L’inferno si è formato dopo la cacciata degli angeli ribelli scagliati contro la terra,che per disgusto si è ritratta e ha formato la montagna del Purgatorio. Gerusalemme è il simbolo della Cristianità. Dante non sa capacitarsi di trovarsi nella selva, sotto cui si trova la porta dell’Inferno. La partizione dell’Inferno è in cerchi... il Purgatorio in cornici... il Paradiso in Cieli.
L’inferno vero e proprio è delimitato dal fiume Acheronte e prima del fiume Dante colloca l’ anti- inferno dove ci sono coloro che hanno peccato di IGNAVIA... ossia coloro che non sono mai stati in grado durante la vita... di prendere una decisione né benevola né maligna... infatti questi ignavi rincorrono un partito unico. Il fiume Acheronte ha come “guardiano” Caronte. Passato l’Acheronte si arriva nel Limbo, ma non è un vero cerchio (si trovano coloro che sono nati prima di Cristo e i non battezzati). Nel primo cerchio troviamo i LUSSURIOSI (coloro che sono dediti alle passioni sessuali), i GOLOSI (coloro che peccano di gola e in generale), gli AVARI e i PRODIGHI (coloro che sono tirchi e spendaccioni...? prodigo in senso dispregiativo), gli IRACONDI (coloro che si alterano facilmente) e gli ACCIDIOSI (coloro che sono pigri fino allo stremo... in termine cristiano... non operano bene); si trovano nella PALUDE STIGIA. La città di Dite è la città di Lucifero. “Dite” è un epiteto per indicare Plutone, dio degli Inferi pagano. Si arriva poi a delle fosse (o bolgie) dette MALEBOLGIE. Il nono cerchio è diviso in quattro zone, immerso nel Cocito, lago ghiacciato. Nelle tre bocche di Lucifero ci sono i tre personaggi peggiori tra i peccatori: Bruto, Cassio e Giuda (Cesaricidi e traditore di Cristo). I tre sesti canti della Commedia sono quelli politici.




Ma... al terzo canto entra in scena lui... CARONTE


"Di qui comincia la via che porta alle onde del Tartareo Acheronte, qui un gorgo torbido di fango ribolle in una vasta voragine ed erutta tutta la sua melma nel Cocito. Queste acque e i fiumi custodisce Caronte, orrendo nocchiero nella sua terribile asprezza, che porta sul mento una folta e incolta barba bianca, stanno fissi gli occhi fiammeggianti e un sordido mantello gli pende dalle spalle legato con un nodo. Egli stesso spinge la barca con un palo, la governa colle vele e traghetta sulla navicella di cupo colore, ormai vecchio, ma per il dio quella vecchiaia è ancor fresca e verde. Qui, sparsa sulle rive, si precipitava tutta la turba, madri e uomini e corpi privati della vita di magnanimi eroi, fanciulli e nubili fanciulle e giovani posti sui roghi sotto gli occhi dei genitori: come numerose nelle selve cadono le foglie staccandosi al primo freddo dell'autunno, o come numerosi gli uccelli si rifugiano sulla terra venendo dall'alto mare quando la fredda stagione li mette in fuga dai luoghi posti oltre il mare e li sospinge verso terre assolate. Le anime stavano ferme e pregavano di compiere per prime il tragitto e tendevano le mani per il desiderio della riva opposta. Ma l'iracondo aspro nocchiero accoglie ora queste ora quelle e scaccia gli altri, sospinti lontano dalla riva"... 
CHE MERAVIGLIA...


    
Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
                     gridando: «Guai a voi, anime prave!
  Non insperate mai veder lo cielo:
i' vengo per menarvi a l'altra riva
ne le tenebre eterne, in caldo e 'n gelo.
  E tu che se' costi, anima viva,
partiti da cotesti che son morti».
Ma poi che vide ch'io non mi partiva,
  disse: «Per altra via, per altri porti
verrai a piaggia, non qui, per passare:
più lieve legno convien che ti porti».
  E 'l duca lui: «Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare».
  Quinci fuor quiete le lanose gote
al nocchie de la livida palude,
che 'ntorno a li occhi avea di fiamme rote.
  Ma quel' anime, ch'era lasse e nude,
cangiar colore e dibatterò i denti,
ratto che intesser le parole crude.
  Bestemmiavano Dio e lor parenti,
l'umana spezie e 'l loco e 'l tempo e 'l seme
di lor semenza e di lor nascimenti.
  Poi si ritrasser tutte quante insieme,
forte piangendo, a la riva malvagia
c'attende ciascun umo che Dio non teme.
  Caron demonio, con occhi di bragia
loro accennando, tutte le raccoglie;
batte col remo qualunque s'adagia.
  Come d'autunno si leva le foglie
l'una appresso de l'altra, fin che 'l ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie,
  similmente il mal seme d'Adamo
gittansi di quel lito ad una ad una,
per cenni come augel per suo richiamo.
  Così sen vanno su per l'onda bruna,
e avanti che sien di là discese.
  «Figliuol mio», disse 'l maestro cortese,
«quelli che muoion ne l'ira di Dio
tutti convegnon qui d'ogne paese;
  e pronti sono a trapassar lo rio,
ché la divina giustizia li sprona,
sì che la tema si volve in disio.
  Quinci non passa mai anima buona;
e però, se Caron di te si lagna,
ben puoi sapere omai che 'l suo dir suona».
  Finito questo, la buia campagna
tremò sì forte, che de lo spavento
la mente di sudore ancor mi bagna.
 La terra lacrimosa diede vento,
che balenò una luce vermiglia
la qual mi vinse ciascun sentimento;
  e caddi come l' uomo cui sonno piglia.

La figura di Caronte mi ha sempre affascinato. "Nocchier de la livida palude"... nella mitologia greca (Virgilio) e ripreso poi da Dante nella Divina Commedia... è colui che trasporta le anime dalla terra dei vivi fino all'Ade attraverso lo Stige (secondo l'Eneide) o l'Acheronte (secondo la Divina Commedia). Vecchio barbuto, "bianco per antico pelo", colpisce chi cerca di fuggire dalla sua barca, riscuotendo due monete d'oro per ogni anima traghettata... Dante rappresenta il traghettatore infernale come un vecchio, con capelli e barba lunga e bianca... occhi infuocati come quelli di un demonio severo che colpisce chi tarda a salire sulla sua nave... il suo ruolo era proprio quello di trasportare le anime dei malvagi da una riva all'altra del fiume Acheronte, dietro il pagamento di un pedaggio... questo fatto mi riporta ad un'altra tradizione greca: secondo i Greci, infatti, ogni morto doveva essere sepolto con un obolo (una moneta greca) sotto la lingua oppure due monete sugli occhi.

Queste monete servivano al defunto proprio per pagare il pedaggio a Caronte ed essere così traghettati sull'altra sponda del fiume. In caso contrario (cioè se non avessero avuto con le monete) erano condannati a vagare senza pace nel regno dei morti.
Nella mitologia greca, Caronte o Kharon  "ferocia illuminata" è il traghettatore dell' Ade. Sulla sua barca trasporta le anime attraverso l'Acheronte, il fiume che divide il mondo dei vivi da quello dei morti.
Figlio di Erebo (personificazione della notte nel mondo infernale) e della sorella Notte (personificazione della notte terrestre), il nocchiero è disposto ad accogliere sulla sua barca solo le anime che hanno un tributo da rendergli: da qui l'usanza (anche questa trasversale a molte religioni) di lasciare, nel ricomporre il corpo del defunto, un obolo sotto la lingua o due monete appoggiate sugli occhi.
Per le anime che non possano pagare il tributo solo un Limbo eterno e una via di mezzo tra la vita e la non-vita.




Le due opere letterarie più significative in cui si incontra la figura di Caronte sono l'Eneide di Virgilio e la Divina Commedia di Dante Alighieri.



Questo personaggio mitologico viene incontrato anche da Enea nell' Ade (uno dei tanti nomi con cui viene definito il regno dei morti)
(Virgilio Eneide Libro VI, vv. 385-391)

Quando il barcaiolo dall' onda stigia li scorse avviarsi
di lì per il bosco silente e rivolgere il passo alla riva,
per primo li apostrofa così, e li rampogna:
Chiunque tu sia che ti dirigi armato al nostro fiume,
di' perché vieni, di lì, e ferma il passo.
Questo è il luogo delle Ombre, del Sonno e della soporifera Notte;
il battello stigio non può trasportare viventi..

Secondo Virgilio, Caronte è un vecchio barbuto ed emaciato con "gli occhi di fiamma" che spinge la barca con una pertica... il compito di Caronte virgiliano, figura crudele e demoniaca, è quello di traghettare le anime da una riva all’altra del fiume Acheronte, ma solo quelle debitamente sepolte possono riposare in pace, le altre si riversano sulla riva come stanche foglie d’autunno. A loro, ai dannati, a coloro che soffrono nel Tartaro e a tutte le persone che conosce va l’attenzione del protagonista.
Così osserva Ludovico Geymonat, riferendosi all’esperienza di Enea nel regno dei morti... "A questo libro Virgilio deve la sua fama di negromante, di sapiente e di uomo capace di evocare gli spiriti e gli spettri dei morti per divinare il futuro. E’ una fama che lo accompagnerà per tutto il Medioevo e che lo farà compagno e guida nelle prime due cantiche della Divina Commedia".
In Dante, invece, assume una connotazione meno neutrale e più "schierata". Il Caronte dantesco, infatti, sgrida le anime ("Guai a voi, anime prave!", Canto III dell'Inferno, v. 84) fino ad arrivare a picchiare con un remo coloro che si attardano sulla riva ("...loro accennando, tutte le raccoglie... batte col remo qualunque s’adagia" Canto III dell'Inferno v. 110-111”). Ci accorgiamo, allora, che Caronte è mutevole nella sua rappresentazione iconografica... da semplice traghettatore, diventa, nell'accezione cristiana di cui il Poema è intriso, un essere furioso che per prima cosa odia sé stesso e che, di riflesso...... odia coloro che accompagna, destinati ad avere una collocazione nel grande disegno divino.



Caratteristica comune sono, tuttavia, gli occhi... quelli di Caronte sono sempre feroci, lampeggianti, febbrili, di un colore tra il blu e il grigio (qualcuno sostiene siano gli specchi del suo compito: né chiari, figli della bellezza di Dio, né neri, rappresentativi del colore della Morte e del Diavolo).
Ci si potrebbe chiedere se Caronte abbia mai traghettato dei vivi... in effetti alcuni sono riusciti a passare oltre il fiume e, in alcuni casi, persino a tornare... si tratta di eroi (Enea, Teseo,  Eracle e Odisseo), divinità (Persefone), dell'indovino Orfeo, della Sibilla Cumana Deifobe, di Psiche che, pur vivendo, dovette pagare due volte (l’andata e il ritorno) per entrare nel palazzo di Persefone, in nome di Venere, come racconta Apuleio nelle Metamorfosi... e di due insospettabili: San Paolo e lo stesso Dante Alighieri.

Omero ed Esiodo non fanno alcun riferimento al personaggio come traghettatore infernale. La prima menzione di Caronte nella letteratura greca sembra essere in una poesia, come citato da Pausania. Secondo Diodoro Siculo, la poesia che da il là alla leggenda di Caronte è di origine egiziana. Gli Etruschi hanno anche fatto menzione di Caronte (Charun) che accompagnava Marte sul campo di battaglia.

Caronte, come Minosse, Cerbero, Gerione e Plutone e Flegias, è uno dei demoni pagani passati nell'inferno cristiano di Dante e collocati poi come guardiani dei vari cerchi, dopo essere stati trasformati in esseri demoniaci sulla traccia dell'interpretazione, figurale dei Padri della Chiesa, concludendo, così, il processo di assimilazione della cultura classica, iniziato fin dalle origini del cristianesimo.La classica prosopopea di Caronte navalestro, nel passato, era tanto radicata nel nostro popolo, da richiedere l'intervento di superiori autorità ecclesiastiche. Era opinione diffusa che Caronte, nocchiero dello Stige, ghermisse per i capelli la sua vittima. Già nel 1620 era stato emanato un significativo decreto dell'Arcivescovo di Otranto che vietava ai fedeli, sotto pena di scomunica, e di altra pena per i parroci, di porre monete nella bocca dei morti, di recidere le trecce alle donne e di porre pure in mano ai morti qualsiasi oggetto che sapesse di superstizione. La moneta, secondo quanto è dato sapere, serviva per Caronte, che traghettava l'anima sull'altra sponda. Il taglio dei capelli alle donne sembra riferirsi al modo solito di Caronte di acciuffare per i capelli la vittima...

In chiave moderna, il noto psichiatra e psicoanalista Carl Gustav Jung ha riformulato il concetto di psicopompo e la figura mitologica Caronte. Il nocchiero di anime diviene, addirittura, l’ Animus (archetipo del maschile nella psiche della donna, contrapposto all'Anima archetipo del femminile nell'uomo), figura centrale della sue teorie psicanalitiche, e mediatore tra conscio e inconscio.
In molte culture, lo sciamano svolge anche il ruolo di Caronte il quale, tuttavia, non solo accompagna l'anima dei morti, ma anche viceversa: per favorire la nascita, per introdurre l'anima del neonato al mondo. Non più, quindi una figura che spinge le anime a colpi di remo per lasciare il corpo mortale, ma qualcuno che aiuta la vita, invogliando l'anima raminga a indossare un nuovo corpo.

CARONTE - CATONE
Durante il suo viaggio Dante incontra due personaggi particolarmente significativi, l'uno guardiano dell'inferno, l'altro custode del purgatorio.  Giunto nell'uniforme e tetra oscurità del paesaggio infernale fatto di rocce ferrigne e acque fangose, Dante incontra Caronte, divinità ctonia che ha il compito di traghettare le anime sull'altra riva del fiume Acheronte. E' evidente da subito il contrasto con il purgatorio, in cui si trova invece Catone, il cui paesaggio vede la riscoperta dei colori per merito della luce e una nota di azzurro che tinge il cielo ritrovato. I due personaggi si differenziano fin dal loro ingresso: Caronte infatti entra sulla scena in maniera irruenta e inattesa, colto mentre traghetta i morti manovrando la barca ferrigna con un'asta mentre Catone viene colto in una posa statuaria e sacrale, avvolto in una barba bianca che lo rende venerando. Questo elemento è forse l'unico che che accomuna le due descrizioni, le quali tra l'altro avvengono in due momenti differenti. Caronte viene descritto subito dopo il suo ingresso; egli presenta una lunga barba bianca, gli occhi come fiamme e un lurido mantello che gli pende dalle spalle. Alle sue caratteristiche fisiche demoniache si unisce anche una gestualità minacciosa e invettive gridate. Catone invece viene descritto solo in seguito; Dante infatti mette dapprima in risalto il suo rispetto per il personaggio, paragonabile a quello di un figlio nei confronti del padre. Nel volto del guardiano del purgatorio risplende la luce delle quattro stelle rappresentanti le quattro virtù cardinali, con evidente significazione simbolica di uomo dalle salde virtù. Le immagini che ci vengono presentate sottolineano oltre alle caratteristiche fisiche dei due personaggi anche le qualità morali: Caronte è un personaggio sinistro, che incute timore e oscuro come il paesaggio che lo circonda il quale lo rende una figura ancora più drammatica e dinamica; in lui compare una forte energia interiore e volontà di dominio, oltrechè un'inclinazione all'ira; egli costituisce dunque una personificazione del demonio. Catone invece presenta un aspetto severo, austero e composto e rappresenta l'uomo nella sua vicenda eterna, portatore di libertà morale. E' evidente dunque il contrasto tra l'immagine rude del nocchiero infernale da quella solenne del custode del purgatorio. Importante risulta poi il loro dialogo con Dante e Virgilio... al cospetto del guardiano dell'inferno, Dante non proferisce parola, lasciando alla sua guida il compito di rispondere alle sue invettive... Catone invece si rivolge ai due viaggiatori in modo garbato ma con una certa severità per il consueto equivoco di scambiarli per dannati. 



Nel Canto III dell'Inferno Dante appare... come uno scolaretto che deve imparare l' abc della dottrina cattolico-romana... sull'aldilà e paradossalmente il suo maestro è il pagano Virgilio (simbolo della Ragione).
L'Inferno bagnato da tre fiumi del tempo: Acheronte, Stige e Flegetonte... che pur avendo nomi diversi, è sempre lo stesso... scaturisce dalla stessa sorgente, la statua tetrametallica con il piede d'argilla, conservata nella grotta di Creta, che "Roma guarda come suo speglio - specchio", cambia nome durante il suo percorso per poi stagnarsi nel lago Cocito, nell'Abisso, dove risiede seduto Satana... il cui pozzo è cinto da mura la cui circonferenza indica quella di Roma.
Se noi non riusciamo a leggere la Divina Commedia e in particolare l'Inferno... come il tentativo di umanizzare la vita religiosa, pur restando nei limiti imposti dalla cultura dominante... Dante non ci sembrerà ancora moderno ma incredibilmente superato. Si pensi solo al fatto che se è vero che Dante rivalutò il Virgilio umano e razionale... pur presentandocelo come un cristiano ante-litteram... è anche vero che tale riscoperta anticipava quella, chiaramente molto più laica, che di Virgilio sarebbe avvenuta in epoca umanistica. L'Inferno dantesco è quindi l'Italia piegata sotto la dominazione pontificia del tempo di Dante... riproposta in tutti gli episodi in esso descritti. La discesa nel tormentoso abisso raffigura il suo penoso errare per l'Italia... simile in tutto ad un Inferno. In quel tempo si credeva che i condannati all'esilio in Italia fossero nell' Inferno...
 In forma evidente il Poema presenta un continuo passare dalle ombre che sono nell'Inferno, Purgatorio e Paradiso alla realtà di coloro che vivono sulla terra. Le due situazioni... oltretomba e vita italiana sono tra loro collegate, perché il passato è legato al presente... e il presente lo si comprende bene se si conoscono le sue radici...
Possiamo riassumere in qualche riga la trilogia dantesca: 



l'Inferno è il tempo presente,nostra vita , è l'Italia con le sue miserie intollerabili sotto il giogo sacerdotale di Roma.
Raffigura la società contemporanea. Ciò ci sembra dimostrato anche dalle descrizioni della città di Dite... che tanto assomiglia alla Firenze guelfa e quanto è detto è in relazione agli eventi avvenuti passati e presenti della città.





Il Purgatorio, è la via della liberazione, cioè l'antagonismo tra verità ed errore, raffigurati della donna santa Beatrice e della chiesa prostituta... è il periodo delle prove indispensabili da attraversare, affinché la città celeste, la chiesa dell'amore, donna Maria, abbia a manifestarsi gloriosa perché agli antipodi della città terrestre, della chiesa di odio, destinata a cancellarsi sotto dei raggi di luce, assorbita da donna Lucia... da Lux , luce, è rivelazione dall'alto, guida, protezione dell'iniziato.   



Il Paradiso infine, è il trionfo dopo la lotta e le sue angosce... è donna Maria vittoriosa della sua formidabile rivale. Si costituirà una specie di "Atene celeste dove, grazie alle tre virtù teologali e alla Gaia scienza, le tre virtù e l'arte della verità eterna, filosoficheranno d'accordo, animate d'uno stesso volere, concordevolmente , le tre scuole insegnando uno stesso credo, scuole designate sotto i nomi di stoici, di pitagorici, di epicurei"... Atene, città del sapere, della filosofia, della comprensione delle cose, è in opposizione a Roma dove regna l'ignoranza e l'autoritarismo...

Ma esiste veramente l' inferno?
E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavano ritti davanti a Dio, e i libri furono aperti; e fu aperto un altro libro che è il Libro della Vita; e i morti furono giudicati in base alle cose scritte nei libri secondo le loro opere. E il mare restituì i morti che erano in esso, la Morte e Hades restituirono i morti che erano in loro, ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. Poi la morte e l' Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda. E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco.
        —Apocalisse 20:12-15


Sono tanti oggi, anche tra fedeli che frequentano la Chiesa e Sacramenti, a negare l'esistenza dell'inferno. A parte ogni altra motivazione, sembra impossibile che Dio, infinitamente buono e misericordioso, possa e voglia condannare inesorabilmente e per sempre a un supplizio eterno che nessun' immagine o parola può descrivere...


CARONTE NEL MONDO D'OGGI

Chi avrà il compito di traghettare le anime oltre il confine con  i luoghi delle umane genti? E’ un punto di non ritorno ove l’estremo  viaggio avrà termine. Siamo spettatori di un cambiamento... o meglio, aneliamo ad esserlo nella certezza che non vengano tradite le nostre aspettative…
Ma chi farà da novello Caronte... a chi dunque il compito,  pensiamoci, perché questa volta non è consentito sbagliare, e soprattutto, il traghettatore deve prendere l'onere con la giusta solennità ...g
ià, perché di marinai, capitani di vascello e cose simili, ne è pieno il mondo moderno come antico, ma di speciali traghettatori, la storia rimanda ad un solo soggetto, pur di fantasia, ovvero Caronte  nel periglioso viaggio dantesco all’interno del pre-girone infernale... perché per assurdo, mancava proprio questo al buon vecchio Caronte: trapassavano anime impure a tal punto, da non aver passioni (stiamo pur sempre parlando degli ignavi, esseri fra i più inetti della terra, cosa di cui la terra , per retaggio storico, è piena zeppa, brulicante)... perché alle anime immonde mancava il corpo e, a completamento, quasi come se avessero imparato la lezione non appena visto l’inferno, mancavano anche delle loro passioni di cui, forse, erano pur sempre dotati in vita.
E allora, mi sono chiesta, perché, in questo mondo moderno, nessuno parla di questo mestiere?
In cosa potrebbe mai consistere un’attività di questo genere! Nulla di semplice, probabilmente. E perché mai non debba esser semplice lo testimoniano i mille e mille vizi e difetti dell’uomo.
Increscioso servilismo, nepotismo, sadismo,  fino a riempire una dozzina di pagine solo di “ismi” degni di ogni tempo e cultura. Perché la cultura occidentale, di “ismi”, ne è deliziosamente infarcita.
E allora che compito potrebbe mai avere questo fantomatico traghettatore vivo e vegeto?
Risvegliare l’uomo ricordandogli che è vivo, e che la parola “vivo” non significa sbuffare ossigeno dai polmoni e battiti di sangue dentro le arterie. No, signori! Nulla di tutto ciò.
Questa è solo una vita-fisica, quindi parziale. Il traghettatore prenderebbe l’individuo e, scuotendo alcuni cruciali punti del corpo (come da manuale cinese sull’agopuntura), infonderebbe, in particolare, passioni, pulsioni, dubbi, capacità di reazione, ottimismo e buona volontà nel trasformare problemi in opportunità e, dulcis in fundo, la libertà perduta... questo nuovo Caronte, spronerebbe le menti assopite proprio per evitare che il loro destino sia da “morti viventi”... anima e corpo, uniti dalla passione per il mondo circostante.
Ecco perché la differenza fra vivere e sopravvivere è sempre tutta un’altra storia...
Dopo aver condiviso il ruolo ed il profilo del “traghettatore”... troveremo mai dei candidati a questo difficile ruolo?


Ai posteri l’ardua sentenza.







Δευτέρα 26 Νοεμβρίου 2012

Saved By An Angel




Rap star Darryl ‘DMC’ McDaniels  tells a fascinating and touching story  about singer/songwriter Sarah McLachlan saving him from suicide. 



Darryl "DMC" McDaniels Tells His Story
On the Moth's Tour in Cleveland for the Show “When World's Collide”


This is his story:

"I've been on this earth for 35 years and 10 years ago I'm sittin' there and I'm like 'Yo, am I here just to be DMC?' First to go Gold, first to go Platinum, did all of this. Grew up in Hollis, Queens, I went to the best Catholic schools all my life, Catholic elementary, Catholic high school, I went to St. Johns University. Okay, it was Christmas for me everyday growing up as a kid. I was spoiled. Best life a kid could have. Now I become DMC with Joey, who was just Joey, but now we're Run DMC and we go on to spearhead the whole hip-hop movement and we go on to fortune and fame. So I'm sittin' over in Europe 10 years ago and sayin' 'Somethin' ain't right here. Somethin' is missin'. But I couldn't put my finger on it. So I said to myself--not that I wasn't happy with the way things were goin' and I wasn't grateful for all of my accomplishments, but I said 'Okay, I'm gonna commit suicide.' Why? Probably because I was unhappy with 'if this is all I'm gonna get out of this life, I can't stay here. I'm ready to move on to my next plane of existence. There's gotta be more to this. People were like 'D, you're crazy! You're f-----' DMC. You've got a wife, kids, life is beautiful.' I said, 'All of that is lovely, but there's something else that is missing.'"This was in '97 and I said 'When I get home from Europe…' I was in Europe and Run DMC, without havin' a hit record or video, we're over in Europe getting' a hundred grand a night. Life can't be better than that s---. I don't give a f--- if somebody knows nuthin' about my music, we're the f-----' Rolling Stones, we're the f-----' Beatles of hip-hop. A lotta rappers, after they sell their 21 million two years from now you ain't gonna care about these muthaf-----. It don't get no better than that. Me, Run, and Jay, we were able to tour until we were 85. People would still comes see us doin' "It's Like That" [as old men]. But I said 'When I get home, I'm gonna commit suicide.' So I get home and I get in the car that picks me up [at the airport], I turned the radio on. Sarah McLachlan's "Angel" was on the radio. That record saved my life. Wife. Kids. Fortune. Fame. I didn't give a f--- about none of that. I turned the radio on--and I'm tryin' to express to you how it's so funny. I turned it on and I heard Sarah McLachlan's record and something that day said 'Life is good. It's good to be alive.' "So I go and I buy that record and everything Sarah McLachlan ever made. I listen Sarah McLachlan for one whole year. At the end of the year the Grammy's come around and my manager says 'D, let's go to the Grammy party. We're gonna go to Clive Davis' party.' I didn't want to go. I didn't care about s---. All I cared about was Sarah McLachlan records. So we go to the Grammy party, I get there and who do I see sittin' across the room--'cuz she was on Arista Records under Clive Davis--it's Sarah McLachlan. She was 'that lady.' I go 'Oh my god, it's that lady!' So I'm gettin' all nervous, but then I go 'No, I gotta go over there and tell Sarah McLachlan what her record did for me.'
So I pushed through the red carpet and the paparazzi, I get over to Sarah McLachlan, she looks up and she sees DMC standin' there in his full Run DMC regalia, hat, dressed in black, Adidas on. She says 'Run DMC, I love you guys. I love what you guys represent. Your music is so cool. I'm a big fan.' I'm like 'Wow!' Then I go, 'Ms. McLachlan, thank you for tellin' me that but I was suicidal, I didn't know what life was about, I had a lot to live for, but I was upset and was gonna kill myself. I don't know if I would've really done it, but just having suicidal thoughts. Then I heard your record "Angel." Now the record's name is "Angel," you sound like an angel, people say you're an angel, but you're not an angel to me, you're a god.' And I'm goin' on and on and on and she's lookin' at me like 'Oh-kaaaaay. So I finish and she looks at me and she says this to me: 'Thank you for telling me that Darryl, 'cause that's what music is supposed to do.' She shakes my hand and she walks away.


Sarah McLachlan
"Three years go by. In those three years I'm still tryin' to figure out 'Okay, how does a b-boy grow into a b-man? If I'mma still gonna be in hip-hop, what do I rap about? I ain't tryin' to out rhyme Jay-Z and I ain't tryin' to be meaner than all these new rappers, and I ain't tryin' to dance around in the videos with P. Diddy. Where do I fit in? Should I give it up?' I had just heard on the radio, I heard prominent rappers who were out at the time go 'I don't know if I'm gonna be doin' hip-hop when I'm 40, you know? Hip-hop is a young is a young music.' So I'm sittin' there hurt by these statements. I was like 'What do you mean you're not gonna do hip-hop? I mean does Bruce Springsteen stop playin' guitar 'cuz he's 50? Will the Rolling Stones ever stop touring? Does Eric Clapton and Dylan stop writing? That's crazy.' I was 12-years old before I even thought about makin' a record, sittin' in my room sincerely and innocently writin' rhymes. That's what we do. So I'm tryin' to figure all that out. But then three years go by and I find out that I was adopted. Then I go back and say 'That's what was missing three years ago when I was sittin' there sayin' 'This ain't satisfyin', there's gotta be more to life than this.'' 'Cuz I had thought that I done did it all. I'm DMC, it's don't get no better than that, but there was a void in me. But Sarah McLachlan's record "Angel" kept me alive so I could live another three years and find out that I was adopted. That was the missing piece to my existence. 'Cuz you knew everything about me: first to go Gold. First to go Platinum. First on MTV. First on Rolling Stone. This, this, and this from Hollis. Everything I did. But something was missing in my existence, so I found that out.'I was gonna get all depressed like 'Damn, why did my mother give me away? Abandonment. Why didn't she want me? Am I not good enough? No, that can't be true, 'cuz look at me.' So I said 'Okay, now I have a bigger responsibility than being DMC. My story isn't just about bein' this hip-hop guy DMC. My story is the story of purpose and destiny 'cuz if my mother never thought well enough to give me a better chance and gave me up, I would have never been adopted, I would've have moved to Hollis, I would've never met Run and Jay, none of this rap s--- would've happened the way it did, when it did. That was destiny. So I said 'That's what I'm still here for!' In the midst of all of this Jay gets murdered! Bow! I'm really sayin' 'What does Darryl do? Forget what Run and DMC and Jay did. Jay's gone. Run's a minister and he's sellin' f-----' Phat Farm clothes with his brother Russell. What is Darryl's purpose now?'"So I said, 'Okay, here's what I'mma do. I'm gonna write a record that's gonna help that little kid in the foster home or that little adopted kid or the grown up adopted man. Adoption is just my situation. Whatever situation you're in on this earth, you have a reason. Me, I'm this little adopted kid that grew up in a middle class neighborhood, went to the best schools all my life, Catholic schools all my life, St. Johns University, became king of this whole rap shit. That f-----' was destiny for me, but that's just a small picture of what I represent. So I'mma do this record
Then I thought 'That Harry Chapin record was such a heartfelt record. That record is generational. When all of us are dead and gone, that Harry Chapin record'll be here because it was a song, it was some real s---. It wasn't no fake s---. So I'mma do a remake of the Harry Chapin record and his record was so heartbreakin' about the father and son, I'mma give mine a happy ending and I'mma talk about me bein' adopted and how all this came to be, how DMC became…' Then a light goes on in my head. 'I'mma get that lady. That lady whose record three years earlier helped me, I'mma get her to help me make a record that's gonna help somebody else.' Right?
"I tell my manager to get Sarah McLachlan's manager on the phone, tell her DMC wants to make a record with her. Everybody in the industry was like 'That s--- will never happen. DMC and Sarah McLachlan? What the f--- are you gonna do?' And it's gonna be a Harry Chapin remix! So I get her on the phone. 'Hey Ms. McLachlan, remember me?' 'Hey Darryl, how could I forget you. What do you want?' I'm like 'Okay, here we go. She's definitely gonna get an order of protection against my a-- 'cuz she's gonna think I'm crazy.' But I say, 'Ms McLachlan, remember when I met you three years earlier and I told you what your record did for me?' She says, 'Yes I do.' I said 'Well, I just found out I was adopted, blahzay-blah this, boom-bang, I was gonna go through these motions, but then I said 'Naw, I'mma make a record 'cuz y'all record helped me.' So I'mma make a record to help somebody else. So I was wonderin' if you'd do this record with me. It's gonna be Harry Chapin's "Cat In The Cradle." Will you do it with me?' She says, 'Yes, I'll do it with you.' I go 'Wow, that was easy.' Then I said 'Alright, I'll bring you to New York, you come in the studio, I'll put you in a hotel…' She says 'No Darryl. You can come to my house to make the record.' So I'm a fan now, I'm losin' it. I'm like goin' crazy to my manager 'Oh s---! She said 'Yes'!'"So I flew out to Sarah McLachlan's house. We get to her house and it wasn't like I took a CD and said 'Come spit your verses.' She brings her band in and we create the record from scratch. This is some real musical s---. I mean I idolize musicians and artists like Dylan and all the great ones. So we finish the record, she looks over at me and says 'Darryl, I gotta tell you something.' I go 'What?' She says 'I was adopted, too.' Her record saved my life. I meet her. She looks at me and says 'Darryl, that's what music is supposed to do. Thank you.' She walks away and I ain't never think I'm gonna see her again. I find out I was adopted and said 'Oh lemme go back to that lady who saved me to help me save some other people.' We through all of that, but then at the end the reason why I resonated with her record and all of this came to pass is because we had something in common. But it took her music to keep me alive and bring us together to prove that. "So when she said 'That's what music is supposed to do,' I said 'I'm not gonna make records that are gonna rhyme about my Adidas again. I ain't gotta talk about my Adidas, 'cuz everybody knows that. I ain't gotta go tell people I'm the King of Rock. Everybody knows that. I ain't gotta tell people I'm from Hollis, I ain't gotta tell people where I'm comin' from. Everybody knows my history. The reason why I'm here now--I'm older now, I'm fortunate enough to still be here. I idolize Dylan! I idolize Lennon! I idolize Springsteen! I idolize Springsteen! I idolize Hendrix! I idolize Sly Stone! All the great ones, Fogerty. There's a war goin' on? Lemme make a record about that. There's an issue with the educational system? Lemme make a record about that. I'mma make a record about me bein' an alcoholic and how I went to rehab. Oh, I just found out I was adopted, I'll make a record about that. Oh I'll just make a record about wakin' up and walkin' to 7-11. Because, for me now, my purpose in this music as a musician, as an artist, and a writer, is much bigger than still bein' that DMC guy. I can be DMC for the rest of my life, but I'll do a disservice to me and to my fans if I don't grow. So that's what my whole new album is about. I'm f-----' DMC, I'm 41-years old and the s--- that I'm rhymin' about is the s--- that I do. And on the other hand, I'm not rhymin' to impress people. I think about even though Run, DMC, and Jay were the baddest muthaf----- to ever pick up a mic and a turntable, we always talked about good, normal stuff that people could relate to. I'm part of the number one rap group in the world and one of my lyrics was 'I'm DMC/in the place to be/I go to St. Johns University.' Our whole point is that we made it gangsta to be positive."

*The proceeding an abridged transcript of  Darryl “DMC” McDaniels story as told on The Moth Radio Hour (produced by The Moth, Jay Allison and Atlantic Public Media. Presented and distributed by the Public Radio Exchange).
 


"What I really represent is purpose and destiny....." - Darryl ‘DMC’ McDaniels.

Wow! These kinds of things that I hear just blow me away. I couldn't be more different than this man but we feel so much the same. We are both sensitive and hurt for unknown reasons. We find beauty and redemption in the oddest places and are willing to do whatever it takes to mend that hurt so others don't also have to feel it . 

I find this similarity in so many people I meet. From my Blackfoot Indian friend Jeff to my beautiful, petite, non-English speaking Russian friend at work, Ala and people everywhere in between, all over the planet.

I believe so many (most) of us, unique in our ways, have so much more in common than we have differences. It's love, I think.

 

I LOVE LOVING AND I LOVE STORIES ABOUT THE POWER OF LOVE,  LIKE THIS ONE: 

 

  Angel 





Sarah McLachlan -Angel  
Sarah McLachlan - In the arms of an angel



DMC Darryl McDaniels and Sarah McLachlan - "Just Like Me"  



















 
 DMC Darryl McDaniels ft Sarah McLachlan - "Just Like Me"


Όπως γράφεται συχνά, σύμφωνα με την χριστιανική διδασκαλία τo καλλίτερο συμπερασματικό επιχείρημα, είναι καλύτερα να μας το πει η ίδια η Αγία Γραφή. 


"Γιατί έχω πεισθεί πια απόλυτα, πως ούτε θάνατος, ούτε ζωή, ούτε άγγελοι, ούτε αρχές, ούτε εξουσίες, ούτε παρόντα, ούτε μέλλοντα, ούτε όσα βρίσκονται ψηλά, ούτε όσα βρίσκονται στα βάθη, κι ούτε κάποιο άλλο διαφορετικό δημιούργημα, θα μπορέσει να μας χωρίσει από την αγάπη του Θεού, που εκδηλώθηκε μέσω του Xριστού Iησού, του Kυρίου μας. (Επιστολή Απ. Παύλου προς Ρωμαίους 8:38-39). 
Ο ίδιος Θεός που σε έσωσε, είναι ο ίδιος Θεός που θα σε φυλάξει. 
Άπαξ σωσμένος, είσαι σωσμένος για πάντα." 


Πέμπτη 15 Νοεμβρίου 2012

Life... and if it was all a rehearsal?

LA VITA...
e se fosse tutta una prova generale?...

Se fossi certo di non fallire cosa faresti oggi?
Pensa, scrivilo e poi… vai e fallo!
La vita e’ una... e l’ istante che passa e non torna.


    Andai nei boschi
    perché volevo vivere
   con saggezza e profondità
e succhiare tutto il midollo della vita,
sbaragliare tutto ciò che non era vita !
    E non scoprire,
    in punto di morte,
    che non ero vissuto.

 
    Henry David Thoreau

Nessuno mi ha mai detto “volerai”... nessuno mi ha promesso “non morirai”, eppure senz’ ali ho già volato tanto e “ora”, senza alcun rimpianto... di promesse mancate... di cose incompiute... senza pena aggiunta, mi preparo a volare un’altra volta... e il pronunciare questa frase... la vita è bella... nel tuo periodo più buio, non è cosa da niente... dirlo forse è più semplice che crederci... ma se ci credi... forse riuscirai a comprendere il vero significato di questa vita... perché la vita è bella... non perché tu hai... ma perché tu dai... nonostante tutto... già... nonostante tutto.
La felicità la trovi nei piccoli gesti quotidiani... nei silenzi ascoltati.. nei vuoti riempiti.. nei sorrisi regalati e nell’amore vissuto... la vita è bella se cerchiamo di vivere la felicità e non d’inseguirla.
Ma la vita.. non è facile… non lo è mai. Se così non fosse sarebbe tutto più semplice: niente dolore… niente delusione… niente solitudine.. no, nulla di tutto questo è possibile, perché niente di ciò che realmente conta può essere facile. La gioia nasce dal sacrificio… dalle ginocchia sbucciate… dai cuori infranti… perché ciò che ci è stato inculcato da bambini non può essere vero: non ci sono favole… non ci sono eroi o grandi imprese… c’è la determinazione di persone semplici che non si arrendono mai... mai... e io amo con passione la vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere: il regalo dei regali. Anche se si tratta d’un regalo molto complicato, molto faticoso, a volte doloroso.
Ma allora... cos’è la vita?
Forse altro non è che un susseguirsi di rinascite…
una ricerca, un volo, un camminare su discese e salite ed un sostare sul ciglio delle ore…
un domandare sospeso dentro i giorni ed un segnare punti interrogativi a ogni risposta...
forse non è che un lento assaporare frutti acerbi che possono maturare soltanto al primo morso...
forse non è che un’altalena o un treno pendolare fra l’essere e l’esserci qui ed ora...
forse non è altro che uno spalancar di finestre e un varcare ininterrotto di soglie, un cercare e un cercarsi nell’incertezza del trovarsi...
Ma forse la vita altro non è che una solare danza nella pioggia del dubbio?


La vita non è aspettare che passi la tempesta, quanto imparare a danzare sotto la pioggia...


Una vita senza mistero è una vita drammaticamente povera. Conoscendo la ragione di ogni cosa, si restringono sempre più le possibilità di provare emozioni, di trasformare queste emozioni in sentimenti... la vita senza mistero è una grande pianura con un cielo grigio... basso... si può camminare per ore.. per giorni e non si vedrà mai nulla di diverso da una sterminata e piatta distesa d’erba... non si incontrerà mai qualcosa capace di farci sobbalzare... niente che provochi in noi quel moto dell’animo meraviglioso e gratuito che si chiama stupore...
Una vita senza mistero è una vita priva di poesia, incapace di accogliere profondamente la bellezza...

Una vita che si guarda allo specchio e.... rimirandosi... non è più in grado di farsi domande...
La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l’amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile... che l’anima respira e grazie alla quale vive...


Vivere

Eppure, che cosa è più strano più misterioso del fatto che un essere umano possa... VIVERE...?
Personalmente  non credo  in chi cerca di etichettare, catalogare il genere umano, incasellandolo e imprigionandolo ordinatamente all’interno di tipologie precostituite basate sulle ideologie politiche, orientamento religioso, razza, ecc, in quanto la personalità umana sfugge, per sua stessa natura, da tutto questo. Essa è come un complesso e magnifico mosaico, composto da infinite tessere, chi si sofferma unicamente su alcune di esse, ne coglierà solo dei dettagli, ma soltanto chi sarà in grado di collocarle nel giusto ordine e di osservarle poi nel loro insieme, potrà apprezzare e capire il significato di ciò che nel mosaico è raffigurato, con la consapevolezza che una parte d’esso resterà comunque oscura...


L'ultima cosa che l'uomo scopre è sé stesso. È una verità strana, eppure universale, che la sete umana della conoscenza debba cominciare da quello che è più lontano e finire con quello che è più vicino. L'uomo primitivo ha studiato i cieli, ma soltanto l'uomo moderno comincia ad esplorare i misteri della propria anima...

O giovane, che fantastichi di essere negletto dagli Dei, sappi che se diventi peggiore dovrai trasmigrare poi nelle anime peggiori, e che se invece migliorerai, andrai con le migliori. Così, in ogni successione di vita e di morte, agirai e soffrirai come si conviene che tu agisca e soffra per tua parte e per tua stessa mano. Perché questa è infatti la giustizia del cielo. (Platone).





Moltissimi uomini sono un mistero per sé stessi; molti sono perfino inconsci della esistenza del mistero. Se noi dovessimo domandare ad un uomo comune che cosa sia lui, l'essere umano vivente; che accada quando egli pensa, sente, agisce; e quale sia la causa della lotta fra il bene e il male, che egli pur sente entro il suo petto, non solo egli non saprebbe rispondere, ma le domande stesse gli apparirebbero strane e nuove.
Nella sua identità più profonda la vita ci sembra un mistero grande e ineffabile. E questo per una sola ragione: è la proprietà fondamentale e più profonda dell'uomo. L'uomo è la sua vita, che non è soltanto la sua ragione, la sua razionalità, la sua autocoscienza... né è soltanto la sua corporeità, i suoi sentimenti, le sue emozioni. L'uomo è una unitotalità personale, e ciò grazie alla “qualità”... cioè alla d'istintività... della sua vita. La vita ha una dignità grande (è cioè un mistero profondo) proprio in quanto “avvolge” l'essere umano nella sua totalità: la vita è dentro e oltre la ragione, dentro e oltre i sentimenti e le emozioni, dentro e oltre la precarietà della sua esistenza, dentro e oltre anche la stessa bellezza e ricchezza d'essere. La vita è raccogliere dentro e fuori di sé dei “passi trascendenti”, è una materia finalizzata e sensata nonostante l'assurdità di molte storie personali. La domanda sulla vita non ha alcuna sensatezza... e non merita di essere posta... in un contesto unidimensionalmente materiale, perché la domanda sulla vita non è una domanda sulla materia, mentre la domanda sulla totalità e ragionevolezza della materia è esattamente la domanda sulla vita.
La vita, insomma, non è unicamente una realtà biologica, chimica e fisica...
Vorrei che potessi ricordare che ogni giorno della tua vita ti è data la possibilità di “sporcarti”. Anche quando cadi e ti sbucci le ginocchia,anche quando speri e un po’ di abbatti,anche quando urli e un po’ sei muta.
Puoi prendere una tavolozza e dipingere anche se non sai disegnare... puoi dipingere le cose che senti,quelle che vedi,quelle che tocchi,quelle che indossi,quello che puoi inventare e che puoi immaginare soltanto tu perchè è dentro il tuo cuore... puoi prendere il mondo tra le mani e sentirlo tuo... puoi stropicciarlo tra le tue dita e stringerlo forte... puoi fare questo ed altro con il mondo perché tu ne sei l’anima... ecco perchè devi sporcarti… n
ulla ti macchia più del mondo... perchè mentre ci corri dentro e te lo passi tra le mani,quel mondo ti ha già sparso addosso un po’ di vita... yes

Ma ancora... allora cos’è la vita... il senso della vita?




È vivere sapendo che domani non ci saremo più. E, quindi, perché rimandare quando è ora che esistiamo? Dunque, vivere la nostra unica occasione come straordinaria, poiché non si ripeterà e viverla con saggezza, sapendo cos’è la vita?
Io penso che, noi siamo... il sogno di una lezione prima di noi stessi... che ha passato la fiaccola della consapevolezza del tempo e dello spazio affinchè la nostra mera esistenza potesse arricchire in modo incommensurabile tutto cio’ che esiste...


Ma lasciamo la parola ai filosofi...


La vita umana si disegna in un arco che va da una partenza piuttosto indistinta, dove siamo soltanto “una persona fra le altre” come dice Thomas Nagel, a un percorso che, più o meno lungo, traccia un’identità personale unica e irripetibile. Come individui siamo la nostra storia, come persone siamo un tipo di viventi che deve costruire storie. Il progetto esistenziale si realizza secondo quelle che chiamiamo pratiche di personalizzazione: noi personalizziamo l’esistenza, così come si rende unica una dotazione comune a molti... esistere è solo l’inizio... personalizzare il mondo è il nostro compito.




Se l’uomo, diventando adulto, passa dalla tappa istintivo-riflettente del suo sviluppo a quella umana nel senso stretto, nella quale per stabilire un modo di vita e di comportamento, comincia a dominare l’intelletto, davanti a lui sorge, immancabilmente, il problema del senso della sua vita.

Molti filosofi si sono lambiccati il cervello per risolvere questo problema.

Il problema del senso della vita è stato “riconosciuto”, da molti essere uno “pseudo problema”, cioè un problema che in partenza non ha una risposta. Nell’antica Grecia c’era una persona che faceva di questa semplice idea una vera e propria filosofia, uno dei più grandi filosofi, Platone.

Platone ha riassunto quest’idea del senso della vita nel cosiddetto “daimon”; “il daimon”, secondo Platone è dunque un essere che incontriamo prima ancora della nostra nascita, poi però scordiamo e dobbiamo inconsciamente trovarlo. Sarà difficile, come se dovessimo trovare la nostra vera strada appunto, ma dobbiamo farcela, dobbiamo trovare il nostro vero io, il nostro vero senso della vita personale, unico anche se questo non è facile, dobbiamo però mettercela tutta.


Secondo, Pascal invece la questione più importante dell’uomo è l’interrogativo sul senso della vita, di cui l’uomo ha una conoscenza tormentosa. Infatti afferma di non sapere ne chi lo abbia messo al mondo e ne che cosa sia il mondo, affermando di essere in un ignoranza spaventosa di tutto.
Pascal reputa mostruoso che gli individui occupati dalle mille faccende del vivere possano rimanere indifferenti a ciò che l’uomo è a se stesso.
Lo studio dell’uomo e quello di Dio e dell’anima secondo Pascal è il solo che sia appropriato all’uomo. Tutto il resto è svago e inutile curiosità... secondo Pascal l’enigma della vita e dell’uomo si risolve solamente mediante la fede.

Sartre invece... avverte allora che è l'uomo a dare un senso e un significato al mondo, e non viceversa. La coscienza non può astenersi da dare un senso al mondo, e questo senso gli è attribuito in primo luogo dalle emozioni che l'uomo prova intenzionalmente nei confronti della realtà, la quale ne rimane inevitabilmente condizionata.
L'uomo ha dunque la possibilità decisiva di dare significato e valore all'esistenza in assoluta libertà rispetto a qualsiasi principio che si vuole precostituito e in questo risiede l'ottimismo di chi può decidere da sé il proprio futuro e fare da sé le proprie scelte...
 ...da Aristotele a Catullo, Shakespeare, Schopenhauer, Spinoza, Marx, Cechov, Freud, Wittgenstein, Sartre, Beckett, persino i Monty Python - hanno affrontato la questione, che è loro parere divenuta particolarmente complessa nel mondo moderno... invece di confrontarci a viso aperto con il sentimento strisciante dell'insensatezza della vita, preferiamo riempirla con una moltitudine di cose... la risposta di Eagleton è toccante e originale... il senso della vita non sta solo nella felicità, intesa come piena fioritura delle potenzialità dell'individuo, ma anche nell'amore, ovvero la capacità di condividere e realizzare progetti creativi assieme ad altri, e alla società nel suo complesso. ...il senso della vita assomiglia a suonare in un'orchestra jazz... l'espressione libera e piena di tutti assieme e di ciascuno per sé.


Ogni giorno ognuno di noi si ritrova a chiedersi cos’è la vita, quale possa essere il suo senso. Se ci soffermassimo a pensare più di un istante nel cercare una risposta adeguata a questa domanda rischieremmo di appannare la nostra mente e di ritrovarci seduti dallo psicanalista.

La vita in sé è molto strana ma davvero tanto strana. Oggi noi siamo sempre indaffarati nelle nostre frenetiche occupazioni quotidiane, spesso anche inutili e non riusciamo a cogliere il lato più bello di essa. A volte sono le grandi cose della vita che ci colpiscono, ci impressionano, ma non ci rendiamo conto che sono le piccole che messe insieme permettono di rendere possibili le grandi. 

C’è chi dice che la vita non ha uno scopo preciso, non ha lo slancio giusto, ma semplicemente è uno scorrere. Questo significherebbe che la nostra intera esistenza è guidata solo da stimoli senza senso. Tutte queste idee potrebbero sembrare delle sciocchezze colossali se solo ci fermassimo per un attimo a riflettere che l’unico argomento che nella vita ritorna costantemente è l’affetto e l’amore. L’amore inteso non solo come il più comune sentimento per il partner, ma come calore interiore che salva le nostre anime dal gelo degli inverni della disperazione. E’ l’amore per la vita stessa. E’ quell’amore che celebra la vita, che ci spinge a pensare che per alcune cose nella vita varrebbe la pena morire, ma che per molte altre vale la pena di vivere. Questo amore per la vita ci porta ad aiutare gli altri soltanto perché è bello dare una mano a quelli che ci circondano.

Il mondo moderno è pieno di discutibili distrazioni, di scadenze e di inutili e vane priorità. Veniamo sommersi da una valanga di paure e desideri che ci spingono in una gara impossibile da vincere.

Un giorno tutto si fermerà e magari sarà troppo tardi, perciò sarebbe necessario non permettere di gettare via un singolo prezioso istante. Sarà necessario seguire i nostri sogni, credere in essi, con energia e entusiasmo, mettendoci coraggio e impegno per viverli. Non importa se questi sogni non si concretizzino o quanto ci impiegheremo per concretizzarli, l’importante sarà sentirsi bene nel farlo.
Seguire il proprio cammino è un impresa di sicuro non semplice ma incredibilmente gratificante.
Anche se durante il cammino della vita si commettono dei grossi errori nulla è irreparabile, vivremo comunque un’avventura unica e stupefacene......”la Vita”.
Celebrata non solo dai filosofi dell’antica Grecia ma in epoca moderna anche dai cantautori come Antonello Venditti: non ci rimane che dire:”che fantastica storia è la vita”,” e quando penso che sia finita è proprio allora che comincia la salita...


FILOSOFIA DI VITA

Un professore di filosofia, in piedi davanti alla sua classe,
prese un grosso vasetto di marmellata vuoto e comincio a riempirlo con
dei sassi, di circa 3 cm. di diametro.
Una volta fatto chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno
ed essi risposero di si.

Allora il Professore tirò fuori una scatola piena di piselli,

li versò dentro il vasetto e lo scosse delicatamente.
Ovviamente i piselli si infilarono nei vuoti lasciati tra i vari sassi.

Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vasetto fosse
pieno ed essi, ancora una volta, dissero di si.
Allora il Professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e
la verso dentro il vasetto.
Ovviamente la sabbia riempi ogni altro spazio vuoto lasciato e coprì tutto.
Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vasetto fosse
pieno e questa volta essi risposero di si, senza dubbio alcuno.


Ora, disse il Professore, voglio che voi capiate che questo
vasetto rappresenta la vostra vita.

I sassi sono le cose importanti - la vostra famiglia, i vostri

amici,la vostra salute, i vostri figli - le cose per le quali se tutto
il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena.

I piselli sono le altre cose per voi importanti: come il
vostro lavoro, la vostra casa , la scuola ....
La sabbia e' tutto il resto... le piccole cose .
Se mettete dentro il vasetto per prima la sabbia, continuò il

Professore, non ci sarà spazio per i piselli e per i sassi.
Lo stesso vale per la vostra vita. Se dedicate tutto il vostro tempo e le
vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose che per voi
sono importanti.
Dedicatevi alle cose che vi rendono felici: giocate con i vostri

figli, portate il vostro partner al cinema, uscite con gli amici. Ci
sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l'auto. Prendetevi
cura dei sassi per prima - le cose che veramente contano. Fissate le
vostre priorità... IL RESTO E' SOLO SABBIA.


E allora... viviamo... respiriamo... mordiamo... questa Vita.....

Un lungo viaggio che si chiama Vita...
in cui non riuscirai mai a vedere abbastanza
e camminando comprendi che non a tutto si può dare una risposta,che nulla ti viene regalato e che gli abbracci non sono dovuti... viaggiando ti accorgerai che l’amore non è una scatola che puoi chiudere con un coperchio... ma una stanza senza pareti e soffitto che si chiama cuore... a tratti grande da contenere un oceano... a tratti piccola da esplodere con una lacrima... impari come si vive il dolore e che... se ti conosci abbastanza... le parole assumono un’altra forma e non ti possono più ferire...



 
Circle of Life
                                           

E ALLORA HAKUNA MATATA...